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Giovedì, 25 Aprile 2024
Passo falso / Regno Unito

Niente tagli alle tasse dei più ricchi: il Regno Unito costretto a fare marcia indietro

La misura del nuovo governo di Liz Truss aveva provocato un terremoto finanziario: "Abbiamo capito e ascoltato, ora focus su salari migliori"

Dopo il terremoto finanziario, la clamorosa marcia indietro: il governo britannico ha deciso di ritirare il taglio delle tasse per la fascia più ricca della popolazione. Niente aliquota ridotta, dunque, per chi guadagna oltre le 150mila sterline, circa 170mila euro. E stop, per il momento, al sogno della neo premier Liz Truss di iniziare il mandato con una mossa à la Tatcher.

"Abbiamo capito, abbiamo ascoltato", ha scritto su Twitter la leader britannica. "L'abolizione dell'aliquota fiscale del 45%" per i redditi più alti "ci ha distratto dalla nostra missione di rimettere in movimento il Regno Unito", ha aggiunto. L'annuncio del passo indietro era arrivato poco prima dal ministro delle Finanze Kwasi Kwarteng, che ha dovuto cedere alle pressioni non solo dei mercati finanziari, che hanno bocciato sonoramente il piano di riduzione di tasse da 45 miliardi di sterline facendo crollare la sterlina ai minimi storici sul dollaro e facendo schizzare in alto i tassi dei bond di Stato, ma anche dei membri della stessa maggioranza di governo.

Kwarteng ha rifiutato di definire il suo piano un errore e ha respinto le voci di possibili dimissioni, circolate anche tra i colleghi del partito conservatore: "Quello che ammetto è che si è trattato di un'enorme distrazione su quello che era un pacchetto forte", ha sottolineato. Per il ministro delle Finanze, dunque, tutta colpa della proposta di tagliare l'aliquota più alta, che alla fine sarebbe costata 'solo' 2 miliardi, ma che avrebbe dato un'immagine sbagliata della strategia generale seguita dal governo per rilanciare l'economia. In realtà, come spiegato da Europa Today nei giorni scorsi, è l'intero pacchetto di misure anticrisi che non ha convinto politici di entrambi gli schieramenti e esperti. 

Insiema al taglio delle tasse, infatti, Truss e Kwarteng avevano in precedenza proposto un pacchetto di aiuti contro il caro-bollette da 40 miliardi di sterline. La manovra complessiva, dunque, peserà non poco sulle casse pubbliche. Ma il governo non è riuscito a spiegare come avrebbe controbilanciato il nuovo maxi indebitamento. Kwarteng si è persino rifiutato di sottoporre il pacchetto di tagli a un controllo indipendente o di definire regole fiscali credibili per garantire che il debito non andasse fuori controllo. E questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Certo quello della Gran Bretagna resta il secondo debito pubblico più basso tra i Paesi del G7, ma il timore è che non resterà così a lungo, il che sarebbe una svolta per la nazione che da sempre è attentissima a tenere i conti pubblici in ordine.

“La crescita dipende da un quadro di stabilità politica, e questo è stato un abbandono totale dell'attaccamento di lunga data dei conservatori alla solidità delle finanze pubbliche”, visto che “è chiaro che gli enormi tagli alle tasse, il fulcro del bilancio di Kwarteng, non si ripagheranno da soli”, ha sentenziato l'autorevole settimanale finanziario The Economist, secondo cui il fatto che il bilancio abbia eluso il controllo indipendente dell'Office for Budget Responsibility, l'organo di vigilanza, “è stato un altro segnale di incoscienza fiscale”.

Gli investitori si sono spaventati e così hanno iniziato a vendere anche i titoli di Stato e i prezzi dei Gilt (i titoli britannici) sono crollati, portando i rendimenti ai massimi da oltre un decennio, superando il 5%, il livello più alto degli ultimi 20 anni. Questo graverà ancora più sulla spesa pubblica aumentando il costo del servizio del debito, facendo salire i tassi di interesse sui mutui e mettendo a rischio molti fondi pensione, molti dei quali si finanziano in gran parte proprio grazie ai titoli di Stato. Questo ha spinto la Banca d'Inghilterra a dichiarare, mercoledì, di essere pronta ad acquistare quantità illimitate di obbligazioni a lunga scadenza per riportare l'ordine sui mercati finanziari. Si tratta di un'operazione simile al programma di quantitative easing (QE) adottato dalla Bce di Mario Draghi o dalla stessa Banca d'Inghilterra in occasione del crollo del 2007-09. Il Times l'ha definita “un'umiliazione per il governo”.

Cosa ha causato il terremoto finanziario nel Regno Unito

E tutto questo è accaduto mentre il Paese sta affrontando non solo le conseguenze della Brexit, ma mentre deve ancora portarla del tutto a termine, visto che si cerca ancora una soluzione al problema del Protocollo dell'Irlanda del Nord. E comunque, divorzio o meno, l'Unione europea resta il principale partner commerciale del Regno Unito, e il rifiuto del governo di affrontare la necessità di relazioni più costruttive con il blocco (arrivando anche a promettere un “falò” delle leggi comunitarie entro la fine del 2023), ha dato un'altra botta alla fiducia degli investitori sulla tenuta in futuro dell'economia nazionale.

"Il nostro focus ora è rivolto a costruire un'economia ad elevata crescita che finanzi servizi pubblici di massimo livello, aumenti i salari e crei opportunità in tutto il Paese", ha assicurato Truss dopo la marcia indietro. Ma le turbolenze a Londra sembrano solo appena iniziate. 

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