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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Turchia ad un passo dalla guerra civile: i curdi lasciano il Parlamento

Il partito pro-curdo Hdp annuncia di voler bloccare la propria attività in Parlamento dopo l'arresto dei 9 deputati del partito, inclusi i due leader Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag. Manifestazioni anti Erdogan in tutto il paese ma anche in Europa

ISTANBUL (Turchia) - Montano in Turchia e all’estero le proteste contro gli arresti di politici filo-curdi e giornalisti di opposizione. “Una vergogna davanti alla storia”, la prima pagina del quotidiano Cumurriyet, nel giorno in cui un tribunale di Istanbul ha convalidato la detenzione preventiva del suo direttore e di altre figure di spicco della testata, sospettate di legami con il clerico e nemico giurato di Erdogan, Fetullah Gulen.

Ad Istanbul, la polizia turca ha usato gas lacrimogeni, idranti e proiettili di gomma per disperdere una manifestazione di protesta di centinaia di persone: i manifestanti hanno dimostrato fuori dalla moschea principale nel quartiere di Sisli sulla sponda europea della città gridando slogan contro lo Stato "fascista" e promettendo che "non saremo in silenzio". Ma la polizia, giunta rapidamente sul posto, ha disperso la folla gettando dai camion getti di acqua gelida, usando gas lacrimogeni e sparando proiettili di plastica, come ha detto il corrispondente della France Presse.

Il partito pro-curdo Hdp annuncia di voler bloccare la propria attività in Parlamento dopo l'arresto dei 9 deputati del partito, inclusi i due leader Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag. Lo riferisce la Cnn Turk. Il portavoce del partito Ayhan Bilgen ha aggiunto che ciò vuol dire che il partito non parteciperà né alle commissioni, né ai lavori in aula.

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Accuse che hanno varcato i confini turchi, alimentando manifestazioni in diverse città europee. Dai 2000 in strada a Parigi, scesa in piazza insieme a Rennes, l’intimazione “Giù le mani, Erdogan”. Il record di mobilitazione va però alla Germania, che ospita la più nutrita comunità curda d’Europa, con cortei a Colonia, Stoccarda, Brema e altre città.

Una reazione di sdegno unanime in Europa al pugno di ferro usato contro la minoranza curda in Turchia. Da Ankara è partita una raffica di arresti per i parlamentari del terzo partito della Turchia, il filocurdo Hdp, inclusi i due leader, Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag. A loro è stato anche addossato l'attentato di oggi, un'autobomba a Diyarbakir, che ha causato otto morti, la cui esecuzione materiale è attribuita al Pkk.

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L'ondata di arresti ha fatto balzare sulla sedia anche le autorità europee. L'Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, ha scritto su Twitter di essere "estremamente preoccupata" dall'accaduto. Sul suo profilo anche il presidente dell Europarlamento Martin Schulz ha scritto di un "segnale spaventoso". Fonti di Palazzo Chigi hanno reso noto che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sta seguendo con grande preoccupazione gli eventi delle ultime ore in Turchia. Le stesse fonti ritengono "inaccettabile" il possibile uso politico della nuova legislazione sull'immunità parlamentare in Turchia. Gli arresti " rischiano di pregiudicare ogni dialogo democratico e costruttivo" in Turchia ha commentato attraverso una nota il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.

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