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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Transnistria, il conflitto dimenticato ai confini dell'Europa

Si alza la tensione. La Moldavia sta costruendo dei posti di frontiera al confine con la sua provincia secessionista della Transnistria

C'è un conflitto, silente ma pericoloso, dimenticato da (quasi) tutti ai confini dell'Europa. La Moldavia sta costruendo dei posti di frontiera al confine con la sua provincia secessionista della Transnistria. Dopo 20 anni di tregua, la situazione potrebbe precipitare nelle prossime settimane.

Il giornale russo Nezavissimaia Gazeta racconta le ultime novità (traduz. Presseurop). "Con l’istituzione a partire dal 1° maggio dei nuovi posti di controllo lungo la sua frontiera con la regione secessionista della Transnistria, Chişinău lancia nuovi inviti discreti all'Ue ma non contribuisce a ridurre la tensione sul fiume Dnestr. Un nuovo round di negoziati sulla Transnistria (nel formato 5+2: Russia, Ucraina, Osce, Ue, Stati Uniti, Moldavia e Transnistria) avrà luogo in maggio a Odessa. L'Ucraina, che presiede attualmente l'Osce, ripone in questo incontro grandi speranze. Leonid Kojara, attuale presidente dell'Osce e ministro degli esteri ucraino, ha già dichiarato che Kiev ha non solo l'intenzione di accelerare i negoziati, ma di portarli a termine entro la fine dell'anno".

Nel disinteresse pressochè totale dell'Europa il conflitto continua ad aggravarsi. "La Moldavia sta consolidando la sua frontiera lungo il Dnestr, frontiera che secondo Chişinău avrebbe lo scopo di garantire la sicurezza delle zone orientali dell'Unione europea. In ogni modo la popolazione sulle due sponde del fiume è arrivata alla stessa conclusione: la Moldavia sta cedendo la Transnistria alla Russia o all'Ucraina (a seconda degli accordi), e si volta verso l'Ue e la Romania."

Dalla prossima settimana sei nuovi posti di controllo doganale e migratorio saranno creati lungo la frontiera fra la Moldavia e la Transnistria. I passaporti dei cittadini provenienti dalla repubblica autoproclamata che non hanno la nazionalità moldava saranno passati allo scanner e registrati. Il ministro degli esteri della Transnistria, Nina Chtanski, ha dichiarato che queste procedure erano di fatto già utilizzate in passato e che si sommano ad altre "limitazioni alla libera di circolazione dei cittadini". Il ministro ha ricordato che più di 180mila cittadini russi e quasi 100mila cittadini ucraini vivono sul territorio secessionista e che "dal punto di vista della Moldavia sono considerati come stranieri".

La Transnsitria è grande come la provincia di Viterbo, ma da due decenni si comporta come uno Stato. Esiste dal 1992, schiacciata tra Moldova rossa e Ucraina. Ad appena cento chilometri dai confini della Ue, questa striscia di terra serve a tutti da merce di scambio: alla Russia che la presidia con i suoi peacekeeper, alla Moldova che la usa da capro espiatorio. I transnistriani hanno voluto la secessione da Chisinau per difendersi da un’ondata nazionalista e salvaguardare un’identità che si reggeva soprattutto sulla lingua (russa). Oggi continuano a non voler tornare in Moldova anche se ormai ci sono più russi a Chisinau che in tutta la Transnistria, dove d’altra parte il 32 per cento della popolazione è moldava.

Come sempre, sarà decisiva la volontà della Russia. La Moldova da quando è indipendente ha sempre subito le decisioni del Cremlino, mantenendo un vistoso senso di "inferiorità".

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