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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Usa 2016, il "debole" di Donald Trump per le donne e di Hillary Clinton per i banchieri

La campagna elettorale per la Casa Bianca entra nel vivo. E se dal lato repubblicano a tener banco sono le "gaffe maschiliste" del miliardario, da quello democratico i problemi sono dati dal rapporto, troppo stretto, tra la Clinton e Wall Street

STATI UNITI - Manca poco alla sfida finale. L'8 novembre si avvicina. Eppure, giorno dopo giorno, ogni candidato alla Casa Bianca sembra perdere consensi. Di Trump sappiamo tutto: xenofobo e sessista, è stato attaccato su tutti i fronti. I media hanno scovato audio e video che risalgono anche a dieci anni fa per mostrare il "vero volto" del miliardiario che punta alla Casa Bianca. E, c'è da dire, il candidato repubblicano poco o niente poteva fare per smentire le accuse. Così le sue discutibili massime, da "una donna va lasciata dopo i 35 anni" a "quando sei una star alle donne puoi fare di tutto", hanno fatto letteralmente il giro del mondo. Risultato: almeno una dozzina di repubblicani "di peso" hanno apertamente detto che non voteranno per lui, dopo le sue frasi volgari sulle donne.

TRUMP SOTTO ATTACCO - Tra i politici più autorevoli ad avere fatto questa scelta, l'ex candidato alle presidenziali John McCain e l'ex segretario di Stato Usa, Condoleeza Rice. McCain ha spiegato che i commenti di Trump "rendono impossibile continuare ad offrire il supporto anche condizionato alla sua candidatura". Ancor più dura l'ex capo della diplomazia americana: 

Basta! Donald Trump non dovrebbe essere presidente. Dovrebbe ritirarsi!

Donald Trump © Infophoto

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E HILLARY? - Baluardo in difesa della democrazia. Finalmente una donna alla guida degli Usa. Hillary si è caricata sulle spalle il "peso" di dover scongiurare il "rischio" Trump e, c'è da dire, la stampa che conta le sta dando una bella mano. Ma qualcosa sembra stia passando inosservato: il rapporto stretto, forse troppo stresso, tra la Clinton e i vertici di Wall Street. E' il sito The Intercept in queste ore a portare alla ribalta il "lato oscuro" di Hillary. Anche in questo caso, si torna indietro nel tempo. A tener banco sono gli estratti dei discorsi della Clinton alle grandi banche nel 2013 e nel 2014, emersi grazie a WikiLeaks. 

La candidata democratica alle presidenziali statunitensi ha esaltato il lavoro dei suoi ospiti: non certo una sorpresa, quando si è pagati fino a 225.000 dollari all'ora per parlare con loro.

Clinton © Infophoto

IL RUOLO DI GOLDMAN SACHS - "Ben lontana dal voler rimproverare Goldman Sachs per aver ostacolato le proposte del partito democratico per una riforma finanziaria, Clinton invece simpatizzò con la banca d'investimento" tanto che al Goldman Sachs Alternative Investments Symposium dell'ottobre 2013, Clinton si scusò quasi per la "Dodd-Frank", la riforma di Wall Street voluta dall'amministrazione Obama per promuovere una più stretta e completa regolamentazione del sistema finanziario statunitense e una maggiore tutela dei consumatori, dopo la grave crisi iniziata nel 2007. 

Una riforma necessaria "per ragioni politiche", perché "se sei un membro eletto del Congresso e la gente perde il lavoro e chiude le imprese, e tutta la stampa dice che è tutta colpa di Wall Street, non puoi stare lì senza far niente". 

I DISCORSI "A PAGAMENTO" - Queste - scrive The Intercept - sono solo alcune delle frasi compromettenti, pronunciate nei vari discorsi a pagamento tenuti, inserite in un documento di 80 pagine preparato dallo staff di Clinton, tenuto segreto finché non è finito nell'account di posta elettronica di John Podesta, che guida la campagna elettorale della candidata. Account che è stato hackerato, permettendo il furto del rapporto, pubblicato da WikiLeaks.

IL SUO PASSATO - "Storicamente" si legge "Clinton è stata molto meno critica di tanti altri democratici sulle 'porte girevoli' tra Wall Street e Washington; come segretario di Stato, ha permesso a due suoi alti consiglieri, Tom Nides e Robert Hormats, di ricevere grosse buonuscite dalle grandi banche per cui avevano lavorato prima di avere un incarico al servizio dello Stato". 

Grazie per avermi prestato Tom Nides per gli ultimi due anni" disse Clinton in un discorso di fronte ai manager di Morgan Stanley. Era il 18 aprile 2013. 

LE PORTE GIREVOLI DI WALL STRETT - Poi il ritorno. Nel 2015 Nides lasciò l'incarico di chief operating officer per lavorare al dipartimento di Stato con Clinton; quindi, nel momento in cui la candidata alla Casa Bianca lasciò il dipartimento di Stato, "Nides tornò a lavorare per Morgan Stanley come vicepresidente. Hormats, invece, arrivò al dipartimento di Stato dopo una carriera alla Goldman Sachs". 

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