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Sabato, 20 Aprile 2024

Il commento

Anna Dazzan

Giornalista

Essere o apparire: il dilemma degli adulti sui social

Qualche giorno fa mia figlia, tredici anni, aveva il mio telefono in mano e mi ha chiesto di poter guardare gli stati di WhatsApp dei miei contatti. Ho alzato le spalle, io non lo faccio mai, né aggiornare il mio, né guardare quello degli altri e delle altre. Le ho chiesto perché, mi ha risposto: “Mi diverte sempre vedere il modo in cui si mettono in imbarazzo gli adulti”. E per un pelo non mi va di traverso la tisana dal ridere. Così decido di guardare anche io. Uso smodato e spesso non corretto di emoji e punti esclamativi, immagini beneauguranti (buongiorno, buon risveglio, buon caffè, buon santo del giorno, buon inizio settimana, buon fine settimana e via dicendo, purché sia buono). Un po’ di imbarazzo lo provo anche io, ma passa subito. In fondo, penso, ognuno di noi vive i social come meglio crede e gli si confà. Ma la miccia ormai è accesa, e dunque comincio a riflettere su come stanno su internet le persone oggi: i più adulti, compresi gli anziani, si divertono su Facebook e aggiornando gli stati WhatsApp. Poi c’è la generazione Instagram e che non disdegna Twitter e poi via al nuovo che avanza. Nuovo si fa per dire. Tik Tok è roba da giovani ma non giovanissimi (con buona pace dei politici italiani che in vista del 25 settembre han pensato sarebbe stata una buona idea). E poi Snapchat, Twich e uno dei preferiti del momento (che mentre scrivo mi dicono essere già morente): BeReal.

Io, anche quest’ultimo, l’ho conosciuto ovviamente grazie alle mie figlie adolescenti. Anche loro soggette alle mode che vanno e vengono e spesso gelose dei loro “contenuti”, di questo mi hanno resa subito partecipe. Si pubblica una volta al giorno, solo quando si riceve una notifica: da quel momento gli utenti hanno due minuti per condividere quello che stanno facendo in quel preciso istante. La pubblicazione è composta da una doppia immagine: in grande quello che gli utenti vedono e in piccolo quello che riprende la fotocamera interna, fondamentalmente un selfie. Avendo solo centoventi secondi per pubblicare, ho pensato che così si riducono molto filtri e ripensamenti. D’altronde il nome suggerisce questo, essere il più reali possibili. Non male, dai, continuo a riflettere. E mentre penso a tutto questo, se mi piace o meno, se mi devo considerare “vecchia” se non uso certi social, se sono tutti una fregatura o qualcosa si può salvare, mentre sono lì che soffio sulla mia tisana, cominciano ad arrivarmi messaggi su WhatsApp da persone che non sento molto spesso. “Sei sempre bella Annetta!”, “Oltre che bella anche simpatica e brava. Ho un bellissimo ricordo di te e delle tue figliolone”. Non capisco, se non quando vedo ridere mia figlia. Mentre ero assorta nei miei pensieri (decisamente in malo modo, altro che Miriam Leone “no filter no make up”), la tredicenne mi ha scattato una foto con il mio telefono e ci ha fatto uno stato con la didascalia “Che bella che sono oggi” con tanto di emoji e cuori. Ho riso anche io e ho lasciato che quello stato avesse la sua breve vita anche e soprattutto dopo aver ricevuto il messaggio dell’altra adolescente di casa: “Quanti menti!”. Oh, io quella sono… doppio mento incluso. Altro che BeReal.

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