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Venerdì, 19 Aprile 2024
Punti di vista / Cina

Come viene visto il vertice Nato dalla Cina

Nel giorno del vertice Nato, il Global Times esprime la posizione più dura sull’Alleanza Atlantica e Usa

Riflettori puntati su Bruxelles, dove oggi 24 marzo vanno andati in scena i vertici più importanti dal Dopoguerra. La capitale della diplomazia globale accoglie, tra gli altri, il presidente degli Usa Joe Biden nel giorno che segna il primo mese da quando è scoppiata la guerra russa in Ucraina.
Prima al vertice della Nato, poi al G7 e, infine, alla riunione del Consiglio europeo i leader delle potenze del mondo liberale e democratico si incontrano per delineare alcune “linee rosse” oltre alle quali il presidente russo Vladimir Putin non può spingersi. Ma anche con l’obiettivo di individuare una strategia per portare il conflitto armato a una risoluzione attraverso la diplomazia.

Rivedere i rapporti Ue-Cina

In uno degli uffici della Commissione Ue, l’inquilino della Casa Bianca potrebbe chiedere ai leader europei di fare più pressioni sulla Cina affinché prenda le distanze dalla guerra di Vladimir Putin contro l'Ucraina, fino a minacciare conseguenze se Pechino sosterrà lo sforzo militare di Mosca.

Oltre all’invasione russa in Ucraina e al rafforzamento della difesa all’interno della cornice Nato, i 27 leader dell’Ue concederanno quindi spazio all’altro protagonista di questo scontro che si gioca anche sul campo della diplomazia, la Cina.

I moniti, che suonano come minacce, sono arrivati già nei giorni precedenti. Il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, al suo arrivo al quartier generale dell'Alleanza Atlantica per il vertice straordinario con i leader dei 30 Paesi membri, ha chiesto nuovamente alla Cina di condannare l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e di "non dare supporto politico e militare" a Mosca. Il suo appello non si distanzia da quello lanciato ieri 23 marzo al Senato dal premier italiano Mario Draghi nella sua informativa in vista del Consiglio europeo.
Così, nel corso dell’incontro alla presenza di Biden e del premier giapponese Fumio Kishida, Bruxelles potrebbe rivedere i futuri legami con Pechino “nel nuovo contesto globale”, in vista anche del vertice bilaterale tra l’Ue e Cina, previsto il prossimo 1° aprile.

Come viene visto il vertice Nato dalla Cina

Se per la maggior parte del mondo il conflitto in corso in Ucraina è "la guerra condotta dalla Russia", per la Cina, che non parla di “invasione” o “conflitto”, si tratta di “crisi ucraina”. Posizione rafforzata anche dai megafoni dei media ufficiali cinesi. Nel giorno del vertice Nato, il Global Times, spin-off in inglese del Quotidiano del Popolo, esprime la posizione più dura sull’Alleanza Atlantica e Usa. Nell’articolo che commenta la trasferta di Biden in Europa, la testata cinese nell’ospitare le voci di diversi analisti sottolinea come Bruxelles debba riconquistare la sua autonomia strategica, dal momento che gli Stati Uniti perseguono i propri interessi e guardano al rapporto con la Russia con logiche differenti rispetto a quelle europee. Washington, scrive il media cinese, alimenta il sentimento anti-russo attraverso l’imposizione delle sanzioni economiche a Mosca.

Il Global Times lancia poi un monito all’Europa affinché non segua ciecamente gli Usa: Bruxelles, avverte, ne uscirebbe come la più grande sconfitta di questa crisi. Cui Heng, assistente ricercatore del Center for Russian Studies of East China Normal University, affida al Global Times la sua opinione sul rapporto tra Nato e Ue, sottolineando come Bruxelles sia diventata ostaggio dell’Alleanza Atlantica tanto da aver perso la sua indipendenza strategica. La testata cinese, infatti, da quando è scoppiato il conflitto, ha proposto ai suoi lettori diversi articoli con cui porta avanti la tesi secondo la quale Washington sta ottenendo vantaggi e benefici dalla guerra in Ucraina, di cui è l’artefice. Dipingendo gli Usa come i manipolatori di questo conflitto, il Global Times riprende la visione russa sull'espansione verso est della Nato che ha portato Mosca a lanciare un’offensiva per “garantire la propria sicurezza”. E, come si legge in un altro articolo, Usa e Nato stanno intensificando il confronto, creando ostacoli ai negoziati tra Russia e Ucraina. Washington, si legge, non vuole realmente colloqui di pace.  

La Cina, infatti, nel mantenere la sua posizione ambigua senza mai condannare l’offensiva russa, ritiene che il conflitto debba essere risolto dai due attori protagonisti (Mosca e Kiev) senza l’interferenza delle potenze occidentali.

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L’opinione del conflitto sul web cinese

Ma la voce dei media ufficiali cinesi non sempre rispecchia la visione dei cinesi. I censori del web cinese stanno lavorando duramente per reprimere qualsiasi critica alla posizione di apparente neutralità di Pechino. Il conflitto russo in Ucraina ha acceso un vespaio di polemiche sia tra gli esperti di politica interna sia tra gli utenti del web cinese. Nel rimarcare l’antitetica posizione del giusto e dello sbagliato, il dibattito verte sulla necessità di Pechino di prendere una posizione chiara e distanziarsi quindi da Mosca. "Allontanare Putin e rinunciare alla neutralità aiuterà la Cina a costruire la sua immagine internazionale e ad allentare le tensioni in seno alle relazioni con gli Stati Uniti e l'Occidente", ha scritto Hu Wei, vicepresidente di un centro di ricerca sulle politiche pubbliche sotto il governo cinese, sollecitando la fine del sostegno cinese alla Russia. Tuttavia, queste opinioni - poche, ma in costante aumento - vengono rapidamente oscurate. Il sito web Us-China Perception Monitor, che ha ospitato l'appello dell’analista Hu, è stato bloccato per la prima volta in Cina.

Prevale infatti la visione di molti studiosi e opinionisti – come Hu Xijin, l'ex caporedattore del Global Times – che vedono la guerra come un complotto architettato dagli Stati Uniti per indebolire la Russia, rafforzare la Nato e rendere l'Europa nuovamente dipendente da Washington.

La Cina guarda altrove

Nel momento in cui la diplomazia occidentale cerca di colpire con ulteriori sanzioni Putin, la Cina tesse la sua rete diplomatica altrove. Questa mattina il ministro degli Esteri cinese Wang Yi è volato a Kabul, in Afghanistan, per discutere con i talebani l’apertura di vecchi progetti minerari (anche Kabul, come Pechino, non ha condannato l’aggressione russa in Ucraina).


In serata, il capo della diplomazia cinese dovrebbe essere a New Delhi, in India, nel primo incontro tra i funzionari dei due paesi da quando ci sono stati gli scontri sanguinosi tra l’esercito indiano e quello cinese sul confine conteso sull’Himalaya nell’agosto del 2020. Il condizionale è d’obbligo però, perché né Pechino né New Delhi hanno confermato il vertice.

Il ministro Wang è impegnato ad affiancare paesi che necessitano di aiuti economici, come quelli dell’Africa. Prima di partecipare ieri 23 marzo al meeting dei ministri degli Esteri dell’Organizzazione per la cooperazione islamica (OIC), la più grande organizzazione dei paesi musulmani, il capo della diplomazia cinese ha avuto interlocuzioni con suoi omologhi di Sud Africa, Zambia, Tanzania, Egitto e Algeria.

La guerra in Ucraina ha anche un impatto anche per le economie dei paesi africani, che si sentono ignorate dalle grandi potenze occidentali. In questo modo, Pechino si presenta nei paesi africani rafforza il suo consueto impegno nel Sud globale mentre evidenzia il doppio standard occidentale. Ed entra così nella fratture allargate con il conflitto in Ucraina.

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