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Venerdì, 19 Aprile 2024
Di cosa si tratta / Ghana

Due persone sono state uccise dal virus di Marburg

I due casi sono stati accertati in Ghana dove 98 persone sono in isolamento. La malattia provoca mal di testa, febbre alte, diarrea ed emorragie: al momento non c'è una terapia specifica

Le autorità del Ghana hanno confermato il decesso di due pazienti contagiati dal virus di Marburg, una malattia altamente infettiva della stessa famiglia del virus che causa l'Ebola. Le due vittime, riferiscono i media, erano ricoverate in ospedale nella regione dell'Ashanti. La positività al virus era stata accertata a inizio mese ed è stata poi confermata dopo che i campioni sono stati inviati in un laboratorio in Senegal. Sono 98 i contatti dei due positivi in quarantena. 

La malattia da virus di Marburg

Che cos'è la malattia da virus di Marburg? Trattasi di una malattia altamente virulenta e soggetta a epidemie associate ad alti tassi di mortalità. Nel decorso precoce della malattia, è difficile da distinguere da altre malattie febbrili tropicali, a causa delle somiglianze nei sintomi clinici. Si trasmette per contatto diretto con sangue, fluidi corporei o tessuti di persone infette o animali selvatici (per esempio scimmie e pipistrelli della frutta).

Il virus di Marburg fu descritto la prima volta più di 50 anni fa, nel 1967, in occasione di una epidemia a Francoforte, in Germania, e a Belgrado, nella ex Yugoslavia. L’origine fu riscontrata, in quel caso, nell’importazione di scimmie dall’Uganda, che contagiarono ricercatori in alcuni laboratori. Ci furono 25 infezioni primarie con 7 morti. Il virus riapparve poi nel 1975 in Sudafrica, nel 1980 e nel 1987 in Kenya, con pochissimi casi subito isolati. Epidemie più violente si sono registrate invece tra il 1998 e il 2000 nella Repubblica democratica del Congo e nel 2004 in Angola, con più di un centinaio di morti.

I sintomi del virus di Marburg (Mvd)

Quali sono i sintomi? La malattia si manifesta in modo improvviso e rapido con forte mal di testa, dolori muscolari e un acuto stato di malessere. Il primo giorno compare una febbre alta e il malato va incontro a una rapida debilitazione. Verso il terzo giorno compaiono dolori addominali e crampi, diarrea acquosa che può durare anche per una settimana, nausea e vomito. In molti casi, tra il quinto e il settimo giorno, il malato ha delle emorragie da diverse parti del corpo, che spesso portano a morte. In tutto questo periodo il paziente mantiene una elevata temperatura, il virus attacca anche gli organi interni e il sistema nervoso causando stato di confusione, irritabilità, aggressività, perdita di peso, stati di delirio, shock, insufficienza epatica.

Nei casi fatali, la morte sopraggiunge nell’arco di 8-9 giorni. Il virus colpisce persone di tutte le età, anche se la maggior parte dei casi è stata registrata sugli adulti (nel corso dell’epidemia del Congo, i bambini sotto i 5 anni di età rappresentavano il 12%). Il contagio avviene per trasmissione diretta del virus da persona a persona, per contatto con i fluidi corporali, il sangue, l’urina, il vomito ma anche le secrezioni respiratorie. Non sembra invece essere molto efficace la trasmissione via aerosol.

Secondo l’Oms, tutte le ricerche effettuate finora hanno escluso che gli esseri umani siano parte del ciclo naturale del virus, e quindi il contagio avverrebbe per contatto casuale con altri animali infetti. Tuttavia, gli studi svolti fino ad oggi non hanno permesso di identificare quale animale sia serbatoio naturale della malattia, nonostante siano stati analizzati più di 3000 vertebrati e oltre 30mila artropodi. Ciò rende difficile l’attuazione di misure preventive. Attualmente, non esiste una terapia specifica o un farmaco approvato, ma solo cure di supporto.

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