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Martedì, 23 Aprile 2024
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Marchionne, l'uomo dei due mondi che ha salvato Fiat rendendola un marchio globale

Se c'è un tratto comune nel percorso umano e professionale di Sergio Marchionne, è quello di essersi sempre mosso fra le due sponde dell'Atlantico. Per lui parlano i risultati di un'azienda, 14 anni fa praticamente fallita, player globale dell'automotive

Ricavi triplicati, utile passato da una perdita di 1,5 miliardi a un risultato positivo di 4,4 miliardi, capitalizzazione cresciuta di 11 volte: sono i numeri che scrivono il successo dell'uomo cui la rivista Time dedicò una copertina definendo Sergio Marchionne "la star dell'automotive". Parlano per lui i risultati conseguiti dalle società del gruppo nei 14 anni duranti i quali il manager con il maglione ne è stato alla guida. In particolare, i ricavi sono passati dai 47 mld del 2004 del gruppo Fiat ai 141 mld del 2017 conseguiti complessivamente da Fca, Cnh Industrial e Ferrari.

Nel 2004 la capitalizzazione dell'allora gruppo Fiat era di 5,5 miliardi e ora, tenendo conto di tutte le società nate dagli spin off, scopori e acquisizioni è di circa 60 miliardi di euro.

Marchionne, il manager che ha cambiato Fiat (e l'Italia)

Ma se c'è un tratto comune nel percorso umano e professionale di Sergio Marchionne, è quello di essersi sempre mosso fra le due sponde dell'Atlantico. Nato a Chieti il 17 giugno 1952, Marchionne è figlio di un maresciallo dei Carabinieri (circostanza ricordata nella sua ultima uscita pubblica, lo scorso 26 giugno a Roma, presso il Comando dell'Arma di Viale Romania) e di una giovane istriana. Dopo l'adolescenza in Abruzzo, seguì la famiglia in Ontario, dove si era già stabilita una zia materna.

In Canada Marchionne ottenne la laurea in filosofia presso l'Università di Toronto, seguita da una laurea in legge alla Osgoode Hall Law School of York University e quindi un Master in Business Administration presso la University of Windsor. Dopo avere esercitato la professione di procuratore legale, Marchionne entrò nel 1983 in Deloitte Touche come avvocato commercialista ed esperto nell'area fiscale, primo passo di una carriera che nel 2000 lo portò in Svizzera alla carica di A.d. del Lonza Group. attivo nel settore dei prodotti per le industrie farmaceutica e sanitaria.

A portarlo sotto i riflettori il successo ottenuto nel risanamento di Sgs, colosso elvetico nei servizi di ispezione, verifica e certificazione, di cui divenne amministratore delegato nel 2002.

I risultati ottenuti in Sgs - che fra i suoi clienti aveva proprio Fiat - lo portarono all'attenzione del Lingotto, alle prese con la crisi aggravata dalla scomparsa di Gianni Agnelli. Entrato nel cda del Lingotto dal 2003 su designazione di Umberto Agnelli, dopo la morte di quest'ultimo, Marchionne venne nominato il 1° giugno 2004 Amministratore delegato del gruppo. Al suo fianco il presidente Luca Cordero di Montezemolo e il vicepresidente John Elkann, all'epoca appena ventottenne.

La sua impronta 'decisionista' emerse subito sia con una serie di cambi ai vertici del gruppo che, soprattutto, con il durissimo braccio di ferro con General Motors, che portò a sciogliere l'accordo raggiunto nel 2000 da Paolo Fresco costringendo gli americani a versare 2 miliardi di dollari purché da Torino non venisse esercitato l'obbligo di acquisto di Fiat Auto.

Da Fiat a Fca, da Torino all'Olanda

Ma è nel 2009 che Marchionne compie il suo miracolo manageriale: in un'America piegata dalla crisi finanziaria - che da Wall Street aveva ormai raggiunto anche l'economia 'reale' - Fiat ottenne dall'Amministrazione Obama il 20% di Chrysler, una delle 'Big Three' dell'automobilismo Usa, che, dopo la fallimentare alleanza con Daimler, era praticamente fallita. A convincere Washington, oltre alla personalità di Marchionne, l'esperienza e le garanzie offerte da Fiat su nuove formule di mobilità 'verde'.

Fu il primo passo di un percorso che - attraverso l'acquisto delle rimanenti quote - porterà nel 2014 i torinesi al controllo del 100% di Chrysler. È la nascita di Fiat Chrysler Automobiles che sancisce la figura di Marchionne come uno dei grandi protagonisti - sulle due sponde dell'Atlantico - dell'automobilismo mondiale. Un cammino scandito da alcune grandi operazioni (alcune delle quali ancora in via di realizzazione), a iniziare dal rilancio di Jeep, divenuta ormai il gioiello della corona di Fca, passando per la rinascita di Maserati e la scommessa su una Alfa Romeo 'premium', marchio caparbiamente negato ai concorrenti tedeschi.

Lo scontro con i sindacati

In mezzo però, anche la delocalizzazione di numerose produzioni, con la conseguente chiusura di diversi impianti italiani, primo fra tutti quello siciliano di Termini Imerese che portò a una frattura in fondo mai sanata con i sindacati. E l'ultimo piano industriale - presentato appena lo scorso primo giugno - confermava quanto già annunciato da tempo, ovvero il declino del marchio Fiat, cui sarebbe stato preferito sui principali mercati quello della 'famiglia' 500, e l'uscita di scena di Lancia.

Per il futuro Marchionne - che ha inseguito inutilmente altre alleanze, convinto che solo grandi gruppi abbiano speranza di sopravvivere nel mercato automobilistico globale - aveva già delineato altre priorità, a iniziare dall'abbandono progressivo del diesel per sposare nuove forme di mobilità 'verde'. Un processo che - in base ai piani annunciati al mercato - il manager avrebbe seguito dai vertici di Exor, visto che la famiglia Agnelli-Elkann non aveva nessuna intenzione di 'liberarsi' dell'uomo che aveva salvato il gruppo.

Ma di molto altro sono stati pieni gli anni passati da Marchionne a Torino: a iniziare da un rapporto 'dinamico' con la politica e con il resto dell'imprenditoria italiana, come testimoniato dalla decisione di portare Fca fuori da Confindustria. Molti i protagonisti che hanno sperimentato il 'tocco' di un manager che non tollerava ostacoli sul proprio cammino: a iniziare da Luca Cordero di Montezemolo, diversissimo per storia e stile, uscito di scena dalla 'sua' Ferrari nel 2014 alla vigilia dello sbarco a Wall Street.

Marchionne, la vita privata in Svizzera

Nonostante i riflettori, il manager italo- canadese è riuscito a mantenere uno stretto riserbo sulla sua vita privata, complice anche la scelta di mantenere in Svizzera la propria residenza, per l'esattezza nel cantone di Zugo, dove abitano anche la prima moglie Orlandina, italiana con origini canadesi, e i due figli Alessio Giacomo (che ha compiuto i suoi studi in Canada) e Jonathan Tyler. Dopo la fine del primo matrimonio Marchionne ha iniziato, nella più totale discrezione, una nuova relazione, nata all'interno dello stesso gruppo.

Molti gli aneddoti sul suo stakanovismo (come quello di muoversi con il jet privato da una parte all'altra dell'Atlantico a seconda delle giornate festive o lavorative) affiancato alla dedizione assoluta richiesta ai suoi collaboratori, seconda solo a quella che si era auto-imposto per portare avanti il proprio compito. D'altronde, proprio nell'ultima uscita romana, Marchionne aveva spiegato come nei Carabinieri si rispecchiavano "i valori con cui sono cresciuto e che sono stati alla base della mia educazione: la serietà, l'onestà, il senso del dovere, la disciplina, lo spirito di servizio''.

Pochi gli hobby conosciuti (una passione per le Ferrari, che acquistava di tasca propria, e per la musica lirica) e un vezzo, ormai diventato 'mitico', quello di presentarsi agli appuntamenti più importanti (persino alla Casa Bianca o al Quirinale) con un informale maglioncino blu, diventato il simbolo di un'era come fu l'orologio sopra il polsino di Gianni Agnelli. Fra le poche eccezioni, l'ultima uscita internazionale, quando lo scorso primo maggio al Balocco sotto il tradizionale pullover rivelò una cravatta. Era un impegno che aveva assunto per il giorno in cui Fca sarebbe stata senza debiti. Missione compiuta.

Il futuro di Fca e Ferrari dopo Marchionne

Con la malattia di Marchionne, annunciata con lo stile sabaudo che ha sempre rivestito la casa torinese, finisce dopo 14 anni l'era Marchionne nel gruppo Fiat.

"Fca comunica con profonda tristezza che in settimana sono sopraggiunte complicazioni inattese durante la convalescenza post-operatoria, aggravatesi ulteriormente nelle ultime ore. Per questi motivi Marchionne non potrà riprendere la sua attività lavorativa"

Profondamente addolorato si dice John Elkann, presidente di Fca e Exor, che parla di "una situazione impensabile fino a poche ore fa, che lascia a tutti quanti un senso di ingiustizia". "Per tanti Sergio è stato un leader illuminato, un punto di riferimento ineguagliabile - ha voluto sottolineare - Per me è stato una persona con cui confrontarsi e di cui fidarsi, un mentore e soprattutto un amico".

Marchionne, il discorsi agli studenti: "Le grandi sfide danno significato a quello che siamo"

A prendere il suo posto di amministratore delegato di Fca, con quasi un anno di anticipo rispetto ai piani, è il britannico Mike Manley, 54 anni, attualmente a capo dei marchi Jeep e Ram. Scelta interna dunque per il successore di Marchionne: Manley e la squadra di management, ha rassicurato Fca, lavoreranno alla realizzazione del piano di sviluppo 2018-2022 presentato a Balocco il 1 giugno, che assicurerà al gruppo "un futuro sempre più forte e indipendente".

Manley è stato nominato Head of Ram Brand a ottobre 2015 ed è Head of Jeep Brand e membro del Group Executive Council dal primo settembre 2011. Nei prossimi giorni sarà convocata un'assemblea degli azionisti per eleggere il manager britannico amministratore esecutivo della società. Nel frattempo, proprio per garantire pieni poteri e continuità all'operatività aziendale, Manley ha ricevuto dal cda le deleghe a operare immediatamente come Ceo di Fca e assumerà anche la responsabilità dell'Area Nafta.

Avvicendamenti anche in Ferrari: sarà Louis Carey Camilleri il successore di Marchionne nella carica di amministratore delegato della casa di Maranello mentre presidente sarà John Elkann. Camilleri, classe 1955, è già membro del cda Ferrari ed è attualmente presidente del board di Philip Morris, gruppo in cui ha iniziato a lavorare nel 1978 fino a diventarne Ceo.

Suzanne Heywood è invece il nuovo presidente di Cnh Industrial.

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