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Venerdì, 19 Aprile 2024
STATI UNITI / Stati Uniti d'America

Usa, l'Onu chiamata a decidere sul traffico di armi

Al via gli storici negoziati per regolamentare il commercio di attrezzature belliche. L'appello di Amnesty International e Oxfam

Ogni minuto un persona muore a causa dei conflitti armati nel mondo. E' tenendo a mente questo terribile dato che oggi i delegati provenienti da ogni parte del globo si sono riuniti al Palazzo di Vetro a New York, sede delle Nazioni Unite, per tentare di regolamentare il commercio delle armi.  

Come riferisce la Reuters, anche se molti Paesi sono a favore di un provvedimento forte, non è detto che questi negoziati termineranno con un trattato. Quello che è sul tavolo è un progetto ambizioso, che imbriglierebbe un mercato che ogni anno produce qualcosa come 60 miliardi di dollari, e sul quale molti governi si trovano in disaccordo. 

Gli Stati Uniti, primi produttori di armi al mondo, hanno chiesto ed ottenuto che il trattato venga votato all'unanimità, dando quindi a chiunque la possibilità di porre il proprio veto. Washington ha inoltre espresso dei dubbi circa la proposta di vietare la vendita di armi a quei Paesi sospettati di violare i diritti umani, proponendo invece che questo aspetto non sia vincolante ma lasciato alla discrezionalità dei singoli stati.

Organizzazioni come Amnesty International ed Oxfam premono da molti anni per l'adozione un trattato in grado di regolamentare la vendita di armi, tanto da aver creato un progetto denominato Control Arms.

“In Siria, in Sudan e nella regione dei Grandi Laghi, in Africa, il mondo è testimone del terribile costo umano dovuto ad un commercio irresponsabile di armi” ha dichiarato Brian Wood, responsabile del programma per Amnesty International. “Dal Congo alla Libia, passando per la Siria e per il Mali, tutti hanno sofferto per la mancanza di una regolamentazione sul commercio delle armi” ha aggiunto Anna Macdonald, di Oxfam. 

Il tema del traffico di attrezzature belliche è tornato prepotentemente alla ribalta anche a causa del conflitto in Siria. Mentre la Russia è stata criticata per aver venduto degli elicotteri militari al governo di Damasco, Qatar e Arabia Saudita sono sospettate di aver fornito armi ai ribelli siriani, con il beneplacito della Turchia. La stessa Navy Pillay, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, ha espresso i propri timori, dichiarando che “la fornitura di armi al governo siriano e ai suoi oppositori alimenta la violenza”, come riportato da Euronews

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