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Giovedì, 25 Aprile 2024
crisi automotive

Come l'automotive può arginare la crisi di chip e semiconduttori

I grandi gruppi automobilistici e le aziende che fanno parte della filiera sono chiamati a grandi investimenti da effettuare con l'appoggio dei governi

La catena di approvigionamento della filiera automobilistica vive a livello mondiale uno dei periodi più complessi di sempre. 

Già alle prese con le sfide imposte dalla transizione energetica, in particolar modo col passaggio dai combustibili fossili alle energie pulite, i più grossi costruttori di auto al mondo, da un paio d'anni, sono periodicamente costretti a interrompere la produzione per la mancanza di componenti essenziali com chip, semiconduttori o "minerali critici" (come venfono definiti terre rare e altri minerali quali il rame, il nichel, il litio o il cobalto), di imprescinibile importanza per la produzione di auto, in particolar modo di quelle elettriche.

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Chip e semiconduttori: dove nasce la crisi

Le ragioni di questa carenza iniziata nel 2020 sono molteplici e si devono perlopiù a una combinazione di diversi eventi, su tutti la pandemia di COVID-19. Altre cause sono attribuibili a dispute commerciali tra Cina e Stati Uniti, la siccità a Taiwan (uno dei maggiori produttori mondiali di semiconduttori) e il mining delle criptovalute (per minare le valute virtuali, infatti, vengono impiegate anche le GPU, le cosiddette schede video, capaci di svolgere ripetitivi calcoli in termini di migliaia al secondo).

Economia circolare e autarchia laddove possibile

Come detto in precedenza, prodotti e tecnologie di vari tipi di industria, con in testa il comparto delle quattro ruote, sono al centro di un profondo cambiamento e ciò comporta nuove necessità, data la richiesta di tipologie di materie prime diverse. Nuove figure stanno subentrando nel business ma i vari attori dell'industria, in particolar modo quelli del comparto automobilistico, per sopravvivere sul mercato sono tenuti a ripensare radicalmente l'avvenire della propria filiera. L'unico modo per riuscirci prevede grandi investimenti mirati, che devono necessariamente essere appoggiati da decisioni politiche.

L'Ue vuole quadruplicare la produzione di microchip

Oltre a cercare di potenziare le aree critiche, in particolar modo delle componenti che vengono acquistate dall'estero, un ruolo molto importante può giocarlo l'"economia circolare". L'interesse nel riciclo e nel recupero dei materiali è crescente tra molte delle aziende che si stanno confrontando con la crisi di chip e semiconduttori e che anche per questo stanno ripensando i propri modelli di business. 

La filiera automotive è giunta ad un punto di flessione. Nei decenni scorsi fornitori e costruttori erano soliti esternalizzare molti passaggi produttivi in paesi dove il costo della manodopera era sensibilmente inferiore. Oggi stiamo invece assistendo ad una situazione opposta, ovvero grossi investimenti per produrre in loco i componenti essenziali.

Un esempio in tal senso, è rappresentato da USA Rare Earth, azienda che ha intenzione di effettuare un investimento da oltre 100 milioni di dollari per realizzare un complesso industriale a Stillwater, in Oklahoma. Qui verranno prodotti magneti permanenti, componenti di cui si è sentito parlare poco finora, ma che sono essenziali per auto elettriche, tecnologie militari di ultima generazione e cellulari. Attualmente quasi tutto il consumo di magneti permanenti nell'industria automobilistica americano, poggia su prodotti importati dall'estero, principalmente dalla Cina. In previsione di un aumento del 300% della domanda, visto il passaggio ai veicoli elettrici, è chiaro l'intento di creare una filiera domestica che non costringa a ricorrere alle importazioni. 

Laddove possibile (poiché non tutte le nazioni dispongono di suoli ricchi di minerali critici), dunque, sarà un bene cercare di creare una filiera interna, così da salvaguardare posti di lavoro e far fronte ad obiettivi ambiziosi come quello inseguito dall'Ue, relativo allo stop alla produzione di veicoli con motori termici dal 2035. Un modo per ridurre drasticamente la carbon footprint (parametro utilizzato per stimare le emissioni gas serra causate da un prodotto, da un servizio, da un'organizzazione, da un evento o da un individuo, espresse generalmente in tonnellate di CO2 equivalente) 

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