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Giovedì, 25 Aprile 2024
VENEZUELA

Venezuela, pugno (Ma)duro: manifestare non è più un diritto

La decisione del tribunale supremo di giustizia: la libertà di manifestazione pacifica non costituisce "un diritto assoluto". Studenti, laureati e lavoratori, però, non si arrendono

ROMA - Come all'epoca del fascismo. Manifestazioni contrarie da reprimere, da zittire, da evitare. E' questo l'ultimo folle passo del Venezuela di Nicolas Maduro. Il tribunale supremo di giustizia, Tsj, ha stabilito che la libertà di manifestazione pacifica non costituisce "un diritto assoluto". Ecco perché da oggi ogni manifestazione dovrà essere autorizzata dagli organismi competenti. Organismi competenti che rispondono al nome di Nicolas Maduro. 

La svolta autoritaria del successore di Hugo Chávez difficilmente metterà fine alle proteste che da mesi infiammano Caracas. Anzi. Già domani, secondo quanto annunciato, studenti e lavoratori si ritroveranno nelle strade per quella che si annuncia la più dura delle proteste antigovernative. Ma perché il Venezuela è tanto arrabbiato?

I MOTIVI DELLA PROTESTA - Il catalizzatore dei malumori è senza dubbio Nicolas Maduro che, in appena un anno, è riuscito a dissipare l'eredità politica e sociale del leader della rivoluzione bolivariana, Hugo Chávez. I manifestanti, all'inizio solo studenti, protestano per la crisi economica, l'inflazione senza freni - toccata quota 60% - e la scarsità, ormai atavica di numerosi prodotti di prima necessità, dallo zucchero alla farina. 

Venezuelani in piazza contro Maduro | Infophoto

UN BAGNO DI SANUGE - La risposta di Maduro non si è fatta attendere. E la protesta è presto diventata un continuo bollettino di guerra. I numeri fanno paura: trentanove morti, forse di più, dall'inizio dei cortei, duemila persone arrestate, oltre cinquecento feriti, tra cui centocinquanta colpiti da armi da fuoco. Vie d'uscita al momento non se ne vedono. Ancora più difficile che se ne vedranno dopo la decisione del tribunale supremo di giustizia. Il più radicale fra i leader dell'opposizione al governo chavista, Leopoldo Lopez, continua ad incitare dal carcere i giovani a scendere in piazza, a "non arrendersi", con l'obiettivo dichiarato di costringere Maduro a cedere, a scendere a patti, a lasciare il potere e convocare nuove elezioni. Maduro, dal canto suo, è sempre di più arroccato e continua nel suo invito - sempre accettato - alla Guardia Nazionale a reprimere le manifestazioni. Anche con l'uso indiscriminato della violenza.

Scriveva Amnesty International in suo report: 

"Il Venezuela rischierà una delle peggiori minacce allo stato di diritto degli ultimi decenni se le contrapposte forze politiche non s'impegneranno a rispettare appieno i diritti umani". 

La decisione di vietare per legge le manifestazioni è solo l'ennesimo passo. Verso il baratro. 

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