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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Trump all'attacco, ma senza i voti delle minoranze la Casa Bianca è un miraggio

Nella campagna elettorale gli stessi elementi di quattro anni fa: afroamericani e latinoamericani sceglieranno Clinton, mentre i bianchi con un basso livello d'istruzione sono l'unica speranza per Trump

C'è un problema di sicurezza e di terrorismo che minaccia gli Stati Uniti. E oltre a questo c'è un problema di instabilità in tutto il mondo, a causa delle politiche di Barack Obama e di Hillary Clinton che ha commesso "crimini terribili". Ma soprattutto l'America deve ritornare "al primo posto" nella lista delle priorità del governo. Donald Trump attacca. E lo fa con la forza dei temi che per mesi ha elencato in ogni occasione. Ma Donald Trump, accettando la nomination del partito repubblicano, ha anche cercato di aprirsi nuove strade, sulle quali sa di poter prendere voti: si è presentato come un candidato più vicino alle donne, agli afroamericani, agli omosessuali, alle minoranze. "Mi batterò per dare voce a chi non la ha", ha detto.

La convention di Cleveland è terminata, e non è stata un successo. La campagna autunnale di Donald Trump sarà incentrata sul tentativo di rubare alla rivale democratica, Hillary Clinton, gli Stati della Rust Belt (i "vecchi" Stati industrializzati del Midwest) e del Nordest, solitamente favorevoli ai dem, attirando il voto delle classi lavoratrici e meno istruite.

Trump lascia l'Ohio con l'immagine pubblica più negativa che un candidato abbia mai avuto nella storia moderna, soprattutto tra gli elettori appartenenti alle minoranze, secondo recenti sondaggi citati dal Wall Street Journal, e con molti repubblicani ancora esitanti sulla possibilità di votarlo. Queste spinte contrarie sono particolarmente forti in alcuni degli Stati etnicamente più misti considerati 'in bilico', ovvero quelli che non scelgono sempre lo stesso partito e che devono essere conquistati per arrivare ai 270 voti elettorali necessari per vincere le elezioni. Tra questi, ci sono Colorado e Virginia, dove Clinton è in testa nei sondaggi.

Per Hillary le cose vanno meglio, ma non è esente da punti di domanda la sua campagna. L'immagine della candidata democratica è appannata quasi come quella di Trump e la convention di Cleveland ha reso chiaro che i repubblicani vogliono metterla al centro della loro campagna elettorale. La maggior parte degli oratori delle quattro serate si è soffermata sui suoi presunti fallimenti, arrivando a chiedere, insieme alla folla: "Lock her up!", sbattetela in galera. 

Inutile usare giri di parole: è favorita Clinton ora come ora, ma tutto potrebbe drasticamente cambiare prima dell'Election Day dell'8 novembre, quando le convention saranno un lontano ricordo e Trump avrà modo di confrontarsi con Clinton nei tre dibattiti in programma. Il repubblicano George H.W. Bush, per esempio, rimontò in autunno e vinse contro il democratico Michael Dukakis nel 1988.

Secondo lo staff di Trump, il candidato repubblicano può puntare su Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, Stati dove potrebbe notevolmente superare i risultati ottenuti dai precedenti candidati repubblicani, anche se non sarà facile strapparli ai democratici, che li conquistano almeno dal 1988, sottolinea il Wall Street Journal. Per i suoi strateghi, anche Stati 'blu', ovvero solitamente democratici, come Connecticut, New Jersey e Oregon potrebbero finire nella rete di Trump. "Non dico che vinceremo, ma li metteremo in gioco" ha detto Donald Trump Jr., uno dei figli del magnate, a un evento organizzato in settimana dal Wall Street Journal, parlando dei tre Stati, dove quattro anni fa i democratici conquistarono il voto popolare con un vantaggio in doppia cifra.

A Trump serviranno 64 voti elettorali più di quelli conquistati nel 2012 da Mitt Romney. Il contesto è molto cambiato, però, e in favore dei repubblicani: gli elettori hanno voglia di cambiare ed è passato più di un decennio dall'ultima volta che la maggioranza degli americani ha pensato, secondo i sondaggi, che il Paese fosse sulla strada giusta; al momento, comunque, Clinton è ancora in vantaggio nei sondaggi a livello nazionale.

Donald Trump © Infophoto

I primi sondaggi non disegnano uno scenario roseo per Trump nei tradizionali Stati 'in bilico'. Clinton è in testa in tutti e sette gli Stati per cui Real Clear Politics ha a disposizione una serie di sondaggi e lo è in sei su sette per i sondaggi del Wall Street Journal, tra cui anche la Florida, il più importante; è invece in parità l'Ohio, lo Stato dove si è tenuta la convention repubblicana. "È la prima volta che abbiamo due candidati così poco amati, ma quello che importa è che lui è più detestato di lei" ha detto Mark Mellman, sondaggista democratico.

La corsa alla Casa Bianca sta mostrando gli stessi elementi di quattro anni fa: gli afroamericani e i latinoamericani, che hanno sostenuto Barack Obama, sceglieranno Clinton, mentre i bianchi, soprattutto quelli con un basso livello d'istruzione, sono l'unica speranza per Trump.

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