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Sabato, 20 Aprile 2024
Mondo Ucraina

Una giornata a Kyiv. La voglia di normalità con un occhio sempre attento sulla guerra

Le strade e i locali di Podil sono tornati ad animarsi, anche se non come prima del 24 febbraio. La voglia di normalità dei kyiviani, tra notizie di guerra e l'attesa per la giornata dell'Indipendenza

L'applicazione dell'allerta suona a metà pomeriggio mentre mi trovo a Podil, il quartiere in cui i kyiviani escono per passeggiare, bere e mangiare qualcosa nei locali. La sirena è una flebile voce di mezzo soprano da lontano. Mi guardo in giro: nessuno fa una piega. La capitale ucraina è ancora una città in pericolo ma la gente ha voluto, da tempo, riprendersi la propria vita. Le persone non abbandonano sul tavolino il bicchiere che accompagna discorsi e ha il sapore di liquore alla ciliegia e normalità. A Podil non si direbbe che ci si trovi in un paese costretto alla guerra, ma non ci si deve mai fare ingannare dalla vetrina.

La gente di Podil

La mattinata era iniziata con un croissant e un caffè espresso. Al tavolino di fianco, un ragazzo stava sfogliando, sul cellulare, le immagini su Instagram. Immagini di guerra: soldati in divisa, in trincea o in un sotterraneo, e questa no, non è la normalità. Anche il brulicare pomeridiano di Podil potrebbe ingannare. "Un qualunque venerdì, prima della guerra, qui non si camminava", mi dice una barista spiegandomi che sì, c'è gente, ma non è paragonabile al flusso precedente.

Il ponte panoramico permette di scorgere, sulla sponda opposta del fiume Dnipro, persone in spiaggia, mentre un ragazzo offre foto ricordo a pagamento a chi passeggia. Sulla collina retrostante, il grande monumento a Volodymyr, leggendario fondatore della città, è protetto dalle impalcature. Non per lavori in corso, ma per i missili che potrebbero colpirlo. E le pensiline lungo i percorsi pedonali continuano ad ospitare qualche artista che espone disegni e dipinti e ne troviamo uno all'opera. E, anche qui, persone che camminano respirando l'aria fresca e la minaccia di pioggia. La situazione di guerra (con il conseguente lungo viaggio per arrivare a Kyiv) ha cancellato il turismo dall'esterno, ma, oltre ai kyiviani che non se ne sono andati, sono presenti i rifugiati interni, quelli fuggiti dalle zone di guerra come il Donbas o Kharkiv, ed altre, che non hanno voluto abbandonare il paese.

La città si prepara al 24 agosto. Sarà la giornata dell'Indipendenza. Il governo ha approvato alcune celebrazioni, che non comprendono parate o manifestazioni di grande respiro. Verranno illuminati alcuni monumenti e luoghi iconici con il giallo-blu della bandiera nazionale, mentre nelle chiese i sacerdoti reciteranno preghiere. A Kyiv si terrà un'esibizione di equipaggiamento militare distrutto. Per il resto sono annunciate "azioni e flash mob", necessariamente di piccolo taglio. La situazione non permette grandi festeggiamenti e decine di migliaia di persone assembrate.

La ragazza nell'esercito: "Vinceremo sicuramente"

In un bar di Podil incontro una ragazza sui trent'anni, in città per qualche giorno. Poi tornerà verso il Donbas, dove da quasi tre mesi combatte, arruolata nell'esercito. Parlo con lei dietro promessa di non scrivere nemmeno una parola di quello che mi racconta, perché non è autorizzata a rilasciare interviste. E, comunque, è molto parca di dettagli. Si sofferma di più sul fatto che, nel suo quartiere, manca da mesi l'acqua calda. Ogni soldato, di qualunque latitudine e tempo, porta con sé un bagaglio di difficoltà, vita dura, ritmi e routines stravolte. Ma dietro questa ragazza che beve birra in un locale della sua città, come se fosse una qualunque milanese a Brera all'happy hour, c'è la determinazione del primo giorno, intatta. "Vinceremo, vinceremo sicuramente", è l'unica cosa che sono autorizzato a trascrivere, e non è nemmeno così originale: tutti, qui, la pensano allo stesso modo sull'esito finale. I soldati ucraini combattono a casa loro e per casa loro, oltre che per la loro libertà e la loro indipendenza. Non è una questione di retorica, ma di sopravvivenza.

"E' morto un mio amico"

"E' morto un mio amico. Si chiamava Yurii, vedevamo le cose nello stesso modo. Stanno morendo i migliori". Il messaggio arriva alle undici di sera e riporta tutto alla realtà della guerra. Qualche ora dopo, tutta l'Ucraina è sotto allerta. Nella notte verranno bombardate soprattutto Kharkiv e Mykolaiv. Le pagine dei giornali europei, probabilmente, si concentreranno sulla telefonata tra Macron e Putin e sulla nuova interruzione del flusso di gas lungo North Stream da parte di Gazprom. Intanto ragazzi e ragazze sparano, si trincerano, muoiono. I kyiviani escono, bevono birra e si distraggono, ma un occhio è sempre aperto sulla situazione di guerra. Moltissimi hanno amici e parenti là, dove si spara, ci si trincera, si muore. E il brulicare di Podil e del ponte pedonale è una pace apparente, una pace sempre vigile.

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