rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
documenti sensibili / Stati Uniti d'America

"Nella residenza di Trump l'Fbi cercava documenti sulle armi nucleari"

La rivelazione del Washington Post che cita diverse fonti. Ma il tycoon smentisce, bollando la notizia riportata dal quotidiano come una "bufala"

A distanza di tre giorni dalla perquisizione degli agenti dell’Fbi nella residenza dell'ex presidente Donald Trump a Mar-a-Lago emergono i primi dettagli sul materiale sensibile cercato dai federali. 

Alla ricerca di materiali sensibili sul nucleare

Stando a quanto riportato dal Washington Post, che cita alcune fonti, l’Fbi cercava nella casa del tycoon alcuni documenti classificati sulle armi nucleari che sarebbero stati portati via dalla Casa Bianca. Il blitz dei federali nella casa dell’ex presidente Usa, il primo nella storia statunitense, risponde così alle preoccupazioni del governo riguardo alla possibilità che i documenti, contenenti informazioni sensibili, possano cadere nelle mani sbagliate.

L’Fbi ha voluto quindi proteggere documenti contenenti informazioni di vario tipo, su cui le fonti citate dal quotidiano statunitense non fanno chiarezza. Non è certo, al momento, se i federali vogliano proteggere informazioni relative ad armi nucleari in possesso degli Stati Uniti o di altre potenze straniere, né si sa se questo materiale sia stato effettivamente ritrovato tra le mura della residenza di Trump in Florida. 

Il Washington Post sottolinea che i documenti sulle armi nucleari sono particolarmente sensibili e solitamente la loro diffusione è limitata a un ristretto numero di funzionari governativi. Gli Usa, in caso di diffusione e pubblicazione di documenti sensibili, vanno incontro a un grosso rischio: nel rendere noti i dettagli sulle armi che compongono l'arsenale statunitense, si concederebbe un vantaggio ad altre potenze considerate avversarie. Una prospettiva che avrebbe indotto la Casa Bianca a muoversi il più rapidamente possibile per evitare possibili danni alla sicurezza nazionale e per recuperare il materiale 'top-secret'.

Sull'argomento il quotidiano ha interpellato anche David Laufman, ex capo della sezione di intelligence del Dipartimento di Giustizia americano: "Se fosse vero" che si trattava di documenti legati alle armi nucleari "si tratterebbe di materiale riservato ai più alti livelli". 

Tuttavia, il tycoon smentisce, bollando la notizia riportata dal Washington Post come una "bufala". "La questione delle armi nucleari è una bufala", ha attaccato sul suo social media Truth paragonando la storia all'indagine sul Russiagate, i due impeachment e l'indagine Mueller. L'ex presidente si è anche detto favorevole alla pubblicazione del mandato, e che "sia resa nota immediatamente", mentre sembra che i suoi avvocati vi si oppongano. 

Lo strano rapporto di Trump con il nucleare

Quando era alla Casa Bianca Trump era particolarmente attento all'arsenale nucleare statunitense e si vantava di essere al corrente di informazioni segrete. Nell'estate del 2017 Trump disse ai leader militari statunitensi di volere un arsenale paragonabile al picco della guerra fredda, tanto che l'allora segretario di Stato, Rex Tillerson, lo descrisse come un "fottuto idiota''. Trump aveva minacciato pubblicamente di cancellare sia la Corea del Nord sia l'Afghanistan.

Tra i documenti nucleari a cui Trump avrebbe regolarmente avuto accesso ci sarebbe stata la versione riservata del Nuclear Posture Review sulle capacità e le politiche degli Stati Uniti.

Anche il New York Times è intervenuto sul tema della perquisizione dell’Fbi nella villa di Trump in Florida. Il giornale sottolinea in un commento che l'operazione dell'Fbi a Mar-a-Lago rappresenta il culmine di un rapporto di sfiducia che c'è sempre stato tra Trump e le agenzie di intelligence, perché il presidente considerava i rapporti a lui consegnati come "una sua proprietà personale", alimentando al contempo la sfiducia dei capi dei servizi d'informazione, che in alcune occasioni sono arrivati a nascondere a Trump alcune informazioni particolarmente sensibili.

Il tycoon incoraggia il rilascio dei documenti

Dal canto suo, l’ex presidente, forte del sostegno dei repubblicani che minacciano di voler tagliare i fondi all’Fbi, ostenta come sempre fiducia e spavalderia, tanto da incoraggiare il rilascio dei documenti sulla perquisizioni dell’Fbi. 

"Non solo non mi opporrò al rilascio di documenti relativi all'irruzione e alla perquisizione ingiustificata e non necessaria nella mia casa a Palm Beach, in Florida, a Mar-a-Lago. Ma farò un ulteriore passo avanti incoraggiando il loro rilascio immediato", ha scritto Trump sul suo social media, Truth Social.
Sullo stesso social, l'uomo che ha tentato di attaccare l'ufficio dell'Fbi di Cincinnati e che poi è morto in uno scontro a fuoco con gli agenti, avrebbe postato messaggi in cui si esortava "a prendere le armi" contro il governo federale. 

Fallito l’attacco all’Fbi di un sostenitore di Trump 

Secondo fonti delle forze dell'ordine, l'uomo si chiamava Ricky Shiffer ed aveva possibili legami con gruppi dell'estrema destra, compresi i Proud Boys, suprematisti bianchi che hanno guidato l'assalto al Congresso.

Sulle piattaforme social più care agli estremisti di destra compare un individuo di nome Shiffer che afferma di aver partecipato all'assalto del 6 gennaio 2021. E su Truth Social ieri alle 9.30 sembra fare riferimento al fallito tentativo di attaccare l'ufficio Fbi di Cicinnati: "pensavo di poter passare il vetro antiproiettile, ma non è stato così - ha scritto - se non mi sentirete più, è vero che ho cercato di attaccare l'Fbi, e questo significa che o sarò stato scollegato da Internet o che l'Fbi o la polizia mi ha preso". 

Nelle ore precedenti, sullo stesso account era comparsa una vera e propria chiamata alle armi: "Gente è arrivato il momento”, aveva scritto l’uomo in post con un chiaro riferimento alla perquisizione dei federali nella residenza di Trump a Palm Beach. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Nella residenza di Trump l'Fbi cercava documenti sulle armi nucleari"

Today è in caricamento