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Venerdì, 29 Marzo 2024
Spiragli di pace / Ucraina

Il passo in avanti di Zelensky: "Pronti a parlare con la Russia"

Il presidente ucraino si dice disponibile al dialogo. L'orrore delle migliaia di civili uccisi getta però una pesante ombra sulla pace

Dialogo, negoziati. Sono le due parole in cui tutti sperano per arrivare, nel più breve tempo possibile, a fermare la guerra tra Russia e Ucraina. Sono anche le parole che il presidente ucraino Zelensky ha pronunciato oggi. "Dobbiamo ripristinare il dialogo e portare la Russia al tavolo dei negoziati. Siamo pronti a parlare, speriamo non sia troppo tardi", ha detto rispondendo in collegamento video alle domande degli studenti della Sciences-Po di Parigi.  

Uno spiraglio di pace che arriva pochi giorni dopo un'altra apertura: nei giorni scorsi aveva infatti aveva parlato di un accordo possibile se le forze di Mosca si ritirassero "sulle posizioni del 23 febbraio".  

C'è però un'ombra: la scia di morti che la guerra sta portando con sè. "Con ogni nuova Bucha, con ogni nuova Mariupol, con ogni nuova città dove ci sono decine di morti, casi di stupro, con ogni nuova atrocità scompare il desiderio e la possibilità di negoziare, così come la possibilità di risolvere questo problema in modo diplomatico", ha detto Zelensky.

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Nelle parole di Zelensky anche molta Europa. "Gli europei - ha sottolineato - non devono temere una grande ondata migratoria dall'Ucraina. Queste persone sono sfollate, non rifugiate, il 95% di loro tornerà in Ucraina una volta finita la guerra".

Il presidente ucraino è tornato poi sull'adesione del suo Paese all'Ue: "Non potrà che rafforzarsi con l'ingresso dell'Ucraina tra i Paesi membri. Non si può rimanere costantemente nell'incertezza. E' come se non viene data una sedia a qualcuno che è invitato, l'Ucraina è un Paese di pieno diritto dell'Europa, che rispetta i Paesi dell'Unione ma vuole beneficiare dello stesso rispetto. Sono sicuro che se l'Ucraina avesse fatto parte della Nato, non ci sarebbe stata la guerra. Con le sue azioni, la Russia ha spinto Finlandia e Svezia nelle braccia della Nato. I Paesi civili oggi vogliono essere protetti dalla Russia, per vivere in sicurezza".

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