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82 giorni di invasione / Ucraina

Guerra in Ucraina: cinque cose da sapere oggi

Evacuati i soldati dell'acciaieria Azovstal. Le artiglierie combattono nel Donbass: conflitto prolungato. Aumentano i disertori tra i soldati russi. L'embargo Ue del petrolio russo per ora non c'è. Il "granaio d'Europa" prova a salvare il raccolto. Il punto sul conflitto

Guerra in Ucraina, cinque cose da sapere oggi martedì 17 maggio 2022. Evacuati i soldati dell'acciaieria Azovstal. Le artiglierie combattono nel Donbass: conflitto prolungato. Aumentano i disertori tra i soldati russi. L'embargo Ue del petrolio russo per ora non c'è. Il "granaio d'Europa" prova a salvare il raccolto. Il punto sul conflitto.

Guerra Russia Ucraina: ultime notizie in diretta

1) Evacuati i soldati dell'acciaieria Azovstal

Una decina di pullman con a bordo alcuni militari ucraini che si trovavano asserragliati nell'acciaieria Azovstal di Mariupol hanno lasciato l'impianto. Dalle testimonianze non è stato possibile accertare quanti militari sono stati effettivamente sgomberati sui circa 600 presenti nell'acciaieria né se a bordo vi fossero i quaranta soldati feriti la cui evacuazione era oggetto di un difficile negoziato ormai da alcuni giorni. Secondo la comunicazione del ministero della Difesa ucraino, i 264 soldati evacuati dall'acciaieria Azovstal a Mariupol vengono portati in due parti dell'Ucraina controllate dai russi. "Il 16 maggio, 53 persone gravemente ferite da Azovstal sono state evacuate in una struttura medica a Novoazovsk per ricevere assistenza medica", ha detto la viceministra della Difesa Hanna Maliar in una dichiarazione video, "altre 211 persone sono state portate a Olenivka attraverso un corridoio umanitario. Per il loro futuro ritorno a casa, sarà effettuata una procedura di scambio». Maliar ha aggiunto che le truppe ucraine stanno lavorando per salvare le forze rimaste all'interno dello stabilimento Azovstal". "Speriamo di poter salvare i nostri ragazzi", perché l'Ucraina "ha bisogno di eroi vivi, e penso che ogni persona giudiziosa capirà queste parole", dice il presidente Volodymyr, citato dall'agenzia Ukrinform, confermando l'avvio dell'evacuazione dei militari che per 82 giorni hanno difeso l'acciaieria Azovstal a Mariupol. All'operazione, ha aggiunto Zelensky, partecipano l'esercito ucraino e l'Intelligence in collaborazione con la Croce rossa e l'Onu.

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2) Le artiglierie combattono nel Donbass: conflitto prolungato

Nel vasto Donbass si svolge da giorni un confronto tra le artiglierie di Russia e Ucraina. I due Paesi, spiegano vari analisti militari, hanno sempre attribuito grande importanza all'utilizzo dei sistemi di artiglieria nella loro dottrina bellica. Proprio su questo fronte, quello del Donbass, nel corso degli ultimi giorni le forze russe avrebbero compiuto dei progressi molto limitati, con minimi guadagni territoriali, e al contempo gli ucraini sono stati in grado, almeno fino ad ora, di respingere la quasi totalità dei tentativi russi di attraversare il fiume Donec. Si va verso un conflitto prolungato. "Non riconosceremo un km quadrato di terra ucraina presa dalla Russia. Non permetteremo che nessuna parte dell’Ucraina sia rivendicata" da Mosca. Lo ha sottolineato l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell al termine della riunione dei ministri degli Esteri dei 27. "Abbiamo da superare tre prove: guerra, resilienza e legittimità internazionale", ha aggiunto.

3) Aumentano i disertori tra i soldati russi

Il crollo generalizzato del morale dei combattenti russi è una realtà ormai difficile da negare, secondo i racconti di chi è sul terreno. Tra voci e indiscrezioni, circola un po' di tutto: carristi che versano nei prati il carburante contenuto nei serbatoi dei loro mezzi per non essere costretti ad avanzare, ufficiali che si sparano a un piede per essere rimpatriati. E poi c'è, dal Donbass dove la guerra non è mai finita da 8 anni a questa parte, il video di una squadra di soldati russi che rifiuta di obbedire agli ordini perché le perdite in combattimento in quella zona sono troppo alte. Nella zona della centrale di Zaporizhia, secondo gli ucraini, sarebbero spuntati nuovi centri detentivi destinati ai soldati che non vogliono più combattere. I media inglesi sottolineano che per i soldati russi che ancora non sono stati mandati al fronte in Ucraina c’è, in teoria ma anche in pratica, una via d'uscita molto concreta: possono rifiutarsi di andare a combattere in Ucraina e rischiano soltanto pene leggere, perché dal punto di vista formale non c’è alcuna guerra, ma soltanto una “operazione speciale” e quindi la loro condotta non è paragonabile alla diserzione.

4) L'embargo Ue del petrolio russo per ora non c'è

Il Consiglio Esteri dell'Ue non ha conseguito ieri l'accordo tra i Ventisette, che comunque non era atteso, per varare il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia. Continua la persistente opposizione dell'Ungheria all'attuazione progressiva, entro la fine dell'anno, di un embargo sulle importazioni di petrolio. Ma la riunione è servita a chiarire i problemi tecnici ed economici che hanno gli ungheresi, le loro richieste in termini di tempi più lunghi per aderire all'embargo e le loro spiegazioni sui costi ingenti per la riconversione energetica del Paese. Secondo l'Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell'Ue, Josep Borrell, "ci sarà bisogno di una rincoversione infrastrutturale per le raffinerie e del prolungamento di un oleodotto che porterà il petrolio dal Mediterraneo attraverso la Croazia", sostituendo le forniture dalla Russia. Per queste infrastrutture, ha precisato, "ci sarà un costo unico; ma poi ci saranno da pagare anche i costi permanenti della sostituzione del petrolio russo con petrolio di altra provenienza, più caro". Rispondendo ai giornalisti, Borrell ha poi puntualizzato che l'Ungheria ieri "ha espresso la sua posizione sulle sanzioni in termini economici, non politici, menzionando costi piuttosto alti (si parla di 15-18 miliardi di euro, ndr); ma la discussione è stata appunto in termini di costi e di tempi di adattamento". Non si è parlato, insomma, di quella "catastrofe" economica prospettata dal premier ungherese Viktor Orban, che paventa anni di alta inflazione e stagnazione causati dalle sanzioni. "Le sanzioni comunque costano, hanno un impatto e conseguenze sull'economia. La discussione continuerà, ma è chiaro che dobbiamo sbrazzarci della dipendenza dalla russia per gas, petrolio e carbone. Deve essere fatto progressivamente, ma va fatto" ha affermato ancora l'Alto Rappresentante.

5) Il "granaio d'Europa" prova a salvare il raccolto 

L'Ucraina, "granaio d’Europa", tra i primi tre esportatori di grano, tra i primi cinque di mais, il primo in assoluto di olio di girasole, studia contromisure per aggirare la chiusura dei porti e salvare il raccolto. Recuperare almeno parte dell’export di cereali è essenziale per l'economia di Kiev. Suona come una beffa. L’Ucraina non aveva mai registrato un raccolto così abbondante come quello dell’ultima stagione: 107 milioni di tonnellate di cereali, di cui circa un terzo di grano. Eppure ne ha venduto solo una parte. Da tre mesi nulla lascia i porti ucraini sul Mar Nero. Le navi da guerra russe hanno chiuso la via da cui transitava l’80-90% dell’export nazionale. Si utilizzeranno silos mobili. Sostituire via terra le quantità esportate dai porti è però impensabile. Vi sono troppi ostacoli. Ma se se si riuscisse a portarne in Europa almeno un terzo, sarebbe già un risultato impensabile per come si erano messe le cose dopo il 24 febbraio. In gioco c'è la sicurezza alimentare, non solo dell'Ucraina.

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