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Giovedì, 28 Marzo 2024
nordafrica / Tunisia

Perché in Tunisia uno Stato civile è ancora possibile

Il giornalista a analista tunisino Slaheddine Jourchi, attivista per i diritti umani: "La Tunisia continua a essere un Paese sicuro e calmo"

La Tunisia nonostante il caos politico dopo l'omicidio il mese scorso del leader dell'opposizione Chokri Belaid può ancora diventare nel giro di breve tempo uno "Stato emancipato e civile". Lo sostiene il giornalista a analista tunisino Slaheddine Jourchi intervisiato da Reset.

Attivista per i diritti umani e uno dei 16 uomini e donne scelti per il consiglio dei saggi nominato per trovare soluzioni al caos politico creatosi dopo la morte di Belaid, Jourchi crede che le priorità della Tunisia siano terminare la stesura della nuova Costituzione e stabilire la data delle prossime elezioni parlamentari.

Le difficoltà non mancano. "Sì è vero, ci sono divisioni nei ranghi dell'élite e il fenomeno della violenza desta preoccupazione -dice Jourchi -, ma c'è una presa di coscienza collettiva sulla necessità di ricorrere alle urne e di condannare l'uso della violenza come strumento di cambiamento". Jourchi approva l'idea di un governo di tecnocrati dopo il fallimento della coalizione che ha governato il Paese per 14 mesi.

Ennahda deve fare un passo indietro secondo Jourchu: "Il ruolo dei partiti è stato negativo, e l'impatto delle loro lotte interne per prendere il potere ha indebolito il governo. Siccome il movimento islamista non possiede un'esperienza reale nel gestire il potere - dice - e vista la crescente collera popolare, per il bene del Paese è diventato necessario allontanare momentaneamente Ennahda dal potere''.

Il rischio che i fondamentalisti islamici trovino sempre più spazio all'interno della popolazione tunisina è da tenere in conto, dice Jourchi: "Certamente l'influenza delle correnti salafite sulle basi di Ennahda è diventata più evidente. In assenza di innovazioni più approfondite in materia di riforma religiosa, il clima generale in Tunisia, e anche a livello internazionale, potrebbe fornire un terreno adatto per l'espansione delle correnti conservatrici. In questo scenario, è pericoloso che la debolezza dello Stato continui e che si allunghi la fase di transizione, il rischio è che da questa situazione ne possano trarre vantaggio le reti violente vicine ad Al-Qaeda pronte a radicarsi nel suolo tunisino".

Non ci sarà nessuna guerra civile, di questo l'attivista è certo: "La Tunisia continua a essere un Paese sicuro e calmo. E' importante che tutti i Paesi del Mediterraneo sostengano la Tunisia e le forniscono assistenza". Fonte: Reset

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