Isis in Libia, video di minacce dopo la sconfitta: l'Italia pronta ad intervenire
Cacciati dalla roccaforte di Sirte, i jihadisti dello Stato Islamico minacciano online: "Torneremo e attaccheremo ovunque". Nel frattempo il Governo italiano va in aiuto del leader libico Serraj: "Invio di aiuti e addestratori"
La filiale libica dello Stato Islamico avrebbe ammesso in una registrazione video la sconfitta a Sirte, sua roccaforte in Libia. L'ammissione dei jihadisti riportata da siti e tv libiche all'indomani della liberazione da parte delle forze del governo di Accordo Nazionale del complesso di palazzi che ospita il quartier generale del Califfato in città e delle notizie sulla partecipazione di forze speciali Usa alle operazioni per la riconquista della città che ha dato i natali al defunto dittatore Muhammar Ghaddafi.
LE NUOVE MINACCE DELL'ISIS. Secondo quanto riporta l'emittente 218tv.net, in una nuova registrazione video diffusa su siti jihadisti "si vede un uomo che minaccia quelli che definisce gli apostati in Libia e all'estero di tornare presto e con forza per nuovi attacchi in Sirte ed in altre città". Quindi, riferendosi alla battaglia in corso a Sirte, il jihadista afferma: "Quello che è successo è un arretramento e non una sconfitta, torneremo dopo che le forze del male in tutto il mondo si sono coalizzate per combatterci". Il "Media Centre Room Ly" che è l'ufficio media delle operazioni per la liberazione di Sirte che fa capo al governo d'Accordo Nazionale, pubblica sul suo account Twitter ufficiale come un trofeo di guerra" la fotografia di un pick-up, affermando che si tratta dell'"auto mostrata nell'ultimo video dell'Isis, poi sequestrata dalle nostre eroiche forze".
AIUTI DALL'ITALIA. Il primo ministro libico Fayez al Sarraj ha avanzato la richiesta all'Italia di un impegno concreto che comporterebbe la fornitura di "aiuti umanitari e soccorsi sanitari ma anche dell'invio di addestratori militari nel settore dello sminamento, lì dove ce n'è più bisogno: a Sirte, dove infuria la battaglia tra i jihadisti e i misuratini, e dove gli ordigni disseminati dai miliziani dello Stato Islamico hanno già fatto più di 300 morti e 3.000 feriti.
"La richiesta è arrivata e l'esecutivo la sta valutando", ha confermato ad askanews una fonte del governo, ricordando che il nostro Paese è già da tempo impegnato in attività di aiuti e sostegno alle legittime autorità libiche, soprattutto "in ambito umanitario e di soccorso ai feriti".
L'eventuale invio degli aiuti, addestratori compresi, potrebbe avvenire in futuro con il via libera dell'esecutivo a un'operazione inquadrata nell'ambito degli sforzi internazionali contro i jihadisti dell'Isis in Libia, in particolare nell'area di Sirte. "Per qualsiasi nuova iniziativa, il governo coinvolgerà il Parlamento", ha spiegato una fonte governativa.
Il contributo più significativo, almeno in questa fase, l'Italia potrà dunque continuare a fornirlo in campo umanitario. Lo stesso Sarraj ha ricordato che "sin dall'inizio" il nostro Paese ha sostenuto l'esecutivo libico installato a Tripoli mentre esclude per ora l'ipotesi dell'invio di truppe straniere sul terreno: "Ho chiesto solo l'intervento con attacchi aerei Usa che devono essere molto chirurgici e limitati nel tempo e nelle zone geografiche, sempre coordinati con noi. Non ci servono truppe straniere sul suolo della Libia", ha sottolineato il capo di stato libico in un'intervista al Corriere della Sera.
Gli americani sono operativi da tempo nella regione libica: secondo il Washington Post, adesso, ad essere coinvolto sul terreno è anche un limitato numero di militari Usa che si stanno coordinando sui raid aerei e stanno fornendo informazioni d'intelligence alle forze impegnate sul territorio libico. Il personale Usa è numericamente contenuto ma sta agendo al fianco dei soldati britannici a Sirte, secondo fonti americane e libiche.