rotate-mobile
Sabato, 2 Dicembre 2023

L'editoriale

Maria Cafagna

Editorialista

Barbie è un grattacapo per Vladimir Putin

Da nemica numero uno delle donne a spina nel fianco di un regime totalitario e illiberale: strano destino quello di Barbie, la bambola di plastica più amata e, a quanto pare, anche la più odiata. Dagli anni sessanta in poi considerata un modello negativo per l’universo femminile, grazie a una notevole campagna di rebranding Barbie è diventata oggetto di culto per donne e bambine, nonché ambasciatrice dei diritti della comunità LGBTQI+. Il film di Greta Gerwig ha rappresentato la ciliegina sulla torta di questa svolta da parte di Mattel, tant’è vero che i maggiori detrattori della pellicola sono stati i content creator vicini alla galassia conservatrice.

Prima dell’uscita del film, il senatore texano Ted Cruz aveva tuonato contro il film accusandolo di fare propaganda per il governo cinese. Ospite del podcast conservatore The Daily Signal, Cruz ha spiegato che in una scena del film compare una mappa che mostra la cosiddetta “linea dei nove tratti”, ovvero una rappresentazione delle rivendicazioni territoriali della Cina nel Mar Cinese Meridionale: “C’è una scena in Barbie dove c’è una mappa del mondo disegnata con i pastelli - ha spiegato il senatore - E c’è disegnato questo grande blocco chiamato Asia. E poi ci sono quelli che sono chiamati i nove tratti. Questa è propaganda comunista cinese, tramite cui la Cina vuole rivendicare la sua sovranità su tutto il Mar Cinese Meridionale”. Non era la prima volta che Ted Cruz si scagliava contro Barbie, dato che nel suo podcast si era già detto molto allarmato in vista dell’uscita del film: “Stiamo assistendo a un pattern di film di Hollywood che si prostrano ai piedi dei comunisti cinesi. Sanno che piegarsi a ciò che rende felice il governo e il Partito Comunista Cinese significa che il film potrà essere distribuito in Cina. Devo dire che è vergognoso vedere Hollywood fare da portavoce dei cinesi”.

La Russia contraria a Barbie nei negozi

La pensano in un paese alleato della Cina, la Russia. A luglio Maria Butina, membro del Comitato per gli affari internazionali della Duma di Stato, si è detta ''categoricamente contraria alla presenza di Barbie nei nostri negozi - proponendo di vietare la vendita di queste bambole perché - promuovono relazioni omosessuali". Secondo Butina, infatti, le Barbie sono ''il motore dell'agenda Lgbt, inaccettabile in Russia in base alla legge che vieta la propaganda Lgbt’'. Butina fa riferimento alla legge del 2013 con cui il presidente russo Vladimir Putin aveva vietato la cosiddetta propaganda Lgbt tra i bambini e le bambine, istituendo pene molto severe per chiunque avesse trasgredito alla legge. L’anno scorso le pene sono state addirittura inasprite con l’istituzione del divieto di parlare e di promuovere rapporti sessuali non tradizionali, la pedofilia e qualsiasi genere di informazione circa gli intervento chirurgico di riassegnazione di genere.

In un’intervista a Duma Tv, Maria Butina ha anche parlato del film con Margot Robbie e Ryan Gosling definendolo: “uno spot per il Partito democratico e il suo programma”.

Nel frattempo Barbie ha sbancato i botteghini in tutto il mondo diventando un fenomeno globale e nonostante i divieti e la censura, la voce è arrivata anche in Russia dove centinaia di persone stanno sfidando il regime di Putin andando a vedere il film.

Come riporta un articolo della BBC, ci sono code fuori dalle sale che proiettano il film di Gerwig: “Per evitare problemi con la censura, alcuni cinema in Russia hanno venduto i biglietti per cortometraggi di produzione russa e hanno proiettato invece il film di Barbie” racconta Steve Rosenberg, corrispondente a Mosca per la BBC. Nonostante la maggior parte degli studios abbia scelto di abbandonare il mercato russo dopo la guerra in Ucraina, alcuni film vengono proiettati ugualmente per vie traverse, proprio come sta accadendo in queste settimane con Barbie. Secondo il quotidiano Avvenire, il governo russo sta chiudendo un occhio: “Ufficialmente sul biglietto risulta un nome diverso rispetto a quello ufficiale e inoltre, prima della proiezione, il pubblico viene “omaggiato” (quindi deve sorbirsi) un cortometraggio di produzione nazionale, magari di quelli sul senso della patria che piacciono tanto a Putin. Un deputato della Duma aveva pure proposto di distribuire il film ufficialmente, senza poi pagare i diritti d’autore. Ma dal ministero della Cultura è arrivato un niet su tutta la linea”. Anche Oppeheimer è arrivato sugli schermi russi: sempre secondo Avvenire, il film di Nolan sarebbe arrivato in sala col titolo Dudak, un termine colloquiale che indica una persona fredda e insensibile.

Ma più della bomba di Oppenheimer, è Barbie e il suo universo colorato e inclusivo a spaventare il governo russo: il pubblico che sta affollando le sale è entusiasta della pellicola di Greta Gerwig che, tra le altre cose prende in giro la cultura machista, il patriarcato e gli uomini fissati con i cavalli. A voler pensar male, sembra che la regista e Noah Baumbach - suo compagno nella vita e autore insieme a lei della sceneggiatura di Barbie - avessero preso di mira uomini come Vladimir Putin, disposti a scatenare una guerra pur di colmare le proprie insicurezze. Se non ci fossero di mezzo migliaia di morti, ci sarebbe da sorridere; chissà che non sia proprio un film su una bambola ad aprire breccia nella feroce propaganda del Cremlino.

Si parla di
Sullo stesso argomento

Barbie è un grattacapo per Vladimir Putin

Today è in caricamento