Ue/Gb, Quote rosa? No, grazie
Nove paesi dell'Unione si sono detti contrari alla proposta che vorrebbe garantire una presenza femminile almeno del 40% nei consigli di amministrazione
“Riconosciamo che ancora troppe poche donne siedono nei consigli di amministrazione … ma rifiutiamo l'adozione di misure legalmente vincolanti adottate a livello europeo”. Con queste parole 9 Paesi dell'Unione, guidati dalla Gran Bretagna, si sono detti contrari alla direttiva che vorrebbe imporre nei Cda delle società quotate una presenza femminile pari almeno al 40% entro il 2020.
Insieme al Regno Unito si sono schierati Olanda, Bulgaria, Lettonia, Estonia, Lituania, Repubblica Ceca, Ungheria e Malta, le cui autorità hanno firmato una lettera indirizzata al presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, e alla vicepresidente, Viviane Reding, commissario alla Giustizia e autrice della proposta. Questa posizione, stando a quanto riportato dall'Ansa, sarebbe condivisa anche da Germania e Svezia, che però non hanno firmato la lettera in questione.
Secondo una fonte diplomatica, questa misura non sarebbe necessaria, in quanto negli ultimi anni molti Paesi avrebbero compiuto dei significativi passi in avanti, arrivando anche, come nel caso di Francia e Italia, a dotarsi di leggi nazionali in grado di garantire una presenza femminile nel mondo del lavoro.
“Fortunatamente le leggi europee non sono progettate a porte chiuse da uomini in giacca e cravatta, ma seguono un processo democratico” avrebbe commentato la Reding, come scrive il quotidiano Le Monde. “Ci aspettavamo un'opposizione, ma è raro che dei Paesi si oppongano ad una proposta che non è stata ancora presentata. Non è molto democratico”.
La vicepresidente ha detto di voler continuare per la sua strada. Nonostante questo, il parere contrario di 9 membri dell'Unione (vale a dire un terzo del totale) sarebbe sufficiente a far ritirare la proposta. Al momento, la presenza femminile nei Cda è pari al 13,7%.