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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'ipotesi / Cina

Perché l'Ucraina spera davvero nella mediazione della Cina

Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha esortato la Cina ad assumere un ruolo di “garante della sicurezza” in Ucraina

Dopo circa 70 giorni dall’inizio del conflitto russo in Ucraina, la Cina non ha ancora ufficialmente preso una posizione sulla guerra voluta dal Cremlino, facendo alimentare le speculazioni occidentali secondo le quali Pechino sia pronta a dare sostegno diretto a Mosca. L’Ucraina non riesce ad accettare il silenzio del gigante cinese sul conflitto, tanto da invocare il suo interventismo. In quella che è la prima intervista di un alto funzionario ucraina a un media statale cinese, Kiev ha chiesto alla Cina assumere un ruolo da protagonista e di abbandonare quello di antagonista (passivo).

Il dilemma cinese nella guerra ucraina

L'appello di Kuleba alla Cina

Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha esortato la Cina ad assumere un ruolo di “garante della sicurezza” in Ucraina, chiedendo alla Russia un cessate il fuoco per fermare l’escalation del conflitto. “L’Ucraina sta studiando la possibilità di ottenere la garanzia di sicurezza dai membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu, inclusa la Cina, oltre che da altre potenze. Suggeriamo alla Cina di muoversi in questa direzione”, ha affermato Kuleba all’agenzia di stampa statale cinese Xinhua. Per non lasciare adito a diverse interpretazioni, però, l’intervista al ministro degli Esteri ucraino è nella formula di “domanda e risposte scritte”, senza l’aggiunta di ulteriori commenti.

Kuleba ha poi lanciato un appello a Pechino: “Ci auguriamo che la Cina inviti la Russia a fermare questa invasione, a revocare i blocchi al commercio internazionale e a rispettare l’integrità territoriale delle altre nazioni”. Il titolare della diplomazia ucraina si affida così al media statale cinese per convincere Pechino a fare pressioni su Putin: “Questa guerra non è in linea con gli interessi della Cina. La crisi alimentare globale e i problemi economici rappresenteranno una seria minaccia per l'economia cinese e la Russia -avverte - sta mettendo a rischio l'iniziativa Belt and Road dei leader cinesi". 

Il rischio economico per la Cina

L’agenzia di stampa cinese Xinhua ha certamente posto domande a Kuleba in linea con le posizioni del governo di Pechino, ma è significativo notare come le parole del ministro degli Esteri ucraino siano state riportate nella sua interezza, senza eliminare frasi che criticano apertamente la Russia. "Se la Russia non viene fermata adesso, porterà a nuove crisi domani'', ha affermato alla Xinhua Kuleba, facendo presumere l’impatto che la guerra può avere anche sulla Cina. Aspetto che Pechino non sembra porre in secondo piano.

Il Financial Times ha raccolto informazioni secondo le quali il 22 aprile scorso si è tenuta una riunione a porte chiuse tra le autorità di regolamentazione cinese e le banche nazionali per discutere delle misure da adottare per proteggere le attività all’estero della Cina dalle sanzioni statunitensi. Il gigante asiatico, infatti, teme che misure punitive simili a quelle imposte alla Russia dall’occidente possano colpire i mercati cinesi in caso di invasione di Taiwan. Lo scenario paventato nel corso del meeting ha posto in evidenza la debolezza del sistema bancario cinese, che non avrebbe gli strumenti per rispondere al congelamento delle sue attività in dollari o all’esclusione dal sistema di pagamento Swift.

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Kuleba nell’intervista ha posto l’accento sulle priorità per il governo cinese, ossia la stabilità e tutela degli interessi commerciali del Dragone nel mondo. “Questa guerra non è in linea con gli interessi della Cina: la crisi globale alimentare e i problemi economici porranno una seria minaccia all'economia cinese", ha infatti affermato il ministro degli Esteri ucraino, che ha lanciato poi un monito: "La Russia - ha sottolineato - sta mettendo a rischio la Nuova Via della Seta dei leader cinesi". Per la Cina, stabilità e sicurezza sono legate a doppio filo con i propri obiettivi di sviluppo economico. Non sorprende quindi il ragionamento di Kuleba, che ha fatto leva su un dato di fatto. Kiev e Pechino sono legate da una relazione diplomatica e commerciale ormai trentennale: l’Ucraina è infatti il partner chiave della Belt and Road Initiative cinese, mentre per Kiev Pechino è il principale partner commerciale.

Kuleba ha chiesto alla Cina di “consigliare alla Russia il cessate il fuoco, la fine dell’aggressione, il rispetto della nostra integrità territoriale”. Nero su bianco, quindi, è stata riportata senza censura la posizione di Kiev che denuncia ad alta voce di essere vittima di un’”invasione e aggressione” russa. Queste parole, che non sono state mai pronunciate dal presidente cinese Xi Jinping, compaiono però su un media statale che, certamente, non è diretto all’opinione pubblica cinese (impegnata com’è ora sula recrudescenza dei casi di Covid e sulla disastrosa gestione della pandemia in numerose città cinesi).

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Ma come si muoverà Pechino?

Il Dragone, d’altronde, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, ha dato voce solo alla versione moscovita sulla “operazione militare di sicurezza”, alimentando anche in casa la propaganda russa per sostenere la visione antioccidentale, di cui Pechino e Mosca si fanno promotori.

Il ministro degli Esteri ucraino non ha criticato, né fatto menzione al patto “amicizia senza limiti” tra Russia e Cina rafforzato il 4 febbraio scorso durante le olimpiadi invernali di Pechino tra il leader cinese Xi Jinping e quello russo Vladimir Putin.

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La Xinhua ha infatti ospitato stesso giorno, ossia il 30 aprile, anche un’intervista del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. I due interventi sono comparsi quasi appaiate sulla Xinhua forse per ribadire che Pechino non metterà mai Mosca in secondo piano. Non è tuttavia la prima volta che l'Ucraina chiede alla Cina di contribuire a garantirne la sicurezza. Già lo scorso marzo Andriy Yermak, assistente senior del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, aveva invitato la Cina a svolgere un "ruolo più evidente" per fermare la guerra e per assumere il ruolo di futuro garante della sicurezza dell'Ucraina.

Al di là delle richieste di Kiev, è improbabile che Pechino si muova al momento in questa direzione. Diversi analisti sottolineano che probabilmente, però, la Cina possa prendere parte a una missione di mantenimento della pace supportata da una risoluzione delle Nazioni Unite. E Pechino, così, mantiene ancora una posizione di antagonista nel conflitto russo in Ucraina.

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