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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Perché l'Italia non ha ancora preso una posizione chiara sulla crisi venezuelana

Tutti i "big" europei riconoscono Guaidò come presidente ad interim del Venezuela, mentre il governo italiano Lega-M5s ancora non si espone. Il "silenzioso" ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi presto dovrà prendere una posizione più chiara

Mentre tutti i big europei riconoscono Jean Guaidò come presidente ad interim del Venezuela, l'Italia non si espone. Tentenna. Dopo il sì di Francia, Regno Unito e Spagna sono arrivati anche i riconoscimenti di Austria, Svezia, Danimarca, Germania, Lituania, Lettonia e Olanda. E mentre l'Italia non si è ancora pronunciata, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha chiesto "responsabilità e chiarezza su una linea condivisa, con tutti i nostri alleati e tutti i nostri partner dell'Unione europea".

Il riconoscimento a Guaidò è arrivato dopo che alcuni paesi europei avevano intimato al presidente Maduro di indire entro domenica 3 febbraio nuove elezioni presidenziali altrimenti avrebbero riconosciuto Guaidò, come presidente ad interim. Maduro ha invece concesso un'intervista all'emittente spagnola Sexta, in cui ha respinto nettamente l'ultimatum europeo e non ha escluso il rischio di una guerra civile.

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Oggi sono iniziati i riconoscimenti ufficiali del "vecchio continente". Il primo a pronunciarsi è stato il ministro degli Esteri francese Jean Yves Le Drian: "E' presidente ad interim" ed "è legittimato" a indire nuove elezioni presidenziali, ha spiegato, seguito dal primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, che ha riconosciuto Guaidó come presidente del Venezuela in modo "esplicito e chiaro". Dall'altra parte della Manica anche il Regno Unito ha riconosciuto Guaidó come "presidente provvisorio" del Venezuela, sottolineando che non avendo Maduro convocato elezioni presidenziali "negli 8 giorni che ci eravamo prefissati" il Regno Unito "insieme ai suoi alleati europei ora riconosce Juan Guaidó come presidente ad interim fino a quando si potranno tenere elezioni credibili".

A unirsi al coro anche l'Austria di Sebastian Kurz, inizialmente contraria al riconoscimento e che ha cambiato idea, dopo una conversazione telefonica con il presidente ad interim. Riconoscimento arrivato anche dalla Danimarca, "fino a quando non vi saranno elezioni libere e democratiche", ha twittato il ministro degli Esteri danese, Anders Samuelsen. "In questa situazione - ha fatto eco il ministro svedese Margot Wallstrom - noi sosteniamo e consideriamo Guaidò come legittimo presidente ad interim". Per la cancelliera tedesca Angela Merkel "Guaidò è la persona con la quale dialoghiamo e dal quale ci aspettiamo che avvii il prima possibile un processo elettorale".

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Mosca invece stigmatizza il riconoscimento dei big europei parlando di tentativo " di legittimare una usurpazione del potere" e di "ingerenza diretta e indiretta" negli affari interni del paese latino americano. E mentre da Caracas lo stesso Guaidò ha chiesto il riconoscimento dell'Italia. "Faremo tutto il possibile affinché il governo italiano aggiunga il suo appoggio, per noi importantissimo, al resto dell'Unione Europea", ha detto al 'Corriere della Sera'. Invece Maduro ha chiesto all'Italia e all'Europa di non farsi "trascinare dalle follie di Trump".

Giovedì scorso l'Italia è stato l'unico dei 28 paesi europei a bloccare una proposta di compromesso sul Venezuela, avanzata dalla ministra degli Esteri svedese Margot Wallstrom, con cui si accettava il ruolo di Juan Guaidò come presidente ad interim fino a nuove elezioni. La discussione è avvenuta alla riunione dei capi delle diplomazie Ue a Bucarest. Non si sarebbe trattato di un riconoscimento formale di Guaidò, ma implicito. E l'Italia ha detto no. 

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Le dichiarazioni  del sottosegretario agli Esteri pentastellato Manlio di Stefano a Tg2000 sono state chiare: "L'Italia non lo riconosce (Guaidò, ndr). Siamo totalmente contrari al fatto che un Paese o un insieme di Paesi terzi possano determinare le politiche interne di un'altra nazione", ha detto, rifiutando il riconoscimento di Guaidó come presidente ad interim. "Si chiama principio di non ingerenza ed è riconosciuto dalle Nazioni unite".

Luigi Di Maio è cauto: "Il cambiamento lo decidono i venezuelani: noi siamo dalla parte della pace e della democrazia quindi dobbiamo creare i presupposti per favorire nuove elezioni.  Visto che siamo già stati scottati dalle ingerenze in altri Stati, non vogliamo arrivare al punto di riconoscere soggetti che non sono stati votati. Per questo non riconosciamo neppure Maduro." Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, finora, non si è esposto: a breve, dopo le prese di posizione dei big europei, dovrà farlo.

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La realtà è che il governo legastellato non ha una posizione unitaria. Il M5s non riconosce Guaidò come presidente legittimo ad interim mentre i sottosegretari agli esteri del Carroccio la vedono diversamente. "La Lega considera la presidenza Maduro terminata", scrive in un tweet Guglielmo Picchi. Nicolas Maduro è un "dittatore", "come ha detto il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, prima cade meglio è", gli fa eco Ricardo Merlo intervenendo su Rai Radio 1. 

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