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Giovedì, 28 Marzo 2024
Tre mesi di guerra

Guerra in Ucraina: cinque cose da sapere oggi

La Russia è ora concentrata soprattutto sul Donbass: Severodonetsk nel mirino, poi Sloviansk. Perché Mosca esita ad aumentare il numero di truppe. Kiev non accetterà perdite territoriali: negoziati in stallo. I dubbi sul piano di pace italiano.  "L'Ucraina nell'Unione europea tra 20 anni"

Guerra in Ucraina: cinque cose da sapere oggi, lunedì 23 maggio 2022. Dopo tre mesi di guerra (l'invasione è iniziata il 24 febbraio), la Russia è ora concentrata soprattutto sul Donbass. Severodonetsk nel mirino, poi Sloviansk. Perché Mosca esita ad aumentare il numero di truppe. Kiev non accetterà perdite territoriali: negoziati in stallo. I dubbi sul piano di pace italiano. "L'Ucraina nell'Unione europea tra 20 anni". Il punto sul conflitto.

Guerra Russia Ucraina: ultime notizie in diretta

1) Si combatte nel Donbass: Severodonetsk nel mirino, poi Sloviansk

Nel Donbass il ritmo dell'avanzata non è così rapido come il Cremlino vorrebbe. 10 mila soldati russi sono in marcia verso il Luhansk ancora sotto controllo ucraino. Ovvero Severodonetsk e Lysychansk, due città gemelle dell'Est: è l'ultimo caposaldo ucraino nella regione orientale. La loro conquista è, nei piani russi, fondamentale per l'operazione di accerchiamento. Le truppe russe hanno tentato di entrare a Severodonetsk "da quattro distinte direzioni", secondo quanto riferito da Serhiy Haidai, governatore ucraino dell'Oblast di Luhansk. "Le forze di difesa sono riuscite a respingere l'avanzata; i bombardamenti russi non si sono interrotti". In città sono rimasti meno di 10 mila civili in una città che ne contava quasi 150 mila. Le forze russe stanno intensificando gli sforzi per catturare Severodonetsk. E poi nel mirino di Mosca ci sarà Sloviansk. Molti analisti militari ritengono da settimane che sarà inevitabilmente al centro dei prossimi combattimenti. E' uno snodo cruciale perché aprirebbe ai russi una strada diretta verso il Sud e verso le altre forze russe che da settimane ormai controllano quasi del tutto la costa di Mariupol. La guerra nella zona è realtà da anni. Il territorio della città è stato sconvolto dalla guerra del Donbass iniziata nel 2014.

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In rosso le zone dell'Ucraina sotto il controllo russo. Fonte mappa: Al Jazeera

2) Perché la Russia esita ad aumentare il numero di truppe

La leadership politica russa esita ad aumentare in maniera molto netta il livello delle truppe impegnate nella guerra. Il governo è impegnato a continuare la lotta con un numero limitato di forze. Probabilmenre è perché si vuole preservare una percezione di vita normale in Russia. Il tentativo è di convincere l'opinione pubblica che sia in corsa "un'operazione speciale" senza impatti sulla vita quotidiana. Non c'è dentro la Russia il senso di una mobilitazione e ciò è considerato molto importante per preservare la stabilità politica. E' per questo che in molti dubitano ci sarà un incremento dello sforzo bellico. Ma per quanto? Le sanzioni stanno colpendo duro. Le riserve monetarie della Banca centrale russa sono fiaccate, e possono bastare solo per periodi limitati. Anche la produzione di beni in Russia è fortemente danneggiata. In ogni caso l'avanzata russa nel Donbass, anche se con lentezza, prosegue. "Gli occupanti stanno tentando di aumentare la pressione sull'esercito ucraino - ha dichiarato Zelensky via Telegram -. La situazione è estremamente difficile. I nostri soldati difendono il Paese con 50-100 morti al giorno".

3) Kiev non accetterà perdite territoriali: negoziati in stallo

L'Ucraina ha escluso di accettare un cessate il fuoco con la Russia e ha affermato che Kiev non avrebbe accettato alcun accordo con Mosca che prevedesse la cessione di parti di territorio. "L'opinione pubblica ucraina è rimasta molto traumatizzata di quanto è avvenuto a Bucha" in particolare. "Da quanto si evince dai miei interlocutori c'è meno disponibilità di prima ad ipotizzare delle perdite territoriali". Ad affermarlo a Che Tempo Che Fa su Rai 3 è stato l'Ambasciatore dell'Italia in Ucraina, Pier Francesco Zazo. "Sul tema della neutralità gli ucraini sono tuttora disponibili ad accettarla a condizione della messa a punto e della creazione di un forte sistema di garanzia internazionale da parte dei paesi terzi a tutela di Kiev". E poi ancora: "La situazione è molto difficile. C'è una fortissima offensiva russa per cercare di riconquistare la regione di Luhansk e Severodonetsk. Quello che c'è da aspettarsi è una fortissima offensiva russa nell'intero Donbass che rappresenta l'obiettivo minimo che Putin si è prefissato". I negoziati sono in stallo da settimane. La Russia tace, e l'informazione ufficiale ignora con sistematica precisione qualsiasi invito o accusa provenga dal presidente di Kiev.

Il comandante dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, 36 anni, considerato uno degli architetti dell’umiliazione russa finora, ha parlato in modo netto al Wall Street Journal: "Non conosco altri confini se non quelli del 1991", ha detto, quindi quelli dell’indipendenza ucraina dall’Unione Sovietica. Lo ha fatto in risposta a un articolo del New York Times, secondo cui "una vittoria decisiva dell’Ucraina contro la Russia non è un obiettivo realistico" e dunque i leader ucraini devono essere preparati anche all’idea di fare concessioni territoriali per arrivare a un compromesso con Putin.

4) I dubbi sul piano di pace italiano

Il premier polacco Mateusz Morawiecki non nasconde in quest’intervista esclusiva con Repubblica i suoi dubbi sulla proposta italiana di avviare colloqui per arrivare a una pace in Ucraina. Ogni tentativo, sostiene, ha portato finora all’"umiliazione". Vladimir Putin non si fermerà, "come Hitler non si è fermato in Austria, Cecoslovacchia e Polonia".  Bruxelles ha preso posizione netta. “Ho preso nota del piano di pace presentato dall’Italia all’Onu – ha detto Josep Borrell, Alto rappresentante Ue per gli Esteri –  come Ue sosteniamo qualsiasi sforzo volto a concludere il conflitto, ma ciò deve passare dall’immediata cessazione dell’aggressione russa e dal ritiro senza condizioni dell’esercito russo al di fuori del territorio ucraino”. E ancora per essere più chiaro: “Le condizioni per il cessate il fuoco le dovrà decidere l’Ucraina".  La terza tappa del piano italiano si occupa delle zone territoriali contese, e in particolare Crimea e Donbass. Si punta a un’autonomia praticamente totale delle aree contese, e contemporaneamente alla sovranità di Kiev sull’intero territorio nazionale. Kiev però non riconosce le due autoproclamate Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk e ha sempre rivendicato la sovranità sull’intero territorio, compresa la Crimea occupata dai russi. "Accogliamo con favore qualsiasi sforzo internazionale per ristabilire la pace sul suolo ucraino e in Europa”, fa sapere Oleh Nikolenko, portavoce del ministro degli Esteri. Ma c’è un però grande quanto una casa."Allo stesso tempo – aggiunge il portavoce di Kuleba – qualsiasi decisione politica deve essere basata sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti". 

5) "L'Ucraina nell'Unione europea tra 20 anni"

Il presidente francese Macron ha detto che è impossibile prevedere un'adesione di Kiev all'Ue prima di dieci o venti anni. Si va verso una possibile spaccatura all'interno dell'Unione Europea. Ci sono i sostenitori di un ingresso veloce (soprattutto i polacchi e le repubbliche baltiche) ma sarebbe maggiore il numero di Paesi che ritiene che le tappe di adesione debbano essere uguali per tutti, senza eccezioni. Su tutti la Francia, ma anche Olanda e Danimarca. "L'adesione dell'Ucraina all'Unione europea richiederà "probabilmente 15 o 20 anni" ha detto ieri il neo ministro francese per gli Affari europei Clément Beaune, in un'intervista rilasciata a Radio J. "Devo essere onesto, se diciamo che l'Ucraina entrerà a far parte dell'Ue tra 6 mesi, 1 anno o 2 anni, mentiamo. Non è vero. Probabilmente ci vorranno 15 o 20 anni, è un tempo lunghissimo". Berlino poche ore fa si è ufficialmente allineata con Parigi: "È anche un fatto di equità nei confronti dei sei Paesi dei Balcani occidentali che sono candidati all'adesione all'Ue da molti anni, e Kosovo e Bosnia-Erzegovina che vogliono candidarsi", ha detto il cancelliere Scholz in un'intervista alla Faz. Spagna e Italia non si espongono ma voci beninformate assicurano che il punto di vista sia simile a quello della Germania su questo tema.

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