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Giovedì, 25 Aprile 2024
Repressione / Russia

Ventenne condannata a 10 anni per una storia su Instagram contro la guerra in Ucraina

Una studentessa russa è stata arrestata con l'accusa di giustificare il terrorismo e di screditare le forze armate della nazione

Una giovane di soli 20 anni è stata condannata a dieci anni in Russia per aver pubblicato un post sui social contro la guerra in Ucraina. La studentessa Olesya Krivtsova è stata arrestata per aver postato una storia su Instagram riguardante l'esplosione dello scorso ottobre sul ponte che collega la Russia alla Crimea, ora annessa dalla federazione. Il post, in cui la ragazza rifletteva su come gli ucraini fossero felici di quanto era accaduto, le è costato una condanna a 10 anni di reclusione, da scontare ai domiciliari, e una targhetta elettronica sulla gamba in modo che la polizia possa monitorare ogni suo movimento.

"Stavo parlando al telefono con mia madre", ha raccontato Krivtsova di fronte ai microfoni della Bbc, "quando è entrata molta polizia. Mi hanno tolto il telefono e mi hanno urlato di sdraiarmi a terra". L’accusa contro di lei? Giustificare il terrorismo e screditare le forze armate russe. A seguito delle imputazioni, è stata aggiunta immediatamente all’elenco ufficiale dei terroristi ed estremisti della Russia. Una follia secondo la ragazza, che non riesce a capire come il suo nome possa apparire a fianco a quello dei responsabili degli attacchi nelle scuole e quelli del gruppo dello Stato Islamico.

Da quanto emerso dai racconti della giovane, le accuse sarebbero arrivate dagli stessi compagni di corso e sarebbero partite in una chat di WhatsApp. "Un amico mi ha mostrato un post su di me in una chat", ha raccontato alla tv britannica, "la maggior parte dei partecipanti erano studenti di storia. Stavano discutendo se denunciarmi alle autorità".

Le accuse che le sono state rivolte dai colleghi riguardavano "post provocatori di carattere disfattista ed estremista". "Prima cerchiamo di screditarla. Se non ci riesce, lasciamo che se ne occupino i servizi di sicurezza", avrebbero detto nel gruppo. Quello che sembra essere il pensiero comune dei giovani ragazzi è che la denuncia sia un dovere di un patriota; una considerazione che suona come un’allusione ai primi appelli di Putin (a poche settimane dall’invasione) a separare "i veri patrioti dalla feccia e dai traditori". Da quel momento, in tutto il Paese si è verificato un proliferare di denunce contro i critici della guerra. 

Le critiche pubbliche verso l’invasione, inclusa la ripubblicazione di critiche di altri, sono estremamente pericolose per il Cremlino. Anche per questo motivo la Russia ha deciso di varare delle leggi repressive per punire il dissenso; nella specifica legislazione spiccano normative che vietano la "falsa informazione" e tutto ciò che sia volto a "screditare" l’esercito.

Qual è quindi ora il futuro della giovane? Dopo aver partecipato all’udienza in tribunale (in cui Krivtsova ha indossato in maniera provocatoria una maglietta con l'immagine di un furgone della polizia con la scritta "School Bus") il giudice ha deciso di continuare a tenerla ai domiciliari. Complice forse anche il commento implicito della ragazza su come i giovani russi vengono puniti per le loro critiche alle autorità. "Non possono mettere tutti in prigione. A un certo punto finiranno le celle", ha detto sprezzante Krivtsova.

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