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Martedì, 16 Aprile 2024

L'intervista

Fabio Salamida

Giornalista

No, l’Europa non ci costringerà a mangiare vermi e grilli

L’Unione Europea ha dato il via libera alla vendita di farina di Acheta domesticus, comunemente conosciuto come “grillo domestico”, e al regolamento che autorizza la commercializzazione delle larve di Alphitobius diaperinus, per gli amici “verme della farina minore”. In realtà non si tratta di una decisione maturata negli ultimi mesi, ma una normale conseguenza dell’entrata in vigore del regolamento sui cosiddetti "novel food”, che cataloga gli insetti e i loro derivati sia come nuovi alimenti che come prodotti tradizionali. La notizia è stata un toccasana per la propaganda dei partiti al Governo, ultimamente un po’ a corto di argomenti e di nemici. “Ci opporremo, con ogni mezzo e in ogni sede, a questa follia che arricchirebbe qualche multinazionale e impoverirebbe la nostra agricoltura e la nostra cultura” tuona Matteo Salvini sulle sue pagine social: ma persino in quei luoghi virtuali dove ogni post è studiato per alimentare divisioni, c’è chi si chiede perché vietare la vendita di un prodotto quando basterebbe semplicemente non acquistarlo e soprattutto perché il Governo dovrebbe perdere tempo dichiarare guerra alla farina di grillo e alle larve di vermi invece di occuparsi di questioni più serie. La risposta è molto semplice: si parla di cibo per distrarre da questioni più serie.

L'attacco alla "cucina tradizionale"

Ognuno di noi potrà continuare a mangiare ciò che vuole e la storia che i "novel food” danneggerebbero la cucina mediterranea è un po’ come quella dei diritti delle famiglie arcobaleno che danneggerebbero la cosiddetta “famiglia tradizionale”: collegamenti artefatti per indottrinare un certo elettorato attraverso una presunta divisione tra “buoni” e “cattivi”, “invasori” e “invasi”. In verità, se c’è qualcosa di davvero dannoso, è proprio l’utilizzo di cibi e bevande come argomento di propaganda politica e lo stesso Salvini è il politico che più “condisce” il discorso pubblico con alimenti di vario tipo, dal parmigiano stagionato 36 mesi al “sugo pronto” comprato al supermercato; prodotti spesso gustosi ma non sempre salutari, dati in pasto a milioni di follower su Facebook, Instagram, Twitter e TikTok al grido di “mangiate italiano”: ma un politico - food blogger fa davvero il bene del Paese?

Cosa c'è da sapere sul 'novel food', grilli e insetti

“Nonostante l’Italia sia annoverata tra i luoghi in cui la tradizione culinaria e le materie prime di qualità dovrebbero garantire uno stile alimentare sano – spiega Santa Mundi, nutrizionista e docente – i dati sull’obesità e il sovrappeso del 2021, raccolti dall’Italian Barometer Obesity Report, dicono che nel Belpaese il 46% degli adulti e il 26,3% dei bambini/adolescenti è obeso o in sovrappeso. Questi risultati ci suggeriscono due cose: o non siamo più uno dei luoghi in cui si mangia meglio al mondo, oppure il consumatore ha difficoltà ad orientarsi nelle scelte a causa di un sistema comunicativo che non fornisce corrette informazioni”. Tornando agli insetti, quello che dovrebbe fare una politica seria (invece di fomentare pezzi di popolo con frasi a effetto tipo “i grilli se li mangino i burocrati di Bruxelles, noi vogliamo la parmigiana di melanzane”) sarebbe chiedere all’Europa maggiori delucidazioni su alcune caratteristiche dei "novel food”, a tutela dei consumatori: “Se dovessimo fare un’analisi di testa e non di pancia della questione – continua Santa Mundi – dovremmo basarci prima di tutto sui dati. Le analisi bromometriche della farina di insetti dicono che questa non contiene molecole completamente sconosciute al nostro organismo: la chitina, ad esempio, incriminata come molecola ‘molesta’ per l’organismo umano, è presente nei funghi o nei crostacei che, seppur in quantità limitata, vengono mangiati da sempre. Certo, c’è da chiedersi se un aumento della frequenza di consumo di queste molecole determinato dall’inserimento di farina di insetti in alimenti di uso quotidiano come biscotti, pasta e pane, possa determinare degli effetti sull’organismo: in passato sono stati fatti degli studi tesi a valutare gli effetti dell’aumento del consumo di Tenebrio molitor da parte di polli di allevamento (che già lo consumavano in piccole quantità e che, peraltro, sono animali abituati a consumare insetti) scomodando perfino la genomica. C’è da chiedersi perché tanta prudenza non venga usata anche quando si tratta dell’uomo – prosegue –. Oltretutto, queste farine potrebbero essere particolarmente allergeniche (come i crostacei, per intenderci) e sarà importante che la loro presenza sia segnalata in modo ben visibile sulle etichette in maniera tale che il consumatore possa individuarle negli alimenti che compra tanto chiaramente quanto chiaramente riuscirebbe a individuare un gamberetto nel piatto. I motivi per essere prudenti, quindi, ci sarebbero: ma non hanno molto a che vedere con il presunto oltraggio alla dieta mediterranea, già quotidianamente profanata (col beneplacito di tutti) da spot pubblicitari di merendine per bambini e alimenti per adulti ultraprocessati; tantomeno con la salvaguardia del Made in Italy, già tanto messo alla prova da materie prime di derivazione estera e politiche agricole tutte italiane che infestano le nostre tavole, silentemente e da decenni”.

Non è il "cibo dei poveri"

Altro particolare non da poco che gli esponenti del Governo e i loro megafoni forse ignorano, è che tra i produttori di alimenti lavorati con derivati di insetti vi sono anche aziende italiane, aziende che ormai da mesi subiscono un danno di immagine a causa di una martellante propaganda ostile. Oltre al ministro delle Infrastrutture, infatti, ad attaccare i "novel food” ci si è messo anche il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, che di quelle aziende dovrebbe essere il punto di riferimento. Lollobrigida, nel suo j’accuse, ha messo in uno stesso calderone le farine di insetti alla carne sintetica, facendo una gran confusione. Una bufala anche la storia del “cibo per poveri” fatto con vermi e insetti, che circola da qualche giorno sulle chat di complottisti, terrapiattisti e “no vax”, che ovviamente partecipano attivamente al dibattito: chi sostiene questa affascinante tesi deve essere rimasto molto scioccato dalla visione del film “Snowpiercer” di Bong Joon-ho in cui, a seguito di una glaciazione, gli ultimi sopravvissuti rimasti sul pianeta Terra sono costretti a vivere su un treno e ai più poveri (che abitano nelle ultime carrozze) vengono date delle barrette proteiche prodotte con gli scarafaggi. Nel mondo reale, che non è un film, i "novel food” costeranno molto più dei tradizionali, entreranno nel circuito della “moda bio” e saranno consumati da una nicchia.

Un insetto pronto da mangiare

La guerra all'etichetta al vino

E nelle stesse ore in cui i nostri eroici “patrioti” dichiarano guerra ai grilli invasori che vogliono entrare in quelle bocche in cui le bistecche fiorentine non vogliono più entrare, sul Fronte Alpino infuria la battaglia dell’etichetta, altra iniziativa dell’Unione Europea che secondo il ragionamento di cui sopra danneggerebbe i prodotti italiani: la polemica risulta ancor più surreale di quella sulle farine di insetti, perché al momento non esiste nessuna direttiva che impone ai Paesi membri l’etichettatura degli alcolici con le avvertenze sanitarie; la Commissione ha semplicemente autorizzato l’Irlanda ad apporre le etichette in attesa di una regola condivisa che sarà discussa nei prossimi mesi, una regola che riguarderà le etichettature delle bevande alcoliche prodotte da tutti i Paesi membri, non solo dall’Italia. Apriti cielo: per difendere l’italico nettare degli dei, i cavalieri della tavola imbandita si preparano a un’epica battaglia contro i barbari, arrivando quasi a negare il fatto che gli alcolici facciano male, che siano causa di tumori e patologie croniche, nonché indirettamente responsabili di migliaia di morti sulle strade. A gettare benzina sul fuoco, una dichiarazione un po’ forte dell’immunologa Antonella Viola, che ha scatenato le ire di molti affermando che “chi beve ha il cervello più piccolo”. In realtà l’affermazione non è affatto campata in aria: come emerge da una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Jama Psychiatry, il consumo moderato e regolare di alcolici arreca danni strutturali e funzionali al cervello, creando lesioni che possono progredire per settimane. E poi ci sono i tumori legati all’uso e all’abuso: come spiega l’Oms, non esistono quantità sicure di consumo di alcolici: il “rischio zero” per il cancro è legato all’astensione dalle bevande alcoliche. Monumentale, anche in questo caso, il contributo del ministro Lollobrigida, che per lodare il vino ha pubblicato una card con una foto e una frase di Ernst Hemingway, grande e indiscusso scrittore, ma anche noto alcolista malato di cirrosi epatica morto suicida. Per la cronaca, la frase recita: “il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo”. Qualche malpensante ha ipotizzato che la card sia stata concepita prendendo per buono il primo risultato di una ricerca “frasi celebri sul vino” fatta su Google. Verosimile. Infine, a ulteriore conferma di quanto possa essere fuorviante la propaganda politica quando si parla di cibi e bevande, non si può non menzionare il quotidiano Libero, che in prima pagina titola: “La folle dieta dell’Europa. No vino, sì vermi. Buon appetito”; tuttavia, malgrado l’impegno della redazione del giornale delle destre, il Guinness dei primati per il messaggio più dannoso mai diffuso è ancora oggi assegnato per distacco al solito Matteo Salvini, che poco dopo la mezzanotte del 13 luglio del 2013, pubblicò questo tweet: "Gran serata coi Fratelli Leghisti. Ginepro, assenzio, limoncello e ora... sereni al volante con Vasco! Liberi liberi siamo Noi!!!”. Chissà quel giorno cosa avrà pensato l’immunologa Antonella Viola.

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