9 euro lordi all'ora, tutto compreso, diamoli ai parlamentari
Carlo Calenda paladino del salario minimo. O almeno così pareva finché il leader del Terzo Polo, purtroppo per lui, non ha deciso di esplicare la sua meravigliosa proposta. “Sul salario minimo serve una battaglia seria per milioni di lavoratori italiani. Noi vogliamo aprire una discussione vera che porti a un risultato. Questo è fare politica”, ha dichiarato. Una battaglia doverosa e sacrosanta nei confronti di quei milioni di lavoratori sottopagati di cui questo sventurato Paese è pieno, a cominciare, ad esempio, da quelli dei servizi fiduciari che hanno un minimo salariale da ccnl pari a 5 euro lordi all’ora, tutele inesistenti e un contratto che aspetta di essere rinnovato da ben 8 anni. Ineccepibile l’intento, non fosse che quando Calenda ha iniziato a spiegare la sua proposta si è immediatamente capito che il salario minimo targato Terzo Polo altro non sarebbe che l’ennesimo regalo alle imprese, un ottimo grimaldello per comprimere ancor di più stipendi e le tutele contrattuali.
6 euro netti
"Noi vogliamo fare un salario minimo legale minimo a nove euro all’ora, che include le quote di Trattamento di fine rapporto e il salario differito. Nove euro di salario minimo, si colloca nella fascia molto alta", ha detto. Fascia molto alta. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere, visto che per Calenda questa supposta fascia molto alta - secondo alcune simulazioni - sarebbe pari a circa 6 euro netti all’ora. Perché sì, a conti fatti, nove euro lordi all’ora onnicomprensivi di Tfr ed elementi di salario differito di fatto diventano 6 netti, una paga che definire incivile è un complimento, nonché un minimo salariale decisamente peggiorativo rispetto a quello attualmente in vigore in molti contratti collettivi nazionali, che non sono ormai affatto considerabili adeguati al costo della vita e all'inflazione.
Condizione da paese in via di sviluppo
In sostanza, dopo anni di estenuanti dibattiti sulla necessità di introdurre un salario minimo nel Paese che negli ultimi 30 anni ha visto diminuire i salari del 2,9%, unico Stato membro di tutta l’Ue in cui si è verificata questa dinamica, la soluzione del Terzo Polo è proporre una condizione salariale da Paese in via di Sviluppo. Con tutto il rispetto per i Paesi in via di Sviluppo, perché francamente ho forti dubbi sul fatto che il nostro raggiunga quegli standard.
Considerato che il leader del Terzo Polo considera questa oscena proposta di “fascia molto alta”, sarebbe davvero bello, anche per un solo mese, convertire gli stipendi di questi illuminati parlamentari da oltre diecimila euro al mese alla cifra che da loro viene considerata dignitosa per i lavoratori italiani: 9 euro lordi l’ora, onnicomprensivi. Sarebbe davvero divertente verificare se riuscirebbero a sopravvivere anche solamente poche settimane barcamenandosi tra bollette, affitti, benzina e spesa con prezzi alle stelle e un potere d’acquisto che viene sempre più risicato ogni giorno che passa.
Sarebbe davvero bello vederli alle prese con il dover affrontare delle spese impreviste come il dentista o il meccanico senza poter contare su un salario dignitoso che permetta di mettere via una quota di risparmi per qualsiasi evenienza. Me ne rendo conto: so perfettamente che questa è una proposta altamente provocatoria e populista. Ma la proposta è anche frutto di una banale considerazione: davvero parlamentari del genere meritano di guadagnare più soldi? Davvero parlamentari che da anni non sono in grado di risolvere alcun tipo di problema né di analizzare e comprendere le difficoltà del cosiddetto “Paese reale”, meritano di percepire stipendi a cui avrebbe diritto qualcuno di realmente competente? Proposta populista sì, ma il fatto è che, forse, è necessario avanzarla proprio perché a davanti a tanta insipienza non si può rispondere in modo sensato.