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Mercoledì, 22 Marzo 2023
Mobilità e ambiente

Auto elettriche: perché in Italia sono un flop

In Europa le vendite dei modelli a batteria iniziano a essere consistenti, nel nostro Paese restano al palo, anzi scendono: il fattore economico incide ma non può essere l'unica spiegazione

Inutile girarci intorno: gli italiani restano legati al caro vecchio motore termico e di auto a batterie non vogliono ancora sentir parlare. Secondo i dati di Acea (l'Associazione europea dei produttori di automobili) le elettriche pure immatricolate nel nostro Paese nel 2022 sono state 49.179 contro le 67.284 del 2021 con un calo del 26,9% rispetto all'anno precedente. Si tratta dell'unico caso di flessione registrato nel mercato europeo. In Germania le immatricolazioni di veicoli Bev (battery electric vehicle) sono invece aumentate del 32,3%, in Francia del 25,3% e in Spagna del 28,9.

Numeri che non possono essere spiegati solo con il calo complessivo delle vetture vendute in Italia nel 2022 (-9,7%) perché la flessione riguarda tutto il mercato europeo (-4,1%) che però vede allo stesso tempo vede crescere il segmento delle elettriche del 28,8%. 

Un dato significativo è quello relativo alla quota di mercato delle elettriche pure, ovvero la percentuale di auto Bev vendute rispetto alle immatricolazioni complessive. Nel 2021 (dati dell'European Environment Agency) l'Italia ha fatto un po' meglio della Spagna, ma si colloca comunque nella parte bassa della classifica con un market share che è risultato essere la metà di quello registrato in Francia e pari a circa un terzo di quello tedesco. Come si può facilmente evincere dai grafici (in basso) in buona parte d'Europa le vendite dei modelli a batteria iniziano a essere consistenti, nel nostro Paese restano al palo, anzi scendono. 

Guardando ai numeri del 2022 (fonte Jato Dynamics) in Norvegia la quota delle elettriche è risultata pari al 79% delle auto vendute, in Svezia al 33 e nei Paesi Bassi al 23%. Seguono la Danimarca con il 21% e Finlandia, Svizzera e Germania con il 18%. Con un misero 3,7% l'Italia è l'unica nazione europea ad aver fatto registrare un calo rispetto all'anno precedente. 

Perché gli italiani non comprano le auto elettriche?

Senza indugiare troppo sulle percentuali la tendenza è chiara, lapalissiana. Come spiegare dunque la diffidenza degli italiani verso i veicoli che viaggiano solo a batteria? Risposte definitive è molto difficile darne, ma possiamo azzardare qualche ipotesi. La prima, quella più immediata, è che le auto elettriche non siano ancora alla portata delle tasche della maggior parte dei consumatori. Ciò è vero soprattutto per le utilitarie o le auto di segmento medio il cui costo, anche considerando gli incentivi, resta generalmente più alto delle vetture termiche di pari categoria.

Che gli italiani non navighino nell'oro è cosa risaputa, ma basta il fattore economico a giustificare uno scarto così ampio rispetto ad altri Paesi? In Germania, per dare un'idea, il numero di elettriche pure vendute nel 2022 è stato quasi dieci volte superiore a quello registrato dalle nostre parti, in Francia più di quattro. Senza contare che per quota di mercato l'Italia è dietro anche a Paesi che non sono più prosperi del nostro.

Il fattore incentivi

Sarà allora che da noi gli incentivi per i veicoli elettrici sono più bassi che altrove? Proviamo a fare un confronto. In Italia il bonus statale per i veicoli Bev è di 3mila euro che diventano 5mila con rottamazione di un'automobile con classe di emissione inferiore a Euro 5. A patto di comprare una vettura con un prezzo di listino non superiore a 42.700 euro (Iva compresa). Lo scorso anno l'incentivo è stato erogato due volte: una prima con bonus di 3mila euro (e 5mila in caso di rottamazione), una seconda con un contributo di 7.500 euro (4.500 euro senza rottamazione) destinato ai cittadini con Isee inferiore a 30 mila euro e con il vincolo del prezzo di acquisto non superiore a 35mila euro Iva esclusa.

In Francia gli automobilisti possono contare su uno sconto del 27% del valore dell'auto con un massimale fissato a 6mila euro. In Spagna l'incentivo è di 4.500 euro e può arrivare fino a 7.000 in caso di rottamazione. In Germania, a partire dal 2023, il bonus è di 4.500 euro per le auto fino a 40mila euro di listino e di 3.000 nella fascia tra 40 e 65mila euro. Fino allo scorso anno però era rispettivamente di 6.000 e 5.000 euro e poteva arrivare fino a 9mila grazie un altro sconto del produttore. Un piccolo inciso: vista la stretta varata dal governo tedesco sarà interessante vedere se nel 2023 le vendite dei modelli a batterie crolleranno (come qualche esperto teme) o resteranno sui livelli dell'anno precedente. 

Sugli incentivi l'Italia non spicca per generosità (almeno rispetto agli altri Paesi presi in esame), ma basta questo fattore a giustificare il flop delle elettriche sul mercato? Forse non del tutto. 

Quota di auto vendute nel mercato europeo nel 2022 per tipologia di carburante

L'Italia è indietro sulle colonnine di ricarica?

E se il nostro Paese scontasse un deficit di infrastrutture? Secondo l'ultimo rapporto di Motus-E, associazione che sostiene "l'adozione massiva di mezzi sostenibili" e monitora costantemente lo stato della rete, a fine 2022 in Italia risultavano installate 36.772 colonnine per auto elettriche, molte meno di quelle installate in Francia (74.185), in Germania (88.992), nel Regno Unito (55.552) e nei Paesi Bassi (115.103).

Sulle colonnine il nostro Paese è in grave ritardo, ma c'è un altro aspetto da tenere in conto. Se infatti consideriamo il rapporto tra punti di ricarica e veicoli elettrici circolanti si scopre che l'Italia - proprio a causa della scarsa diffusione dei mezzi a batterie - è seconda solo ai Paesi Bassi e al Belgio e davanti a Regno Unito, della Francia, della Germania e della Norvegia. Certo, poi va detto che la rete di ricarica soprattutto al Sud è ancora molto carente, un fattore che può ovviamente avere un peso nella scelta dei consumatori. 

L'aspetto culturale

Va da sé che tutti gli aspetti che abbiamo fin qui considerato (costo elevato, incentivi statali e infrastrutture di ricarica) possono giocare un ruolo nel determinare il mancato appeal di queste vetture. C'è però un altro fattore che andrebbe valutato attentamente: quello culturale. Un luogo comune vuole che gli italiani siano piuttosto refrattari ai cambiamenti e forse, almeno restando al tema della nostra indagine, qualcosa di vero c'è. Per quanto non sia dimostrabile che nel nostro Paese ci sia una diffidenza maggiore che altrove, sulle auto elettriche serpeggiano timori diffusi. A volte fondati, altre volte frutto di disinformazione o, peggio, di cattiva informazione degli stessi media. 

E se l'autonomia non fosse sufficiente? E poi: questi veicoli contribuiscono davvero a salvaguardare l'ambiente o si tratta di un bluff? Secondo un sondaggio condotto da Aretè (azienda specializzata in consulenza strategica) e diffuso lo scorso ottobre, la metà degli intervistati teme ad esempio l'autonomia delle batterie (che però è la stessa in tutti i Paesi europei), mentre altri esprimono scetticismo sulla tecnologia elettrica in sé.

Anche la crisi energetica avrebbe avuto un peso. Se a marzo del 2022 l'87% del campione si diceva intenzionato ad acquistare un auto elettrica in futuro, qualche mese dopo percentuale è scesa al 63%. L'aspetto economico resta comunque preponderante. Secondo l'indagine  per un'auto a batterie gli italiani sono disposti a spendere non più di 30mila euro. "I dati della nuova ricerca - ha commentato Massimo Ghenzer, Presidente di Areté - testimoniano un significativo interesse per le auto elettrificate, al quale però non corrisponde un adeguato aumento della conoscenza circa le caratteristiche di questi prodotti. A prevalere è ancora la confusione che genera incertezza nella scelta del veicolo più adatto alle proprie esigenze. Serve oggi un nuovo sforzo da parte delle case automobilistiche per riuscire a comunicare in modo efficace le nuove motorizzazioni e, contestualmente, è necessario fare chiarezza su alcuni aspetti critici, come i punti di ricarica e il costo, la reale durata delle batterie e la produzione di energia da fonti rinnovabili".

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