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Giovedì, 25 Aprile 2024
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West Coast Wildfires: l'inferno degli incendi negli Stati Uniti

Aria irrespirabile, paesaggi spettrali, decine di morti e dispersi. E lo scontro politico sul cambiamento climatico si riaccende perché la natura ci presenta il conto. Ma poi restano soprattutto le storie, le vite: uomini, donne e bambini che provano a salvarsi la pelle, e non sempre ce la fanno

Non bruciano solo milioni di ettari di suolo americano. Brucia nell'immaginario l'idea stessa di West Coast, terra di speranze, di promesse, dove anche grazie ai territori sconfinati e alla natura rigogliosa, generosa, caratterizzata dal verde delle foreste e dal blu dell'Oceano un futuro è alla portata di tutti gli uomini di buona volontà che da ogni parte del mondo arrivano negli Stati Uniti. Oggi la natura presenta il conto, con altri colori.

West Coast Wildfires: gli incendi negli Usa

Gli incendi sulla costa ovest degli Stati Uniti sono il presente, l'attualità, i titoli dei giornali e le dirette di tutte le tv, nazionali e locali. Sono una ferita ancora aperta e sanguinante, e lasceranno il segno a lungo. Non che siano una novità assoluta, sia ben chiaro: cinque anni fa è bruciato lo 0,5 per cento del Golden State, l'anno dopo lo 0,6 per cento, l'anno seguente l’1,3 per cento e nel 2018 l'1,8 per cento. Quest'anno una zona della California grande quanto l'Umbria è già incenerita. Aria irrespirabile, paesaggi spettrali.

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Foto: EPA/PETER DASILVA

Gli incendi in California, Oregon e Washington

La California, l'Oregon e lo stato di Washington oggi piangono decine di morti, decine di persone mancano all'appello e ci sono migliaia di case distrutte. In decine di migliaia sono stati costretti a evacuare, interi boschi sono stati rasi al suolo dalla furia delle fiamme. Se negli anni passati gli incendi riguardavano località nel nord dello Stato come Paradise, in molti non si stupivano più di tanto: il bilancio fu gravissimo e la notizia fu per giorni su tutti i media nazionali, ma era una cittadina di circa 26mila abitanti costruita in mezzo (letteralmente) alla foresta e prosperata con l'industria del legname (e del disboscamento selvaggio), senza fognature né marciapiedi. Ora la situazione è più pesante perché insolita. Gli incendi che hanno attraversato l'Oregon occidentale sono una novità assoluta. Le foreste tra Eugene e Portland di solito non bruciano, dicono gli esperti. Troppa pioggia, troppa umidità. Invece in questa maledetta estate condizioni climatiche eccezionalmente secche, combinate con venti da est insolitamente forti e caldi, hanno causato una spirale di incendi fuori controllo, minacciando quartieri e città che fino ad ora non sembravano vulnerabili. Un mix infernale di foreste fumanti, case carbonizzate e aria soffocante.

Quell'umidità protettiva è svanita, come racconta il New York Times in un articolo di Christopher Flavelle e Henry Fountain: in gran parte perché il cambiamento climatico ha alterato le precipitazioni e gli schemi di temperatura. La siccità è stata "molto probabilmente esacerbata dai cambiamenti climatici", secondo Meg Krawchuk, professore presso l'Oregon State College of Forestry. E ha avuto l'effetto di "aprire il varco agli incendi" anche nella parte più popolosa dello stato.

Gli incendi sulla West Coast sono anche al centro di uno scontro politico. Il presidente Usa, Donald Trump - accusato di responsabilità dal rivale, il democratico Joe Biden, perché ignora il cambiamento climatico e le sue conseguenze - oggi è volato in California per valutare di persona la situazione. "Questo è il cambiamento climatico, e questa è un'amministrazione che ha messo la testa nella sabbia", ha affermato Eric Garcetti, sindaco democratico di Los Angeles.

I residenti di queste aree colpite dagli incendi fotografano i tramonti molto più rossi e più arancioni, e lo potranno fare per un po'. Migliaia di scatti condivisi sui social network sono tanto affascinanti quanto inquietanti. La ragione dei colori così accesi? La dimensione delle particelle di fumo è quella giusta per filtrare altri colori, il che significa che i colori rosso, rosa e arancione possono essere visti in modo più vivido nel cielo. Sono probabili tramonti più arancioni e rossi finché il fumo persisterà. Succederà ancora per giorni, almeno.

C'è poi la conta delle vittime e dei danni. Ma nulla come le storie, le singole storie danno il senso della tragedia, più dei freddi numeri. Nel sud dell'Oregon, una scena apocalittica di quartieri e parcheggi per roulotte carbonizzati si estende per miglia e miglia lungo la Highway 99 a sud di Medford attraverso le vicine città di Phoenix e Talent, una delle aree più devastate. Beatriz Gomez Bolanos, 41 anni, ha detto una sola cosa ai suoi quattro figli in auto con lei mentre gli incendi divampavano su entrambi i lati della loro auto durante la fuga dal Bear Creek Mobile Home Park a sud di Medford: "Chiudete gli occhi". All'agenzia di stampa Reuters ha poi raccontato: "È finito tutto, non c'è più nulla. Dobbiamo ricominciare dal nulla, ma siamo vivi".

In un centro di evacuazione a Fresno, in California, i pensionati John e Val Maylone hanno parlato della loro corsa contro le fiamme martedì scorso. Abbiamo avuto quattro ore di tempo per preparare pochi bagagli con generi essenziali e farmaci, e abbiamo portato con noi gli animali domestici. Non tutti, però: "Abbiamo lasciato indietro tre dei nostri gatti, ora siamo preoccupati". L'incendio, il Creek Fire, era ormai a poche centinaia di metri dalle abitazioni. Un ragazzino di 12 anni ha invece perso la vita mercoledì scorso accanto al suo cane e alla nonna mentre stavano fuggendo dal fuoco e dal fumo. Wyatt Tofte e la sua famiglia stavano cercando di allontanarsi dagli incendi che imperversano nella zona di Lyons, in Oregon, in auto: ma lui, la nonna Peggy e il fedele amico a quattro zampe non ce l'hanno fatta, non hanno fatto in tempo a scappare. 

Il bambino di un anno morto tra le fiamme, la madre (incinta) e il padre gravissimi

Non tutti riescono a fuggire: un bambino di 1 anno è morto in un incendio nel nord dello stato di Washington, e i genitori sono ancora in condizioni critiche (la donna, 26 anni, è incinta) in un ospedale di Seattle: lottano tra la vita e la morte in terapia intensiva. Lo sceriffo della contea di Okanogan Tony Hawley ha riferito che il piccolo è morto dopo che il Cold Springs Fire ha sorpreso i tre in fuga. Li hanno trovati i soccorritori mercoledì mattina lungo le rive del fiume Columbia: erano tutti gravemente ustionati e il bambino ormai morto.  

Tutto ciò, mentre non è ancora iniziata quella che tradizionalmente viene considerata la vera e propria "stagione" "degli incendi, che è a ottobre e novembre. I numeri non mentono: tra i 20 incendi più gravi e devastanti nella storia della California, sei sono del 2020. Un anno già da dimenticare.

La folle bufala degli "Antifa piromani"

Sui social anche di fronte a tragedie di tale portata, c'è chi continua a mettere in circolazione odiose e pericolose notizie false. L'ultima? Secondo complottisti e negazionisti del clima sarebbero stati gli Antifa (un movimento attivista politico militante, di sinistra, antifascista e antirazzista) ad appiccare i fuochi per saccheggiare le case degli sfollati. Follia. Proprio tale disinformazione sta persino ostacolando i soccorsi, perché alcuni cittadini hanno rifiutato l’evacuazione temendo che le case abbandonate possano essere date alle fiamme. Gli Antifa, gli attivisti della sinistra radicale, non hanno nulla a che fare con gli incendi di queste settimane, ma sono al centro del dibattito pubblico nel nordovest degli Usa perché sono stati protagonisti di molte delle proteste contro il razzismo e contro la violenza delle forze dell'ordine a Portland. Non aiuta a rasserenare gli animi il fatto che il presidente Trump li denunci a ogni piè sospinto come gruppo rivoluzionario violento.

Così succede che anche l’invito della polizia locale ai manifestanti a non dare fuoco a una barricata eretta in una strada cittadina diventi l'insensato preavviso di possibili roghi che bruceranno le case della gente nei villaggi secondo il passaparola incontrollabile. E a Molalla, un piccolo centro, due fotoreporter hanno dovuto chiedere la protezione degli agenti: indossavano infatti le medesime maschere antigas usate quando riprendevano gli scontri a Portland e sui social era partito il tam tam: "Sono arrivati i piromani antifa". Un dibattito pubblico tossico.


E poi c'è chi questi incendi li racconta. Senza il lavoro indefesso di molti coraggiosi giornalisti, non avremmo il quadro completo della situazione. Come Trevor Hughes di UsaToday.  La California consente ai giornalisti l'accesso alle aree disastrate con poche eccezioni e quasi nessuna limitazione. Ognuno si protegga come crede, e buona fortuna, a suo rischio e pericolo. Così Hughes è stato in grado di andare quasi ovunque senza supervisione: "Ho preso la mia macchina a noleggio e ho indossato i miei vestiti ignifughi e sono andato dove pensavo fosse la parte più calda dell'incendio", ha detto. "È lì che trovi i vigili del fuoco che lavorano per spegnere l'incendio. È lì che trovi i vigili del fuoco che stanno cercando di proteggere le case. È lì che trovi persone che stanno nelle loro case, cercando di proteggerle da soli".

Ti ritrovi a guidare, racconta "lungo strade dove ci sono alberi bruciati e alberi caduti sulla carreggiata. Ci sono cose in fiamme e c'è fumo ovunque. E poi c'è questa sensazione apocalittica quando sorge il sole, con lo strano colore arancione. Ma in realtà non vedi quasi nulla perché il fumo è così denso". Giovedì scorso Hughes aveva programmato di prendere un aereo per l'Oregon per coprire gli incendi più a nord, ma il fumo vicino a Medford ha cancellato il suo volo. E si è reso conto di un altro aspetto dell'emergenza. Poiché molti sfollati vogliono evitare di dormire nei grandi rifugi e centri allestiti per l'occasione con centinaia di altre persone, a causa della pandemia di coronavirus in corso, le camere d'albergo intorno a tutti questi grandi incendi scarseggiano. E così non si è nemmeno certi di dove passare la notte: c'è chi si è attrezzato con una tenda da campeggio e poco altro.

La natura della West Coast presenta il conto, dal confine con il Canada fino a quello con il Messico: “Mi ricorderò di tutto questo quando dovremo assumere le prossime decisioni sulla lotta ai cambiamenti climatici”, dice il governatore dello stato di Washington, Jay Inslee.

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