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Venerdì, 29 Marzo 2024
Casi in aumento

Vaiolo: la festa con 80mila persone come primo focolaio e la corsa al vaccino

La ventesima edizione del "Gay pride" invernale alle Canarie potrebbe avere dato il via ai contagi. Cosa significa e cosa succede

La quota dei duecento casi di vaiolo delle scimmie è stata ampiamente superata. In appena 20 giorni, da quando nel Regno Unito si è accertato il primo positivo, le diagnosi si sono moltiplicate in ogni parte del mondo. L'Ecdc il centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie parla infatti di "multi focolaio". Gli esperti invitano a essere "attenti" ma tendono a ridimensionare il problema: è un virus noto, il vaccino per il vaiolo "tradizionale" offre comunque una protezione e la diffusione non è facile come invece per il Covid. Si vuole - e si deve - capire però da dove è partita la recrudescenza della malattia. Le indagini portano tutte allo stesso posto, lo stesso evento: la festa no stop di dieci giorni che si è svolta a Maspalomas, nel sud di Gran Canaria. Circa ottantamila persone hanno partecipato alla ventesima edizione del "Gay pride" invernale.  Date e contatti tra positivi portano al raduno. Potrebbe essere stato quello che gli infettivologi definiscono un "evento di amplificazione". Parallelamente i Paesi europei non vogliono essere travolti come è stato per il Covid e si ragiona sul vaccino.

Virus in "viaggio" per il mondo dopo la festa

Circa 80 mila persone dal 5 al 15 maggio hanno partecipato alla festa a Ymbo center di Maspalomas. Venivano da diversi Paesi e dopo l'evento si sono messi in viaggio per tornare in patria. Il sette maggio è stato scoperto il primo caso nel Regno Unito. Dal tracciamento dei positivi che sono stati scoperti via via è emerso che erano presenti alla festa o che hanno avuto contatti con altri partecipanti. 

L'ipotesi più plausibile è che tra i partecipanti all'evento ci fosse almeno un portatore del vaiolo delle scimmie. La festa sarebbe stato l'evento amplificatore. Tutti i sei positivi individuati dallo Spallanzani di Roma, per esempio, sono stati alle Canarie in quei giorni o hanno incontrato qualcuno che c'era stato. Calcolando che l'incubazione può arrivare a 21 giorni, è praticamente certo che saranno diagnosticati altri casi della malattia.

L'Oms: "Crescita inusuale"

"Sappiamo che il numero dei casi potrebbe aumentare nei prossimi giorni, siamo veramente all'inizio di questo evento. Il primo caso è stato notificato il 7 maggio, sono dunque solo 3 settimane e sappiamo che avremo più casi nei giorni a venire", dice Sylvie Briand, direttrice dell'Emergency Preparedness dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), durante il technical briefing sul focolaio di Monkeypox in corso in più Paesi, che si sta tenendo alla 75esima World Health Assembly.  Per l'esperta, stiamo vedendo un alto numero di casi in più Paesi in pochi giorni. "Questo evento è inusuale - ha osservato - perché di solito noi abbiamo o zero casi o casi veramente sporadici nei Paesi non endemici".

Considerando la grande mole di partecipanti all'evento e il fatto che, tornati alla vita di tutti i giorni hanno avuto contatti con altre persone, fare un tracciamento preciso al singolo caso è sostanzialmente impossibile. Da qui l'appello a chi presenta i sintomi di rivolgersi al medico e porsi in isolamento.

Incubo ghettizzazione

Ipotizzare il gay pride invernale delle Canarie come evento centrale nella diffusione del virus risveglia due timori. Il primo è quello dello stigma: si teme che le comunità Lgbtq+ sia additata come comunità di untori. Per le Canarie c'è il tema economico: la paura che questo uccida l'economia locale limitando il turismo. Sullo sfondo c'è anche una polemica "interna" alle Canarie: Andre van Wanrooij politico e membro dell'associazione "Glay" dello Yumbo Center che  sotto la sua presidenza, ha organizzato il pride fino a qualche anno fa lamenta un calo di attenzione: "Noi insieme a un'altra associazione davamo gratis i preservativi, facevamo informazione sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili in più lingue, organizzavamo incontri, assicuravamo assistenza sanitaria. Tutto questo non c'è più e anche se non si sapeva dell'arrivo del vaiolo delle scimmie, comunque comportamenti più attenti sarebbero serviti a prevenire anche quella malattia. Purtroppo, né il servizio sanitario locale pubblico, che si interessa solo dei cittadini spagnoli, né i nuovi organizzatori si sono impegnati a lavorare sulla prevenzione".

I casi di vaiolo delle scimmie in Italia

In Italia il virus ha avuto una diffusione finora limitata, parliamo di una decina. Gli ultimi, in ordine di tempo, sono stati accertati in Lombardia e in Emilia Romagna. Il ministero della Salute ha pubblicato una circolare per dare maggiori indicazioni circa la segnalazione, il tracciamento dei contatti e la gestione dei casi, a partire dalle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Si valuta la possibilità di vaccinazione per personale sanitario e i soggetti a rischio.

"Il vaiolo delle scimmie non è paragonabile al Covid, non colpisce tutta la popolazione perché chi è stato vaccinato contro il vaiolo, circa il 40% della popolazione, ha già una protezione indicativamente dell'85%. Quindi è uno scenario diverso che deve essere monitorato - ha ribadito oggi il sottosegretario alla Salute Andrea Costa - . L'Istituto superiore di sanità ha dichiarato che abbiamo già la disponibilità di oltre 5 milioni di dosi" di vaccino antivaiolo, "quindi siamo preparati eventualmente nel procedere qualora ve ne fosse la necessità". 

Il vaccino

Intanto l'Unione europea si prepara ad acquistare 50 mila dosi di vaccini per fermare la diffusione del vaiolo delle scimmie. L'indiscrezione, riportata negli ultimi giorni dai media belgi, trova conferma nell'annuncio del governo di Bruxelles in merito all'acquisto, attraverso l'Ue, di 1.250 dosi che corrispondono all'ammontare di vaccini assegnato al Belgio in proporzione alla sua popolazione. "L'Autorità Ue per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (Hera) sta lavorando con gli Stati membri e con i produttori per procurarsi vaccini e terapie per il vaiolo delle scimmie", ha dichiarato all'agenzia Agi un portavoce della Commissione europea, confermando il piano di acquisto Ue - per conto degli Stati membri - dei vaccini antivaiolo. "In linea di principio - ha aggiunto il portavoce - è stato raggiunto un ampio consenso con gli Stati membri affinchè Hera coordini le azioni per loro conto e procuri le contromisure mediche il prima possibile". 

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