rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Mondo

Isis, vittime curde sotto le bombe turche

L'esercito turco ha bombardato una città controllata dalle milizie curde, le stesse che difendono il confine turco-siriano dall'esercito del Califfo. Adesso lì ci sono due guerre: quella contro l'Isis che avanza e quella contro i curdi

La controffensiva di Ankara in Siria si gioca su due fronti: da una parte c'è quello della difesa dei confini turchi dall'avanzata dell'Isis, dall'altra invece c'è un vecchio rancore. Da qualche giorno l'esercito turco ha iniziato a bombardare gli avamposti delle forze curde in Siria: quattro i morti in un raid a Maghar, cittadina vicina ad Aleppo, d'importanza strategica, strappata dai Peshmerga all'esercito del Califfo. Non solo: i caccia di Erdogan hanno anche condotto una serie di incursioni nelle sedi irachene del Pkk, il movimento nazionalista del leader curdo Abdullah Öcalan, con cui Ankara era in tregua dal 2013 (evidentemente infranta dopo questo episodio).

A raccontare questi episodi è l'Osservatorio siriano per i diritti umani, che ha anche ribadito che non si tratterebbe affatto di "errori": le operazioni rientrano nel quadro dell'offensiva turca lanciata non solo contro i jihadisti ma anche contro il Pkk, a cui sono legati i combattenti delle Ypg, le unità di protezione del popolo curdo che combattono sul confine turco-siriano per difendere i propri avamposti. Un esempio è la città di Kobane, luogo di duri scontri tra jihadisti e milizie curde. Non a caso qualche giorno fa l'Isis aveva dato vita a un doppio attacco kamikaze: uno proprio a Kobane e uno nella città turca di Suruç, durante una raccolta fondi per i combattenti curdi. 

Ecco chi combatte l'Isis ogni giorno | Infophoto

Non ci sono foto disponibili.

Se l'Isis sia in Siria che in Iraq è passato al controattacco e si parla già di infiltrazioni in Turchia, Erdogan ha deciso di tirare fuori il vecchio raconcore nei confronti del popolo curdo e spezzare quella tregua indetta a marzo del 2013 quando lo stesso Öcalan dal carcere aveva annunciato il "cessate il fuoco" del proprio partito. Attualmente è proprio il Pkk che si scontra corpo a corpo con l'Isis, cercando non solo di far ritiritare l'esercito del Califfo, ma anche di realizzare quella rivoluzione che sta alla base della formazione del partito, nato negli anni '70 per rivedicare uno stato indipendente e di matrice marxista nella regione del Kurdistan, a cui Ankara ha sempre contrapposto un secco e intransigente no. 

"Invece di colpire i terroristi dello Stato islamico, le forze turche hanno attaccato le nostre posizioni difensive - si legge nel comunicato dei combattenti curdo siriani - Chiediamo con urgenza alla leadership turca di mettere fine a questa aggressione e di seguire le linee guida internazionali. Stiamo dicendo all'esercito turco di smetterla di sparare contro i nostri combattenti". Nella sua crociata Erdogan ha un alleato importante: la Casa Bianca ha espresso pieno appoggio alla Turchia, affermando che è un suo diritto difendersi dagli attacchi del Pkk, visto che per gli Usa si tratta di un'organizzazione "terroristica". Gli Stati Uniti, dunque, sostengono Ankara contro il Pkk ma, nel contempo, sono alleati dei curdi siriani dello Ypg, formazione-clone del Pkk. 

La Nato si riunirà a Bruxelles su richiesta della Turchia per discutere delle operazioni militari contro Isis e curdi. Nei giorni scorsi Ankara aveva chiesto la creazione di una "no-fly zone" in Siria a ridosso della frontiera turca per arginare il terrorismo. Intanto i ribelli curdi hanno rispondono con un'autobomba all'offensiva dell'artiglieria turca contro i miliziani del Pkk e così sono morti due soldati. Insomma c'è ancora più di prima, aria di guerra.

Ma non c'è troppo da stupirsi: a parte la storica guerra tra Turchia e popolo curdo, non molto tempo fa il governo di Erdogan aveva ha, come denunciato anche da alcuni media, flirtato con lo Stato Islamico, prima favorendolo in funzione anti-Assad (l'odiato vicino siriano) e anti-curda (lo storico nemico interno) con il mantenimento di un confine 'poroso' in cui potessero passare uomini e rifornimenti e poi con la fornitura diretta di armi, documentata in almeno un episodio, al califfo Al-Baghdadi. 

In tutto questo le autorità turche hanno vietato una manifestazione per la pace indetta a Istanbul, con la motivazione che gruppi fuorilegge avrebbero potuto usarla per "provocare" e scatenare disordini. Manifestazioni sono state invece represse con la forza in altre città, soprattutto nel nord-est a maggioranza curdo. In un quartiere periferico di Istanbul, inoltre, gruppi di dimostranti hanno scagliato sassi, bombe carta e bottiglie incendiare contro i poliziotti, che hanno risposto con le cariche.


 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Isis, vittime curde sotto le bombe turche

Today è in caricamento