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Sabato, 20 Aprile 2024
la nomina storica / Cina

La nuova Cina di Xi Jinping senza successori

Con il voto unanime dei delegati dell'Assemblea nazionale del popolo cinese, Xi è stato eletto presidente della Repubblica popolare. Per la terza volta consecutiva

Tra gli applausi e i sorrisi dei delegati dell'Assemblea nazionale del popolo riunita nella sua terza plenaria nell'ambito delle "due sessioni", Xi Jinping è stato eletto presidente della Repubblica popolare cinese. Per la terza volta consecutiva. L'ufficialità è arrivata nella giornata di oggi 10 marzo, confermando il percorso tracciato nel 2018 dal Congresso nazionale del popolo che, con un voto quasi unanime (2.958 a favore, due contrari e tre astenuti), aveva approvato l'emendamento alla Costituzione proposto dallo stesso Xi, secondo il quale l’incarico del presidente e del vicepresidente non sarà più limitato a due mandati. Un voto che ha aperto la strada a una presidenza sine die. 

Senza troppe sorprese, quindi, oggi tutti i 2.952 delegati dell’Assemblea nazionale del popolo hanno conferito a Xi un terzo mandato presidenziale quinquennale e confermato la leadership della Commissione militare centrale.

Con il voto espresso nella Grande Sala del Popolo a Pechino Xi si attesta un primato storico dai tempi di Mao Zedong, ricoprendo tutte le cariche apicali: presidente della Repubblica (ruolo pressoché cerimoniale), presidente della Commissione militare (il massimo organo del paese che sovrintende sulle forze armate) e segretario generale del Partito comunista cinese. Considerata la carica principale, la riconferma al vertice del Partito come segretario generale è avvenuta al termine del XX Congresso del Partito che si è tenuto lo scorso ottobre, segnando il percorso di accentramento del potere nelle mani di Xi soprattutto alla luce delle riforme approvate durante gli ultimi giorni. 

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Con la mano sinistra poggiata sul testo e la destra alzata con il pugno chiuso, Xi ha pronunciato il giuramento per primo, seguito dagli altri alti funzionari eletti  nella Grande sala del popolo. Nella sessione plenaria di oggi è stato eletto anche il nuovo presidente della stessa Assemblea Nazionale del Popolo, Zhao Leji - fino a oggi a capo della Commissione Centrale per l'Ispezione Disciplinare, l'organo che dà la caccia ai funzionari corrotti - mentre l'ex vice primo ministro esecutivo, Han Zheng, 68 anni, è stato eletto vice presidente cinese succedendo a Wang Qishan. 

La nomina di Han, visti i suoi quasi 69 anni, lascia irrisolto il nodo della successione a Xi: in passato, infatti, la designazione a vicepresidente era il passaggio preliminare per la salita al potere, cosi come accaduto allo stesso Xi. Il ricambio della classe dirigente proseguirà domani 11 marzo, quando è in agenda l'elezione del nuovo primo ministro, che si prevede sia Li Qiang, fedelissimo di Xi, eletto membro del Comitato Permanente del Politburo - vertice decisionale del Pcc, di cui fa parte lo stesso Xi - allo scorso Congresso del partito.

Durante il suo terzo mandato, Xi dovrà affrontare sfide interne ed esterne al paese. In 10 anni di leadership, Xi ha traghettato la Cina su un percorso più autoritario, che ha spinto il paese ad avere relazioni sempre più contraddittorie con gli Stati Uniti e i suoi alleati sui dossier delicati come le tensioni sullo Stretto di Taiwan, l'allineamento di Pechino alla Russia, il commercio e i diritti umani.

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Alle incertezze della situazione internazionale si sommano quelle sul piano interno: per il 2023, la Cina ha fissato un target di crescita prudente attorno al 5%. Il governo punterà sui consumi interni e su una crescita trainata dall'innovazione scientifica e tecnologica per la ripresa dopo le restrizioni anti-pandemiche.

Il presidente cinese deve infatti garantire la stabilità economica dopo tre anni di politica Zero Covid che hanno prosciugato le casse dei governi locali e alimentato le preoccupazioni dei consumatori e delle imprese per la debole domanda delle esportazioni cinesi. Non c'è solo il rallentamento dell'economia: la Cina deve fare i conti anche con una crisi demografica ormai consolidata, con il primo calo della popolazione registrato nel 2022 (di 850mila persone) in oltre sessanta anni.

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Non sono problemi per Xi, ma sfide. E tutto lascia presupporre che l'attuale leader cinese voglia mantenere il timone del paese ancora a lungo, traghettandolo anche attraverso correnti tempestose. 

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