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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Tensione alle stelle in Kosovo, la Nato interviene per garantire l'ordine

Le forze di sicurezza internazionali schierate a protezione dei quattro comuni i cui sindaci non sono riconosciuti dai cittadini serbi e contro cui si stanno scatenando violente proteste di piazza

Non si placa la tensione in Kosovo, con i cittadini di origine serba che sono in rivolta contro l'elezione di sindaci in quattro paesi in delle contestatissime elezioni che hanno visto la partecipazione solo del 3,5% dell'elettorato. La Nato è dovuta intervenire per proteggere i palazzi dei quattro Comuni in cui si sono insediati i primi cittadini di etnia albanese.

A Zvecan, una delle città, la polizia di Stato del Kosovo, composta esclusivamente da personale albanese dopo che tutti i serbi hanno abbandonato le forze armate lo scorso anno, ha spruzzato gas al peperoncino per respingere una folla dei manifestanti che ha sfondato una barricata di sicurezza e ha tentato di entrare con la forza nell'edificio del municipio. A Leposavic, vicino al confine con la Serbia, le truppe di pace statunitensi in tenuta anti-sommossa hanno posizionato del filo spinato intorno all'edificio comunale per proteggerlo da centinaia di serbi inferociti che si erano radunati nelle vicinanze. "Questa mattina, la missione Kfor (Kosovo Force, ndr) guidata dalla Nato ha aumentato la sua presenza in quattro municipalità del Kosovo settentrionale a seguito degli ultimi sviluppi nell'area", si legge in un comunicato della missione il cui comandante è il generale italiano Angelo Michele Ristuccia, che afferma di essere in stretto contatto con i suoi principali interlocutori, tra cui i rappresentanti delle istituzioni e delle organizzazioni di sicurezza della nazione, lo Stato maggiore delle forze armate serbe, nonché la missione europea Eulex e altri rappresentanti della comunità internazionale.

"In linea con il suo mandato, la Kfor è pronta a intraprendere tutte le azioni necessarie per garantire un ambiente sicuro in modo neutrale e imparziale", ha affermato il comandante, esortando Belgrado e Pristina a "impegnarsi nel dialogo guidato dall'Unione europea per ridurre le tensioni, unica via per la pace e la normalizzazione". I serbi, che costituiscono la maggioranza del nord del Kosovo, non hanno mai accettato la dichiarazione di indipendenza dalla Serbia del 2008 e considerano ancora Belgrado come la loro capitale, più di due decenni dopo la rivolta degli albanesi del Kosovo contro la repressione serba. Anche la Serbia si è rifiutata di riconoscere un Kosovo indipendente. Gli albanesi rappresentano oltre il 90% della popolazione della nazione nel suo complesso, ma i serbi del nord chiedono l'attuazione di un accordo decennale negoziato dall'Ue per la creazione di un'associazione di comuni autonomi nella loro area.

Alle elezioni dello scorso mese i serbi si sono rifiutati di partecipare e i candidati di etnia albanese hanno vinto con un'affluenza del 3,5%. A quel punto i serbi hanno chiesto al governo del Kosovo di rimuovere i sindaci di etnia albanese, ma Pristina ha scelto di andare avanti nonostante manifestazioni e scontri. Venerdì, tre dei quattro sindaci sono stati scortati negli uffici dalla polizia kosovara, che è stata bersagliata di pietre e ha risposto con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere i manifestanti. Gli stessi Stati Uniti e l'Europa, che hanno sostenuto con forza l'indipendenza del Kosovo, hanno rimproverato Pristina per aver inasprito le tensioni con la Serbia, affermando che l'uso della forza per insediare i sindaci nelle aree a maggioranza serba ha compromesso gli sforzi per normalizzare le relazioni.

Ieri il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha invitato il governo del Kosovo a "smorzare le tensioni e non compiere passi unilaterali e destabilizzanti". Dopo una telefonata con il capo della politica estera dell'Ue, Josep Borrell, il primo ministro kosovaro, Albin Kurti, ha twittato "che i sindaci eletti forniranno servizi a tutti i cittadini", mostrando di voler andare avanti. Ma il ministro degli Esteri serbo, Ivica Dacic, ha dichiarato che "non è possibile avere sindaci non eletti dai serbi nei comuni a maggioranza serba". Venerdì la Serbia ha messo l'esercito in stato di massima allerta e mandato i soldati a confine. Le forze di pace della Nato si sono dispiegate in Kosovo dopo la campagna di bombardamenti dell'Alleanza del 1999 che ha cacciato le forze di sicurezza di Belgrado dall'allora provincia meridionale della Serbia.

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