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Venerdì, 29 Marzo 2024
L'ecatombe

Oltre mille morti Haiti dopo il terremoto e in attesa della tempesta Grace

Sale a 1.297 vittime il bilancio del forte terremoto che ha colpito l'isola caraibica su cui ora incombe una tempesta tropicale

Sono salite a 1.297 le vittime accertate del terremoto di magnitudo 7.2 che ha colpito Haiti due giorni fa e si scava ancora tra le macerie anche se con il passar delle ore si affievoliscono le speranze di trovare persone ancora vive. Gli ospedali hanno accolto oltre 5.700 feriti e sono ormai saturi, mentre si sta avvicinando la tempesta tropicale Grace, creando nuovo allarme.

Di fatto è difficile portare soccorsi via terra perché l'area di Martissant, lungo il percorso, è in mano ai banditi da più di 2 mesi: sparano alle auto di passaggio, aggrediscono i passanti, rapiscono chi può pagare qualcosa. Dopo le recenti traversie politiche del paese che hanno registrato anche l'uccisione del presidente Moise - hanno preso forza le bande armate che compiono continuamente rapine, rapimenti e violenze.

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Haiti divenne il primo stato indipendente dell'America Latina e dei Caraibi nel 1801 in seguito a una rivolta degli schiavi e all'abolizione della schiavitù. Gli Stati Uniti invasero e occuparono Haiti dal 1915 al 1934 e hanno sempre guardato con attenzione allo Stato haitiano, per contenere l'emigrazione e per ragioni economiche. Francois "Papa Doc" Duvalier ha preso il potere di Haiti nel 1957 e il paese è stato sotto il suo feroce dominio autoritario fino alla sua morte nel 1971. Duvalier instaurò un regime del terrore sanguinario che faceva leva su delle milizie senza scrupoli, i famigerati Tonton Macoutes, a cui venne dato lo stesso nome dell’uomo nero del folkore haitiano. Dopo la sua morte, il figlio Jean-Claud "Baby Doc" ha governato fino al 1986. Haiti è stata caratterizzata da instabilità politica dalla fine della dittatura di Francois e Jean-Claude Duvalier.

Nel 1990, l'ex parroco Jean-Bertrand Aristide ha vinto le prime elezioni libere del paese, ma è stato estromesso con un colpo di stato nel 1991. Le truppe statunitensi sono entrate ad Haiti nel 1994 per rimuovere il regime militare e riportare Aristide al potere. Nel 1999 Aristide è stato nuovamente eletto presidente, anche se con risultati controversi, poi è stato costretto a fuggire dal Paese nel 2004 a causa di disordini politici. Il suo successore e alleato René Préval è stato il primo a chiudere il suo mandato lasciando l'incarico senza fare resistenza una volta arrivato al termine.  Pierre Espérance, direttore esecutivo della Rete nazionale per la difesa dei diritti umani di Haiti, ha riferito che le bande armate controllano circa il 60% del territorio.

Oggi Haiti è il paese più povero delle Americhe e uno dei più poveri al mondo. Per capire la gravità della situzione la si può confrontare con la Repubblica Dominicana, l’altro Stato dell’isola di Hispaniola. Il tasso di inflazione, arrivato al 14,7%, è il quindicesimo più alto al mondo, in Repubblica Dominicana è dello 0,60%. Discorso simile per la mortalità infantile, 41 morti ogni 1'000 contro gli 11 per mille dei dominicani; l’aspettativa di vita, 65 anni contro i 78 dei vicini; la disoccupazione, al 40,6%, contro il 5% dell’altro pezzo di isola. L'economia del Paese, trainata dal settore agricolo (in cui è impiegato circa il 60% degli haitiani) è condizionata dall’imposizione di un costo del lavoro molto basso. 

Il popolo haitiano, composto in gran parte da neri, ha patito nei secoli le ferite fisiche e culturali dello schiavismo, del colonialismo, dello sfruttamento selvaggio di ogni risorsa. E' stato anche spesso represso con la forza, e il sostegno economico (spesso fondamentale) e le ingerenze statunitensi hanno messo in salita ogni tentativo di autodeterminazione politica. Gli Usa ciclicamente promuovono piani di sviluppo per rilanciare l’economia haitiana per contenere l’ondata migratoria diretta verso la Florida, che dista 1000 km. I risultati si sono spesso concentrati sul breve termine.

Sotto la tutela del FMI Haiti importava fino a qualche anno fa circa il 50% del suo cibo, soprattutto dagli Stati Uniti, ed era diventato il secondo più grande importatore di riso statunitense del pianeta. Non ci sono dati relativi agli ultimissimi anni, ma le criticità sono sempre le stesse. Polarizzazione politica, caos sociale, baratro economico. Incertezza totale su cosa accadrà nel futuro prossimo. La crescente crisi umanitaria che si salda alla carenza di cibo. Lo scenario è dei peggiori.

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