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Giovedì, 25 Aprile 2024
Lo scenario / Turchia

La vittoria di Erdogan un grattacapo per l'Occidente (e una buona notizia per Putin)

Il presidente ha sconfitto il candidato dell'opposizione e ora Ue e Nato dovranno continuare a fare buon viso a cattivo gioco per mantenere buoni rapporti con un alleato necessario ma scomodo

La Turchia ha scelto la continuità, ha scelto di lasciare al potere l'uomo forte che l'ha governata per gli ultimi 20 anni, e che ora manterrà le redini della nazione per altri cinque. Al ballottaggio di ieri Recep Tayyip Erdogan ha battuto il candidato dell'opposizione Kemal Kilicdaroglu con il 52,1% dei voti. Nonostante la crisi economica che sta attanagliando il Paese e l'inflazione alle stelle che ha impoverito la popolazione, nonostante le critiche per la risposta inadeguata al terremoto che solo tre mesi fa hanno ucciso 50mila persone, i turchi, che si sono recati alle urne in massa, con un'affluenza di oltre l'84%, hanno ancora una volta premiato il 'Sultano'.

Gli elettori non si sono fidati di Kilicdaroglu e della sua alleanza di sei partiti, che comunque sono stati i primi a dare davvero filo da torcere a Erdogan in quelle che sono state probabilmente le elezioni più difficili della sua carriera politica. Per l'Unione europea e la Nato non è certo una buona notizia, l'Occidente sperava che la Turchia decidesse di voltare pagina, ma così non è stato. La politica assertiva e indipendente sullo scenario internazionale del leader del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp), sono una delle cose che sono piaciute di più ai turchi, che restano un popolo fortemente nazionalista.

Erdogan è di nuovo presidente della Turchia: "Sono stati i siriani a decidere le elezioni"

Tra i primi a congratularsi con quello che ha definito il suo "caro amico" c'è stato un altro uomo forte: Vladimir Putin. "La vittoria elettorale è stata il risultato naturale del Suo lavoro disinteressato come capo della Repubblica di Turchia, una chiara prova del sostegno del popolo turco ai Suoi sforzi per rafforzare la sovranità dello Stato e condurre una politica estera indipendente", ha detto il presidente russo in un messaggio a Erdogan. "Apprezziamo molto il suo personale contributo al rafforzamento delle amichevoli relazioni russo-turche e alla cooperazione reciprocamente vantaggiosa in vari settori", ha aggiunto Putin.

Il leader turco ha condannato l'invasione dell'Ucraina l'anno scorso, ma ha rifiutato di aderire alle sanzioni occidentali e ha invece aumentato il commercio con Mosca, fornendo al Paese anche una scappatoia per aggirare alcune delle misure punitive imposte dall'Unione europea. Negli ultimi mesi ha anche ostacolato gli sforzi della Nato per espandersi ad est, ritardando l'ammissione della Finlandia e rifiutandosi ancora ora di accettare quella Svezia. Sia l'Alleanza Atlantica che l'Ue dovranno ora continuare a fare buon viso a cattivo gioco, e a sopportare questo alleato scomodo ma necessario. Il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha dichiarato di essere "impaziente" di preparare il vertice dell'Alleanza che si terrà a luglio a Vilnius, con la speranza di riuscire a sbloccare la pratica svedese.

Le mani di Erdogan (ancora) sulla Turchia

La Turchia è un candidato ufficiale all'adesione all'Ue, ma i negoziati di adesione iniziati nel 2005 sono fermi da diversi anni e Bruxelles ha un rapporto difficile con Ankara, che rimane però un partner fondamentale, soprattutto in materia di migrazione. La nazione ospita 3,5 milioni di rifugiati siriani fuggiti dal conflitto che per 12 anni ha devastato il loro Paese. Nel 2016 ha siglato un accordo con Bruxelles affinché, in cambio di ingenti finanziamenti, continuasse a ospitare richiedenti asilo e migranti sul suo suolo, evitando che entrassero in Europa. Ma ora tra le promesse elettorali che Erdogan dovrà mantenere c'è anche quella di rimandare i siriani a casa. A questo scopo il presidente si è detto anche pronto a incontrare il presidente siriano Bashar al-Assad, dopo aver sostenuto per anni i ribelli che contro di lui hanno combattuto la sanguinosa guerra civile che ha devastato il Paese.

"L'Ue ha un interesse strategico a proseguire una relazione cooperativa e reciprocamente vantaggiosa con la Turchia e tutto il suo popolo, nonché a creare un ambiente stabile e sicuro nel Mediterraneo orientale", ha affermato in una nota il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell. "L'Ue è pronta a impegnarsi con la Turchia per progredire verso un rapporto costruttivo per la nostra prosperità e stabilità condivisa, sulla base degli impegni per i diritti umani, lo stato di diritto, il diritto internazionale e la stabilità regionale, a beneficio di tutti i nostri cittadini", ha aggiunto.

Ma proprio per quanto riguarda i diritti umani e lo stato di diritto nel Paese ci sono le maggiori preoccupazioni. Erdogan ha accentrato i poteri su di lui, aumentando il suo controllo sul parlamento, sul potere giudiziario, sul governo, così come quello sui media, e ha ristretto pesantemente la libertà di espressione. Il gruppo Reporter senza frontiere piazza la nazione al 165esimo posto per libertà di stampa in una classifica di 180 Paesi. Nel suo World Report, Human Rights Watch ha affermato che l'Akp ha fatto arretrare di decenni la situazione dei diritti umani. E el cose da oggi non sono destinate certo a cambiare per il meglio.

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