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Mercoledì, 17 Aprile 2024
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Usa e Iran testano i missili: il Medio Oriente è un campo di guerra

L'Iran ha iniziato i test di missili da crociera e a guida laser nel Golfo. Gli Stati Uniti pronti a riprendere le esercitazioni con l'Egitto. Il tutto mentre Turchia e Iraq discutono dell'assalto di Raqqa al quale potrebbero partecipare i peshmerga curdi

Tre notizie spaventano il mondo: l'Iran ha iniziato a testare le ultime versioni dei missili "Nasr" e "Dehlaviyeh" nel Golfo Persico; gli Stati Uniti sono pronti a riprendere le esercitazioni militari con l'Egitto; Turchia e Iraq stanno discutendo delle modalità con cui condurre "l'assalto di Raqqa". Questo, oggi, è il medio oriente: un vero e proprio campo di guerra. Il tutto con lo Stato Islamico sullo sfondo a giocare il ruolo di "nemico comune".

I TEST IRANIANI - Nelle ultime ore la marina militare iraniana ha testato le ultime versioni dei missili "Nasr" e "Dehlaviyeh" nel corso delle esercitazioni che si svolgono nel Golfo Persico. "L'ultimo missile da crociera denominato Nasr è stato testato nel corso delle manovre navali Velayat 95 in corso nelle acque meridionali del Paese", ha spiegato il ministro della Difesa iraniano Hossein Dehghan, secondo quanto riporta l'agenzia Fars, aggiungendo che il missile ha raggiunto il suo obiettivo. L'agenzia di stampa Tasnim ha reso noto che anche il missile a guida laser Dehlaviyeh è stato testato con successo. Le esercitazioni militari annunciate da Teheran erano state duramente contestate dagli Stati Uniti anche presso l'Onu.

LE ESERCITAZIONI USA-EGITTO - Contemporanemente gli Stati Uniti si sono detti pronti riprendere la grande esercitazione militare con l'Egitto nota come Bright Star, che in passato è arrivata a contare fino a 70.000 soldati provenienti da 11 nazioni, cancellata nel 2013 dall'amministrazione di Barack Obama a seguito dell'uccisione di centinaia di civili durante le proteste di piazza contro la destituzione del presidente Mohamed Morsi.

L'INCONTRO AL CAIRO - "E' mio obiettivo riavviare l'esercitazione e cercare di ristabilirla come un'altra parte cruciale dei nostri rapporti militari", ha dichiarato il generale americano Joseph Votel, a capo del Comando Centrale statunitense (CentCom), in un'intervista a una tv egiziana riportata dal New York Times. Votel ha incontrato ieri al Cairo il presidente Abdel Fattah al-Sisi e i più alti funzionari della Difesa e delle forze armate egiziani.

L'ASSE USA-EFITTO - Già prima dell'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, Obama aveva riavviato la fornitura di armi all'Egitto, sospesa sempre nel 2013, autorizzando la consegna di F-16, missili Harpoon e carri armati M1A1 Abrams, per sostenere il Paese nella lotta ai jihadisti dello Stato islamico (Isis) nella Penisola del Sinai. Stando a quanto precisato dai media egiziani, Il Cairo riceve ogni anno da Washington aiuti militari per 1,3 miliardi di dollari. Al Sisi dovrebbe recarsi a Washington e incontrare il presidente Trump il mese prossimo.

L'ASSALTO DI RAQQA - Nelle stesse ore il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha incontrato a Istanbul il presidente della Regione autonoma del Kurdistan iracheno, Masoud Barzani: i due leader hanno discusso della lotta al terrorismo nella regione e della possibile partecipazione dei peshmerga curdi alla

La "passione" di Ahmadinejad per i missili

. L'incontro a porte chiuse si è svolto al palazzo presidenziale Yildiz ed è durato circa un'ora. Alla fine non ci sono state dichiarazioni per la stampa ma diversi giornali turchi ha confermato che Erdogan e Barzani avrebbero discusso principalmente degli sviluppi nella regione, tra cui anche il nuovo quartier generale militare dei peshmerga a Erbil e la loro presenza nel Sinjar.

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