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Martedì, 23 Aprile 2024
Mondo Turchia

L'Italia ha davvero bloccato la vendita di armi alla Turchia?

Dubbi di Rete Disarmo, chiede che tutti gli invii di armi ad Ankara siano sospesi fino al completamento delle istruttorie su ciascuna autorizzazione e auspica che questa procedura porti comunque al blocco complessivo della vendita di armi: "Di Maio renda pubblico l'atto". Mattarella: "L'Italia condanna l'operazione della Turchia in Siria" 

Lo stop alla vendita di armi alla Turchia dopo l'inizio dell'offensiva contro i curdi c'è già per davvero? O dietro alle parole apparentemente chiare del governo italiano si nasconde una situazione molto più complessa, con vincoli contrattuali e tempi più lunghi? Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha firmato l’atto interno ministeriale per bloccare le vendite future di armi alla Turchia, avviando nel contempo un'istruttoria sui contratti in essere (così come annunciato in Parlamento). Rete Disarmo chiede che tutti gli invii di armi siano sospesi fino al completamento delle istruttorie su ciascuna autorizzazione e auspica che questa procedura porti comunque al blocco complessivo della vendita di armi. Unica modalità ritenuta realmente efficace di contribuire a fermare il conflitto in corso in Siria.

"Riteniamo necessario che tutte le forniture di armi dall'Italia alla Turchia vengano sospese con effetto immediato fino a completamento dell’istruttoria su ciascun contratto e su ciascuna autorizzazione": è la richiesta della Rete Italiana per il Disarmo a commento della firma da parte del Ministro degli Esteri Di Maio di un atto interno ministeriale che blocca tutte le future autorizzazioni di vendita armi ad Ankara. “Ci auguriamo che l’atto interno alla Farnesina concretizzato oggi (ieri, ndr) preveda questa fondamentale clausola, che rappresenta l'unica garanzia che nuove armi italiane oltre a quelle già consegnate in passato non vengano d'ora in poi utilizzate contro le popolazioni curde” si legge nella nota della RID.

Armi Italia-Turchia, Rete Disarmo: "Blocco totale e immediato, senza istruttorie"

"Una decisione di blocco totale e immediato - aggiunge Rete Disarmo -  senza quindi dover mettere in campo istruttorie e verifiche sul passato, si sarebbe già potuta e dovuta prendere fin da ora anche nel rispetto del dettato Costituzionale (art. 11), della legge 185/1990 che regolamenta le esportazioni di armamenti e delle norme internazionali (Posizione Comune UE e Trattato ATT) sottoscritte dall’Italia". Fin dallo scoppiare della crisi al confine tra Turchia e Siria le associazioni della società civile hanno sottolineato come sia inaccettabile la continuazione del copioso flusso di armi verso la Turchia, destinataria di centinaia di milioni euro di autorizzazioni per materiale militare e verso la quale sono partite consegne per 463 milioni di euro di controvalore in 4 anni.

Le notizie di stampa odierne che riportano di consegne ancora in corso per contratti autorizzati ben 3 anni fa dimostrano come lasciare aperta la porta all’invio di armi già autorizzate prima di oggi renderebbe inefficace e inutile qualsiasi decisione sull futuro. Relegando quindi l’atto odierno del Ministero degli Esteri ad una mera funzione simbolica.

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Stop armi alla Turchia: "I problemi formali non esistono"

“Ci aspettiamo inoltre che l’atto controfirmato dal Ministro Di Maio venga reso pubblico e messo a disposizione di Parlamento e cittadinanza per poterne verificare la portata e l’impatto reale - commenta Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo - e facciamo appello al Ministro affinché non si faccia influenzare da chi, anche in questi giorni, ha rallentato o impedito una scelta politica forte e doverosa come quella dello stop all’invio di armi alla Turchia sulla base di fantomatici problemi formali che in realtà non esistono. E che comunque sarebbero facilmente superabili con assunzioni di responsabilità forti da parte del Governo”.

La Turchia è da molti anni uno dei maggiori clienti dell’industria bellica italiana e che le forze armate turche dispongono di diversi elicotteri T129 di fatto una licenza di coproduzione degli elicotteri italiani di AW129 Mangusta di Augusta Westland. “Negli ultimi quattro anni l’Italia ha autorizzato forniture militari per 890 milioni di euro e consegnato materiale di armamento per 463 milioni di euro” sottolinea Vignarca di Rete Disarmo. In particolare nel 2018 sono state concesse 70 licenze di esportazione definitiva per un controvalore di oltre 360 milioni di euro. Tra i materiali autorizzati: armi o sistemi d’arma di calibro superiore ai 19.7mm, munizioni, bombe, siluri, arazzi, missili e accessori oltre ad apparecchiature per la direzione del tiro, aeromobili e software.

2005-2019, mai così tante armi da Germania alla Turchia 

Le esportazioni di armi dalla Germania verso la Turchia nei primi otto mesi del 2019 hanno raggiunto il valore di 250,4 milioni di Euro, la somma più alta dal 2005, anche con i restanti 4 mesi dell'anno ancora mancanti. Lo scrive la Dpa, citando dati forniti dal ministero dell'Economia di Berlino su richiesta della Linke. Lo scorso anno le vendite di armi ad Ankara hanno raggiunto i 242,8 milioni di Euro, un valore complessivo che ha fatto della Turchia il primo importatore di armi tedesche. Il numero di nuovi permessi concessi dal governo tedesco su esportazioni nel settore della Difesa verso la Turchia è salito quest'anno per la prima volta in tre anni: al 9 ottobre, il governo aveva dato luce verde al trasferimento di materiale bellico del valore di 28,5 milioni di Euro, più che nell'intero 2018 (12,9 milioni di Euro). Il ministro degli Esteri Heiko Maas ha annunciato il fine settimana scorso che non verranno concessi nuovi permessi su equipaggiamento militare utilizzabile da Ankara nella sua offensiva in Siria.

Siria, Mattarella: "Italia condanna operazione Turchia"

"L'Italia condanna l'operazione della Turchia in Siria" ed è vero che "la Turchia è un alleato della Nato, ma i latini dicevano 'Platone è mio amico, ma la verità lo è di più". Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella conferenza stampa congiunta con il Presidente Donald Trump alla Casa Bianca. Il Capo dello Stato ha avvertito che "l'operazione rischia di aprire spazi impensati ai terroristi dell'Is" e che "la soluzione non sono le sanzioni, che saranno inevitabili, ma il ritiro e lo stop dell'operazione".

La comandante curda: "Stiamo combattendo anche per voi"

"Siamo sotto il fuoco dell'artiglieria pesante turca. Le milizie affiliate alla Turchia sono a quasi 20 chilometri dalla città. L'Europa si assuma la responsabilità di fermare questo massacro, stiamo combattendo anche per voi". Così da Kobane Nessrin Abdalla, comandate dell'Unità di protezione popolare delle donne curde, la brigata femminile dell'Ypg a Repubblica.

"Avevamo un accordo con Damasco ma le truppe dell'esercito siriano non si sono ancora mosse nella nostra direzione, temiamo un massacro", racconta, aggiungendo che tra gli accordi c'è la creazione delle "joint operation troops per proteggere il confine siriano con la Turchia, da Jarablus a Derek, e respingere l'attacco dei turchi. Kobane è inclusa nell'accordo. Le truppe siriane sono a Tell Tamer, Ain Issa, Qamishli e Manbij".

L'ipocrisia dello stop alle armi alla Turchia: "Ne hanno già abbastanza per ucciderci tutti" 

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