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Sabato, 20 Aprile 2024
L'intervista

"Così sono scappata a Belgrado, la capitale dei russi anti-Putin"

In più di 170mila sono fuggiti dalla Russia nella capitale serba. La testimonianza di una giovane donna che ha raggiunto il marito in fuga dalla mobilitazione dei riservisti militari

L'Hotel Moskva a Belgrado è famoso per la sua celebre torta, ricca di ciliege, ananas e crema. In questo edificio liberty con elementi austro-ungarici affluiscono celebrità, turisti e cittadini che vogliono godersi una fetta del celebre dolce in uno dei salotti più raffinati dei Balcani. Questo luogo è solo uno delle tante testimonianze di legami profondi tra Mosca e la capitale serba, ma dallo scoppio del conflitto in Ucraina i rapporti tra i due governi sono diventati più complicati. Da un lato il presidente serbo Aleksandar Vučić ha un atteggiamento ambiguo: continua a coccolare Vladimir Putin e allo stesso tempo applica alcune sanzioni imposte da Bruxelles alla Russia, per non precludere l'ingresso del suo Paese nell'Unione europea. Dall'altra, la capitale Serba (ma non solo) si è arricchita di oltre centomila russi (ormai duecentomila secondo altre stime) scappati dal Paese natio. Dopo un primo flusso che si è mosso allo scoppio dell'invasione dell'Ucraina, l'altro momento scatenante della migrazione si è verificato lo scorso settembre, quando il Cremlino ha deciso di fare ricorso alla mobilitazione parziale dei riservisti militari.

Come sta andando la controffensiva ucraina?

Una decisione che in alcune zone della Russia ha dato luogo a veri e propri raid di massa per recuperare uomini in età militare. Moltissime persone, soprattutto di sesso maschile, a quel punto hanno deciso di fuggire. In cima alla lista delle città dove si sono rifugiati per sfuggire alla repressione e ai doveri militari c'è Belgrado. Qui si sono concentrati oppositori e attivisti, molti dei quali sono classificati come "spie" dal governo serbo, ma soprattutto cittadini che semplicemente non ritengono più il proprio Paese un posto in cui vivere in modo sereno e sicuro.

In un ostello in Montenegro, dove mi trovavo per completare un progetto fotografico sul piccolo Paese balcanico, ho incontrato Oxana Petrova (nome di fantasia per proteggere la sua identità), che mi ha rivelato di aver seguito il marito rifugiatosi a Belgrado, dove ha vissuto negli ultimi sei mesi prima di trasferirsi altrove. L'ho intervistata per capire meglio le motivazioni che l'hanno spinta lontano dal suo Paese e come è cambiata la sua vita.

Quando sei scappata dalla Russia?

Mi sono trasferita a Belgrado il 6 novembre 2022. Mio marito aveva già lasciato Mosca a settembre, subito dopo l'inizio della mobilitazione. In questo momento io e lui ci siamo lasciati, anche se non siamo ufficialmente divorziati.

Qual è il tuo lavoro?

Scrivo testi, pubblicità, manifesti come libera professionista. Mio marito invece lavora nel settore informatico. Continuiamo entrambi a lavorare per aziende basate in Russia, ma lo facciamo in smart-working. All'inizio mio marito mi manteneva, ora invece mi mantengo da sola e guadagno abbastanza per una vita semplice.

Perché hai deciso di scappare?

Che domanda difficile. Perché ho capito che la guerra era criminale, la situazione nel Paese sarebbe peggiorata e non la potevo sostenere. Personalmente non ero minacciata dalla mobilitazione o dalla prigione. Volevo solo una vita tranquilla e libera per me e la mia famiglia.

Com'è la vita dei russi a Belgrado?

Abbastanza buona. Mi piace Belgrado, ci sono molti parchi e i fiumi Danubio e Sava. Affittare un appartamento però è molto costoso (l'arrivo dei russi ha fatto esplodere il mercato immobiliare locale, ndr). Quando abitavo lì con mio marito abbiamo pagato 800 euro per un piccolo bilocale. Nei fine settimana potevamo comunicare con altri russi e viaggiare nei villaggi e nelle città circostanti.

Quanti russi sono scappati dalla Russia? Quanti sono a Belgrado?

Dalla mobilitazione di settembre almeno un milione di russi sono andati via. A Belgrado credo ce ne siano oltre 160mila.

Che tipo di attività avete organizzato come oppositori in Serbia?

Non posso fornirti troppi dettagli perché ci sono dei rischi per la nostra incolumità. Personalmente ho partecipato a tre incontri contro la guerra: due a Belgrado e uno a Novi Sad. Abbiamo organizzato tutti questi raduni in maniera autonoma: abbiamo fatto tutte le bandiere da soli, scritto annunci sui social network, negoziato con la polizia locale. Purtroppo finora queste attività non sono bastate per cambiare le cose. Mi manca quel periodo. Ora sono a Sarajevo, dove non c'è nulla di simile.

Hai un visto di residenza in Sebia?

Io ho un visto temporaneo. La Serbia ha delle regole per i cittadini russi: si può rimanere nel Paese per non più di 30 giorni. Poi bisogna attraversare il confine, e spostarsi altrove. Per esempio la Bosnia o il Montenegro sono esenti da visto per i russi (le regole sono cambiate dopo il grande afflusso di russi, ndr). Basta attraversare il confine anche solo per 5 o 10 minuti ed è possibile farlo in treno o in auto. Alcuni russi invece hanno un permesso di soggiorno (circa 17 mila, ndr). Dato che io non ce l'ho passavo il confine ogni 30 giorni.

Cosa pensa la tua famiglia della scelta che hai fatto?

I miei genitori la pensano come me: in Russia viviamo in una dittatura. Anche mio fratello è andato via con la sua famiglia. Loro si sono trasferiti in Georgia.

Il governo serbo è storicamente un alleato di Putin. Perché avete scelto Belgrado? Ti sentivi sicura lì?

L'abbiamo scelta a causa di affinità storiche, culturali e religiose. Anche se sono due lingue diverse, il serbo l'ho imparato in fretta, anche perché ho iniziato a studiarlo mentre mi trovavo ancora in Russia. Non c'è un'unica visione del mondo e c'è una profonda differenza tra generazioni. I giovani serbi, che hanno viaggiato in Europa e parlano inglese, sono per lo più contrari alla guerra e a Putin. Le persone di mezza età e gli anziani, che ricordano cosa è avvenuto durante la guerra in Jugoslavia, pensano invece che la colpa sia della Nato, la considerano un'organizzazione criminale, mentre Putin sta difendendo se stesso e il suo Paese. Ci sono molte persone pro-Putin in Serbia, ma non ritengo utile spiegare a loro le mie ragioni. È vero, a volte è un problema, ma fortunatamente ci sono anche serbi contrari alla guerra.

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