Coronavirus, brutte notizie per i pessimisti: in Israele 20 contagi su 128 mila vaccinati
I risultati preliminari di una ricerca condotta dall'azienda sanitaria Maccabi dopo la seconda dose di vaccino Pfizer. Per gli esperti si tratta di dati "incoraggianti", ma serve ancora cautela
Non è ancora finita, ma i motivi per essere positivi non mancano in Israele dove finora 2 milioni e 660mila persone (pari a circa il 30% della popolazione) hanno ricevuto almeno una dose di vaccino e un altro milione e 200mila ha ricevuto anche la dose di richiamo. Secondo i risultati preliminari di una ricerca condotta dall’azienda sanitaria Maccabi, su 128.600 persone monitorate che avevano già ricevuto la seconda dose del vaccino Pfizer-BioNTech, si sono contagiate solo in 20. Ovvero lo 0,008% del totale. Non solo. Nessuna delle persone contagiate, riferisce l'agenzia Reuters, avrebbe a quanto pare sviluppato la malattia in forma grave. "Il Maccabi riferisce che il 50% delle persone contagiate soffre di malattie croniche" si legge in una nota dell’azienda riportata dai media. "Tutti i pazienti hanno manifestato la malattia in forma lieve con sintomi quali mal di testa, tosse, debolezza o affaticamento. Nessuno è stato ricoverato in ospedale o ha sofferto di febbre superiore a 38,5 ° C". Una notizia confermata anche dal ministro della Salute, Yuli Edelstein, che ha fatto sapere oggi di non essere a conoscenza di nessun caso grave tra gli israeliani che hanno ricevuto anche la seconda dose di vaccino.
Anat Ekka Zohar, direttrice della divisione "Information and Digital Health" del Maccabi, ha affermato che si tratta di numeri "coerenti con i risultati dello studio Pfizer" e che l’azienda continuerà a monitorare "da vicino questi pazienti” per verificare l’evolversi della malattia. Secondo Maccabi si tratta di risultati preliminari, e dunque da prendere con cautela, ma i numeri sono molto incoraggianti". Ci sono però altri indizi che fanno ben sperare. Come ha fatto notare un paio di giorni fa il virologo Roberto Burioni su Twitter, i malati gravi con età superiore a 60 anni (la fascia di età che ha più beneficiato dei vaccini) sono calati del 9% a fronte di aumento del 50% nella fascia 40-50.
Israele è un esperimento sull'efficacia del vaccino.
— Roberto Burioni (@RobertoBurioni) January 24, 2021
Ultrasessantenni vaccinati a tappeto dal 20/12 e in questo momento tra loro i malati gravi sono calati del 9% a fronte di aumento del 50% nella fascia 40-50. Correlation is not causation ma incrociamo le dita. @segal_eran pic.twitter.com/eXaquFAFay
Percentuali degli ultrasessantenni gravemente malati sulla totalità dei casi in Israele nelle due ondate. Nella seconda sono stati vaccinati. Attenti ancora nessuna prova certa di efficacia. Solo dati incoraggianti. @segal_eran pic.twitter.com/jbYLZf80X4
— Roberto Burioni (@RobertoBurioni) January 25, 2021
Ci sono però anche notizie meno positive. Nonostante il Paese sia in lockdown da un mese il numero dei casi resta alto. Dopo 4 giorni di contagi in calo, ieri i nuovi positivi sono tornati a crescere con 8.962 contagi in 24 ore. La terza ondata del virus non è stata ancora domata, ma non mancano i motivi per essere ottimisti.
In week after 2nd Pfizer vaccine shot, only 20 of 128,000 Israelis get COVID https://t.co/HulbFG16HY
— The Times of Israel (@TimesofIsrael) January 25, 2021