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Venerdì, 19 Aprile 2024
L'ANALISI / Ucraina

L'Ucraina ora rischia di spaccarsi

Il presidente ucraino spodestato Viktor Yanukovich è indagato per strage ed è stato dichiarato latitante

Fino qualche giorno fa era per gli analisti solo un'ipotesi di scuola sul tavolo da decenni. Le fratture storiche, politiche, economiche, sociali e culturali in Ucraina non sono certo una novità dell'ultima settimana e sono emerse periodicamente nel corso della storia dopo l'implosione dell'Urss sono emerse a ripetizione, anche se non in maniera virulenta, nei passaggi politici più delicati..

Esautorato dal parlamento il 22 febbraio, dopo il massacro su Maidan, la piazza della contestazione filo-Ue, Yanukovich è fuggito dalla capitale ucraina e non si sa al momento dove si trovi. Il nuovo ministro dell'Interno di Kiev, Arsen Avakov, ha reso noto che l'ex presidente è indagato per strage ed è stato dichiarato latitante.

KIEV RENDE OMAGGIO AI MARTIRI DELLA RIVOLTA

La partizione, ovvero divisione del Paese tra Ovest ed Est, non si è mai presentata come opzione reale. Solo nel 1994 le tensioni in Crimea arrivarono quasi al punto di rottura, ma i movimenti separatisti e filorussi dovettero accettare la nuova costituzione che nel 1996 regolò i rapporti tra Kiev e la penisola diventata ucraina solo nel 1954 per volere di Nikita Krushev, lasciando una certa autonomia a Sebastopoli, dove c'è la base della flotta russa sul Mar Nero, ma definendo il territorio come parte integrante dell'Ucraina.

La questione della separazione è tornata d'estrema attualità già prima del sanguinoso epilogo della scorsa settimana, sotto duplice spinta: da una parte dei movimenti nazionalisti e radicali che dalle roccaforti dell'opposizioni all'ovest e dalla Maidan di Kiev hanno soffiato sul vento antirusso, dall'altra delle forze che nell'est, nel sud e, appunto, in Crimea sono legate in qualche modo più alla Russia che non all'Europa.

Il mantenimento dell'integrità territoriale dell'Ucraina è il più difficile compito che nuovo presidente e governo a Kiev avrà anche nel breve periodo.

Non a caso la cancelliera tedesca Angela Merkel nella sua telefonata di ieri con Yulia Tymoshenko, ha invitato l'eroina della rivoluzione a non soffiare sul fuoco delle contrapposizioni, come ha fatto in queste settimane dall'ospedale di Kharkiv, ma ad adoperarsi per il mantenimento dell'unità della nazione, andando incontro anche a quella che è ora l'opposizione. Era stato il ministro degli Esteri tedesco Frank Walter Steinmeier a sottolineare come l'accordo in extremis venerdì a Kiev era stato raggiunto con il Paese sull'orlo della separazione e gli eventi precipitosi del fine settimana non hanno certo contributo a riportare nei binari il treno ucraino, che appare sempre pronto a deragliare.

Le forze radicali guidate da Pravy Sektor, che continuano a presidiare Maidan in attesa degli sviluppi politici alla Rada, hanno posto tra le loro richieste quella della messa al bando del Partito delle regioni e del Partito comunista, che hanno i loro serbatoi elettorali a oriente. Dalla riunione di ieri a Kharkiv (nell'omonima regione dell'est al confine con la Russia) con la presenza di governatori e deputati delle regioni orientali, non sono arrivati segnali concilianti, ma nemmeno tuoni e fulmini e neppure provvedimenti concreti (come quelli già presi in realtà dai consigli regionali di Ivano Frankovsk e altri centri dell'ovest dove simboli e attività dei due partiti sono stati messi fuori legge).

Ma la situazione rischia di precipitare in Crimea, dove il puzzle è ancora più complicato tra movimenti filorussi e minoranza tatara. Il risveglio dei fremiti separatisti potrebbe condurre questa volta a conseguenze decisive: molto dipende da come si posizionerà il Cremlino, che se da un lato si prepara a lavorare comunque con il prossimo presidente e governo ucraino, tenendo in mano le solite leve, a partire da quella del gas, dall'altro ha interesse a tenere un piede fisso in Ucraina. Cruciale anche l'accordo firmato nel 2010 da Yanukovich, che prevede la permanenza della flotta russa sino al 2042: cambiamenti radicali a Kiev potrebbero travolgerne la validità e creare ulteriori tensioni.
 

SCONTRI IN UCRAINA | FOTO INFOPHOTO

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