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Giovedì, 25 Aprile 2024
pressing su roma

Così la Cina rilancia in Italia la Nuova Via della Seta

Il leader della diplomazia cinese a Roma per discutere sul futuro dell'adesione italiana all'iniziativa di Pechino siglata a Roma nel 2019. Ma la missione dell'alto diplomatico appare complicata su più versanti

Pechino ha inviato in Europa l'uomo forte della diplomazia. Wang Yi, l'ex ministro degli Esteri cinese e recentemente promosso capo della diplomazia del Partito comunista cinese, ha iniziato il suo tour europeo prima dell'inizio dei lavori della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, in Germania (dove potrebbe incontrare il Segretario di Stato Usa Antony Blinken, che ha annullato il viaggio in Cina dopo il caso del pallone spia).

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Atteso in Francia, Italia (il 16 e 17 febbraio), Ungheria e Russia “su invito dei governi” dei quattro paesi, Wang mostrerà le sue doti diplomatiche nel tentativo di ricalibrare il delicato rapporto con l’Unione europea. Sullo sfondo, la guerra russa in Ucraina che, a distanza di pochi giorni dal primo anniversario dello scoppio del conflitto, non è mai stata condannata dalla Cina.

"No al decoupling dalla Cina"

Wang ha il compito di ribadire l’impegno della Cina di Xi Jinping "per lo sviluppo pacifico". Impegno promosso già durante la sua tappa di ieri 15 febbraio in Francia con il presidente Emmanuel Macron, il quale non ha nascosto la speranza che Pechino, che rimane al fianco di Mosca e non ha condannato l'invasione dell'Ucraina, faccia pressione sulla Russia affinché torni al tavolo dei negoziati. Il "cessate il fuoco" è l'ambizione a cui mira anche la Cina, che allo stesso tempo considera la Francia come un grande paese indipendente negli sforzi per risolvere la crisi. Il capo della diplomazia del Pcc avrebbe poi sollevato il velo sui temi economici e - secondo quanto riportato dai media cinesi - avrebbe invitato Macron a evitare il decoupling dalla Cina e rafforzare così la cooperazione economica. 

A Parigi come a Roma, la missione dell'alto diplomatico appare complicata su più versanti. Sul fronte ucraino, la Cina si presenta senza sostanziali cambiamenti nella propria visione del conflitto: Pechino dichiara il proprio sostegno ai negoziati per arrivare alla fine della guerra, ma ha indurito la sua posizione rispetto agli Stati Uniti, recentemente criticati per la vendita di armi a Kiev. Su Pechino e il sospetto di un'assistenza militare alla Russia, si sono addensati anche i timori dei Paesi membri del G7, che starebbero prendendo in considerazione sanzioni per gruppi cinesi, iraniani e nordcoreani che si ritiene forniscano aiuto alla Russia nella guerra: un'ipotesi contro cui la Cina è disposta a mettere in campo "tutte le misure necessarie" per salvaguardare "diritti e interessi" delle proprie aziende.

Il pressing su Tajani per la Nuova Via della Seta

I riflettori sono puntati, soprattutto, sul riemergere dei timori di spionaggio cinese, dopo il caso del pallone spia abbattuto dagli Stati Uniti sopra il proprio spazio aereo. Si parlerà anche di questo aspetto nell'incontro tra Wang e il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani (l'incontro avverà nella serata di oggi 16 febbraio alla Farnesina. Poi Wang incontrerà domani 17 febbraio al Quirinale il presidente della Repubblica Sergio Mattarella).

Non sarà il primo colloquio tra i capi della diplomazia dei due paesi: il titolare della Farnesina e l'allora ministro degli Esteri cinese si erano parlati per telefono già a novembre scorso, pochi giorni dopo l'incontro, a margine del G20 di Bali, tra il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il presidente cinese, Xi Jinping. 

Nei rapporti bilaterali il punto interrogativo più difficile rimane quello legato alla Via della Seta. A novembre scorso, il presidente cinese, Xi Jinping, aveva annunciato il terzo forum, per quest'anno, dedicato all'iniziativa da lui lanciata nel 2013, della Belt and Road. Sul futuro dell'adesione italiana all'iniziativa di Pechino siglata a Roma nel 2019 permangono diversi dubbi, a cui fa da contraltare il ruolo della Cina come primo partner commerciale in Asia per l'Italia. 

Che fine ha fatto la Nuova Via della Seta cinese

Roma, con il nuovo esecutivo a guida Giorgia Meloni, ha messo in stand-by la decisione di uscire dal megaprogetto voluto da Xi Jinping. Il Memorandum of Understanding siglato nel 2019 scadrà nella primavera del 2024. Ma l'adesione al testo non è vincolante e, a oggi, non può vantare di aver prodotto grandi risultati per l'Italia. 

La presidente del Consiglio Meloni - che secondo un’indiscrezione non confermata pubblicata da Intelligence online potrebbe recarsi in primavera in Cina durante il Terzo Forum sulla Via della Seta -, ha rivisto la sua posizione nei confronti del gigante asiatico. Da una prima virata anti-cinese, la nazionalista che siede a Palazzo Chigi sembra aver cambiato idea: l'imperativo è ora mantenere buoni i rapporti con la Cina. Della stessa linea è il titolare degli Esteri italiano Tajani, che vorrà avere con Wang "un confronto a 360 gradi'' sui temi legati alla guerra in Ucraina e al progetto infrastrutturale cinese. Ma è ancora ''prematuro parlare dell'accorso sulla Via della Seta'' perché ''ci sono altre urgenze ed emergenze'', ha chiosato Tajani. 

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La Cina punta comunque a una nuova firma. In un'intervista all'Ansa, il nuovo ambasciatore cinese a Roma Jia Guide aveva auspicato nei giorni scorsi il rinnovo del patto tra Roma e Pechino, notando che negli ultimi tre anni, nonostante gli ostacoli della pandemia, l'interscambio bilaterale tra i due Paesi "ha segnato nuovi record, toccando nel 2022 i 77,88 miliardi di dollari e ponendo Roma in prima linea a livello europeo tra i Paesi che hanno rapporti commerciali con la Cina". 

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