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Giovedì, 25 Aprile 2024
Violenze polizia

Usa, la lunga scia di sangue dei neri uccisi dalla polizia

Da Tamir Rice, il ragazzino ucciso "per errore" in un parco, a Trayvon Martin, morto dopo una rissa con un vigilante. Per gli afroamericani, la probabilità di essere uccisi dalla polizia è tre volte maggiore che per i bianchi. Obama: "Non si tratta di episodi isolati, è discriminazione. Ed è un problema grave"

Questa volta neppure Obama ci gira intorno: quello dei poliziotti dal grilletto facile è "un grave problema" che l'America non può più ignorare. Ed è un problema, inutile negarlo, prima di tutto "di disparità razziale".

"I neri uccisi dalla polizia sono il doppio dei bianchi", ha ricordato Obama al vertice Nato di Varsavia, commentando la morte di Philand Castile, l'afroamericano colpito da un poliziotto in Minnesota. "Molti cittadini sentono che non sono trattati allo stesso modo per il colore della loro pelle", ha aggiunto.

Su Facebook il presidente si è lasciato andare ad una lunga riflessione: le sparatorie della polizia in cui sono morti cittadini afroamericani, ha scritto, "non sono episodi isolati, ma sono sintomo delle ampie sfide sul nostro sistema di giustizia penale, sulle disparità razziali, e della mancanza di fiducia tra le forze dell'ordine e le comunità". E ancora: "Possiamo e dobbiamo fare meglio per stabilire le migliori pratiche che possano ridurre l'apparenza o la realtà di discriminazioni razziali nella polizia. Tutti gli americani dovrebbero essere preoccupati". 

Alton Sterling e Philando Castile, i due giovani afroamericani uccisi in meno di 48 ore in Louisiana e Minnesota, sono solo le ultime vittime dell'approccio "prima spara, poi pensa" della polizia Usa. 

TRAYVON MARTIN - Prima di loro, nel 2012, il caso che aveva fatto più clamore era stato quello di Trayvon Martin 17enne ucciso da un vigilante, George Zimmerman, che stava facendo delle ronde di controllo nel suo quartiere di Sanford, a Orlando. Tra i due è scoppiata una lite e Zinnerman ha sparato al giovane, uccidendolo. La morte di Martin, e il mancato arresto di Zinnerman (poi assolto), hanno alimentato accuse di razzismo nei confronti della polizia e scatenato manifestazioni in tutto il paese con migliaia di proteste. 

Ferguson, spari al corteo per Michael  Brown | Foto da Twitter

MICHAEL BROWN - Nell'agosto del 2014 la "rabbia nera" esplode a Ferguson, sobborgo di St. Louis, in Missouri, teatro dell'uccisione di Michael Brown, un ragazzo nero di diciotto anni colpito a morte dalla polizia mentre era disarmato. Le autorità hanno raccontato che la vittima aveva cercato di aggredire un agente ma alcuni testimoni hanno giurato che il ragazzino era fermo e con le mani alzate bene in vista.

TAMIR RICE - Nel novembre del 2014 è addirittura un ragazzino a perdere la vita. Tamir Rice, 12 anni, stava giocando in un parco con una pistola aria compressa, in grado di sparare piccoli proiettili di gomma. La polizia, su segnalazione di un passante, arriva a sirene spiegate e apre il fuoco. 

Tensione a Ferguson © Infophoto

E poi si sono i casi di Samel DuBose (disarmato, ucciso durante un controllo stradale), di Freddy Gray, (morto dopo essere stato arrestato e caricato su un furgone della polizia con l'accusa di avere con sé un coltello), di  Walter L. Scott, 50 anni, nero e disarmato, durante un diverbio per una violazione stradale. 

E questo per restare ai casi più eclatanti. Secondo i ricercatori del Mapping Police Violence, nel 2015 i neri uccisi dalle forze dell’ordine sono stati almeno 346. Circa il 30 per cento delle vittime non portava con sé un arma. Eppure nel 97 per cento dei casi di uccisione, nessun poliziotto coinvolto è stato incriminato. E c'è un altro date che deve allarmare, più di tutti: per gli afroamericani, la probabilità di essere uccisi dalla polizia è tre volte maggiore che per i bianchi.

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