rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Il punto / Ucraina

Guerra in Ucraina: cinque cose da sapere oggi

Non c'è alcun compromesso su Crimea e Donbass. L'ipotesi di una forza di pace in Ucraina.  Pagamenti in rubli? Ora Mosca prende tempo. Se nessuno "dei suoi" dice a Putin la verità. Il rischio traffico di esseri umani: "Cercano ragazze". Il punto sul conflitto

Cinque cose da sapere oggi sulla guerra in Ucraina. "I negoziati continuano ma per ora si tratta solo di parole" dice il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Un alto funzionario ucraino ha affermato che Russia e Ucraina riprenderanno i colloqui il 1° aprile. Spiragli per l'evacuazione dei civili da Mariupol. Non c'è però alcun compromesso in vista su Crimea e Donbass. L'ipotesi di una forza di pace in Ucraina.  Pagamenti in rubli? Ora Mosca prende tempo. Se nessuno "dei suoi" dice a Putin la verità. Il rischio traffico di esseri umani: "Cercano ragazze". Il punto sul conflitto iniziato lo scorso 24 febbraio.

Guerra Russia Ucraina: ultime notizie in diretta

1) Non c'è alcun compromesso su Crimea e Donbass

Non c’è stata per ora nessuna radicale de-escalation "per permettere a Kiev di prendere decisioni importanti", come avevano invece annunciato i negoziatori russi. L'opinione pubblica russa sulla tv di stato viene rassicurata sullo svolgimento degli incontri: "L'Ucraina ha sostanzialmente accettato le nostre richieste – ha dichiarato il delegato del presidente Medinsky – rifiutando di aderire alla Nato, fissando lo status di paese non allineato, rifiutando il possesso, l'acquisizione e lo sviluppo di armi di distruzione di massa e di schierare basi militari straniere e contingenti militari". C'è un elemento importante: il fatto che si sia scelto di impostare una narrazione in cui Mosca uscirebbe vincitrice è segno che qualcosa forse si muove. Non c'è alcun compromesso - né ci sarà a breve - su Crimea e Donbass. Zelensky ha ribadito che la sovranità su Donbass e Crimea non è negoziabile. C'è chi teme che la ritirata tattica delle posizioni dell’esercito a nord non sia affatto una concessione negoziale ma un riposizionamento per schiacciare con più forza il Donbass e il fronte meridionale. Sulla Crimea, l’offerta ucraina di "discuterne in bilaterali nei prossimi 15 anni" viene respinta. Di fatto nessuno dei due governi può permettersi, davanti alla sua opinione pubblica, di metterne in discussione il possesso. Sul Donbass, la situazione militare è troppo confusa per tracciare dei punti fermi sulla mappa. La regione è divisa in quattro: le due repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, il Donbass ucraino e le aree conquistate dai russi dal 24 febbraio in poi.

2) L'ipotesi di una forza di pace in Ucraina

Il piano A russo dell'invasione in Ucraina è ampiamente fallito, e ora secondo molti osservatori il loro obiettivo minimo è il Donbass e Mariupol. Veramente si stanno ritirando come dicono? "No, è solo una sosta operativa. Noi abbiamo esperienze di campagne russe in Georgia, in Siria, in Crimea, utilizzando poche forze molto efficaci. Se ripiegano lo fanno per riorganizzarsi", spiega a Repubblica Claudio Graziano,  generale che presiede il Comitato militare dell’Ue.  Graziano nel 2007 in Libano fu a capo di una forza di interposizione. Si può ragionare su una cosa del genere per l’Ucraina? "È abbastanza complicato, ma si può fare. In Libano c’era un accordo delle Nazioni Unite. Qui ci vorrebbe un accordo russo-ucraino per chiedere l’intervento di una forza di pace. Il problema è che la Russia siede nel Consiglio di sicurezza dell’Onu e ha un diritto di veto. Comunque, bisognerebbe innanzitutto cessare le ostilità e mettere in piedi un gruppo di interposizione con numeri importanti: 15mila-20mila uomini, schierati lungo il confine sul Donbass. Con chiare indicazioni e regole di ingaggio e un mandato molto preciso. Le forze di separazione devono essere ben protette e bene armate perché se fossero deboli qualcuno avrebbe la tentazione di attaccarle".

3) Pagamenti in rubli? Ora Mosca prende tempo

"Dollaro good bye": era questo il titolo di due giorni fa del Moskovskij Komsomoletz, quotidiano "sdraiato" putiniano. "Sono giorni formidabili e belli della riorganizzazione del mondo, cominciata dalla Russia. La fiducia nelle vecchie valute sta svanendo come nebbia mattutina, si apre una nuova era finanziaria…". In realtà già traballa l'idea di chiedere il pagamento in rubli per il gas di fronte all'opposizione dei governi europei. La minaccia si è già parzialmente sgonfiata ieri quando il Cremlino ha cancellato l’ultimatum, non più il primo aprile. E poi chissà. I Paesi Ue, che nel corso di questo mese di guerra hanno staccato un assegno da 20,8 miliardi di euro per pagare l’energia russa, hanno respinto il pagamento del gas in rubli come "inaccettabile, chiara violazione unilaterale dei contratti esistenti". C'è un’ampia zona grigia, mancano dettagli da entrambe le parti, spiega il Sole 24 Ore oggi. I contratti sono stati stipulati da imprese private europee che, in assenza di divieti per legge, potrebbero decidere di pagare in rubli, attingendo dai serbatoi della valuta russa proprio presso le controparti dell’energia non bloccate dalle sanzioni (per esempio Gazprombank e Sberbank). Secondo agli esperti della materia, serve un eventuale complesso provvedimento legislativo europeo per trasformare il divieto dalle parole ai fatti. Non si va in quella direzione.

4) Se nessuno "dei suoi" dice a Putin la verità

I dubbi sulla lucidità delle decisioni di Vladimir Putin relativamente ai piani di attacco, all’andamento della guerra in Ucraina e agli sforzi della diplomazia, sono in aumento costante, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Sembra che i servizi di intelligence americana, ucraina e britannica - tradizionalmente i più informati - ci abbiano visto giusto: ovvero che il presidente russo riceve dai propri consiglieri informazioni edulcorate non corrispondenti al vero sui risultati ottenuti dai suoi uomini in Ucraina ma anche sulla gravità del danno che le sanzioni occidentali infliggeranno all’economia russa nel giro di qualche mese. "Hanno paura di dirgli la verità", ha detto un funzionario, aggiungendo che le informazioni che stava dando erano state declassificate: basti pensare che il presidente russo, per esempio, non sarebbe stato a conoscenza dell’utilizzo di soldati di leva in combattimento, e nemmeno delle pesanti perdite sul terreno, evidenti già dai primi giorni dopo l'inizio dell'invasione.

5) Il rischio del traffico di esseri umani: "Cercano ragazze"

Il problema della tratta degli esseri umani "ormai viene approfondito anche dalle autorità locali perché è stato costituito un pool internazionale dell'Interpol per seguire questo fenomeno. Noi abbiamo testimonianze che nella vicina Odessa si è creato anche uno 'status criminale' che già opera in tal senso. A motivo di ciò è giustificata anche la nostra scelta di una casa protetta che accompagna queste persone fragili a rischio". A dirlo a Radio Vaticana è il vicario della diocesi di Chisinau in Moldavia, monsignor Cesare Lodeserto. "Noi col pulmino abbiamo fatto accompagnare una famiglia con una ragazza giovane che era a rischio e l'abbiamo consegnata ai suoi parenti. I casi concreti vengono dal fatto che ormai sul territorio sono presenti personaggi, anche italiani, che con motivazione varie, anche parlando di generosità e disponibilità, cercano ragazze, donne. Molte volte, e questo è ridicolo, questi personaggi cercano di scegliere un soggetto più gradevole da portare via. C'è un fenomeno parallelo che non appartiene al fenomeno dei rifugiati". Un'ombra lunga e inquietante, una delle tante conseguenze di una guerra fratricida, che avrà ripercussioni sulla vita di milioni di persone per anni, forse per decenni. In qualunque modo vada a finire.

Tutte le notizie di oggi

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Guerra in Ucraina: cinque cose da sapere oggi

Today è in caricamento