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Venerdì, 19 Aprile 2024
La storia / Ucraina

Vanda, morta di fame e freddo a Mariupol: era sopravvissuta alla Shoah

Aveva 91 anni. Quando ne aveva appena 10 è scampata al rastrellamento da parte dei nazisti. Quando è iniziata l'occupazione russa si è rifiutata di andare via. La figlia racconta le ultime settimane "in un seminterrato gelido, senza acqua e luce"

Aveva solo dieci anni quando ha conosciuto l'orrore del nazismo, quando la sua città - Mariupol - è stata occupata dalle truppe di Hitler facendo strage di ebrei. Ottantuno anni dopo ha visto la sua città nuovamente occupata, dai russi però. Stavolta non è sopravvissuta. E' morta a 91 anni, di fame e freddo, Vanda Semyonovna Obledkova. Non ha voluto lasciare la sua terra, la sua Ucraina, ma non ha resistito. La sua storia è raccontata da Dovid Margolin su Chabad.org. Il corpo di Vanda è stato sepolto in un parco pubblico, la figlia Larisa e il genero hanno sfidato la sorte per poterle dare una degna sepoltura. "Non meritava una morte simile", dice oggi Larisa. 

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Vanda Semyonovna Obledkova nasce Mariupol l’8 dicembre del 1930. Nel 1941 i tedeschi invadono la città. La mamma di Vanda viene portata via. Il padre non è ebreo e riesce a nascondere la figlioletta in uno scantinato di un ospedale per tutta la durata dell’occupazione. Si salva grazie a lui e ad alcuni amici di famiglia che, durante un controllo successivo, fanno credere ai tedeschi che fosse di nazionalità greca. Vanda cresce e resta nella sua città. Si sposa nel 1954, diventa madre. A Mariupol invecchia e quando i russi avviano la loro "operazione speciale" decide di rimanere. "Mamma amava Mariupol e non ha mai voluto lasciarla", racconta la figlia. 

"Ha vissuto orrori inimmaginabili", spiega il rabbino Mendel Cohen. Le ultime settimane sono trascorse nel seminterrato di un vicino negozio di riscaldamento. L'unica assistenza che la famiglia ha ricevuto in tutto quel tempo è arrivata dalla sinagoga e dal centro comunitario del rabbino Cohen. "Non c'era acqua, elettricità, riscaldamento e faceva un freddo insopportabile - dice Larissa -. Non c'era niente che potessimo fare per lei. Vivevamo come animali. Due cecchini avevano allestito posizioni vicino alle fonti d'acqua più vicine, rendendo ogni viaggio estremamente pericoloso a parte le bombe che piovevano dal cielo. Ogni volta che cadeva una bomba, l'intero edificio tremava. Mia madre continuava a dire che non ricordava niente del genere" durante la Seconda guerra mondiale.

La storia di Vanda ricorda quella di Boris Romantschenko. Scampato a Buchenwald, è morto durante i bombardamenti russi a Kharkiv a 96 anni. Anche lui, pur avendo vissuto l'orrore sulla sua pelle si è rifiutato di andare via dall'Ucraina. E' morto nella sua casa, andata in fiamme dopo un attacco russo.

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