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Venerdì, 19 Aprile 2024

La nuova ondata

Fabrizio Gatti

Direttore editoriale per gli approfondimenti

La Cina sull'orlo di un'altra pandemia, cosa farà Matteo Salvini?

La stessa arroganza e gli stessi silenzi di tre anni fa. Il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, nasconde i dati sui grandi focolai di Covid-19. Tedros Ghebreyesus, direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, non prende decisioni. E il governo comunista in Cina sta per riaprire le frontiere anche in uscita, ai connazionali che andranno in vacanza per il Capodanno lunare.

La festa quest'anno si celebra domenica 22 gennaio. Altissimo è quindi il rischio, secondo molti virologi, che l'attuale libera circolazione del virus, tra centinaia di milioni di cinesi, generi nuove varianti in grado di aggirare la protezione dei nostri vaccini. E anche che quelle varianti arrivino fino a noi con le gambe di migliaia di turisti, se otterranno il permesso di entrare in Europa. Non è insomma remoto il pericolo che con il nuovo anno si ripiombi in qualcosa di simile all'incubo del 2020, o comunque in una nuova ondata dagli esiti imprevedibili.

Il direttore generale dell'Oms, Tedros Ghebreyesus (foto Oms)

Global Times, il quotidiano in inglese del Partito comunista cinese, il 28 dicembre ha pubblicato in apertura un articolo sulla presunta gioia della popolazione alla notizia dei nuovi permessi. E in un altro servizio, le autorità spiegano che “la Cina pianificherà di riprendere in modo ordinato il turismo in uscita per i cittadini cinesi”. La data che apre le frontiere è l'8 gennaio. Da oggi all'inizio del periodo di vacanze in Cina, mancano solo tre settimane. Ma il regime di Pechino ha spesso spiazzato il mondo coinvolgendo, nei suoi colpi di scena, milioni di fedeli connazionali.

Porte aperte in Francia

Un turista cinese, per lasciare il Paese e visitare l'Europa, deve ottenere l'autorizzazione dell'autorità. Poi il visto d'ingresso europeo, rilasciato da una delle ambasciate dell'Unione o da quella dello stato di destinazione. Quindi deve ovviamente trovare posto su un volo. Secondo l'Associazione internazionale del trasporto aereo (Iata), il traffico con la Cina si sta avvicinando ai livelli precedenti la pandemia. Non appena a metà dicembre il governo ha eliminato le misure restrittive, i voli di linea interni sono aumentati del 93 per cento in una settimana, arrivando al 60 per cento del traffico di dicembre del 2019. E anche se il numero di passeggeri sui voli internazionali è molto lontano dai record di gennaio 2020, le compagnie potrebbero approfittare dell'occasione per compensare in parte le perdite degli ultimi tre anni.

Il presidente francese Emmanuel Macron, che in Cina difende uno dei mercati più importanti per la produzione e la vendita di auto, non sembra preoccuparsi delle possibili conseguenze sanitarie. “Amici cinesi, la Francia vi accoglie a braccia a aperte! Quale Paese sarà la tua prima tappa all'estero”, ha subito scritto l'ambasciata francese a Pechino, nel suo profilo ufficiale su Weiboo, il social più usato in Cina.

Le nuove aperture sono state invece accolte con molte perplessità dal governo italiano. Proprio il raddoppio dei voli turistici tra Italia e Cina il 13 gennaio 2020, sostenuto dall'allora ministra dei Trasporti, Paola De Micheli (Pd), mentre a Wuhan si cominciava a morire, è ritenuto uno dei detonatori del primo ingresso dell'infezione in Italia. E, come conferma a Today.it una fonte nel ministero, né l'attuale ministro Matteo Salvini, né la premier Giorgia Meloni hanno alcuna intenzione di ripetere gli errori del governo Pd-5Stelle di allora.

Positivi in aereo a Milano

“Ma senza il coinvolgimento dell'Unione Europea – spiegano al ministero dei Trasporti – ogni eventuale chiusura al turismo cinese da parte dei singoli governi verrebbe facilmente aggirata. Anche nel caso di un blocco dei voli diretti dalla Cina, i passeggeri cinesi non potrebbero essere fermati se arrivassero da uno scalo interno”. Eppure, proprio come tre anni fa, la risposta dell'Ue alla minaccia sanitaria sta partendo molto lentamente. La commissaria alla Salute, Stella Kyriakides, e la collega ai Trasporti, Adina Vălean, infatti, non hanno finora preso alcuna posizione.

Per questa ragione, la diplomazia di Palazzo Chigi ha contattato in mattinata Bruxelles affinché si riuniscano con urgenza i delegati dei governi e dei ministeri della Salute dei ventisette Stati membri. La soluzione ci sarebbe. Ed è speculare a quella adottata negli ultimi tre anni da Pechino: mantenere chiuse le frontiere europee al turismo cinese, garantendo soltanto gli ingressi per ragioni di studio e affari. Così come l'Europa aveva fatto nei confronti di Sud Africa e Brasile nei mesi scorsi.

Già a inizio 2020 le falsità e le censure del regime comunista hanno consentito che l'epidemia locale a Wuhan diventasse la pandemia che tutti abbiamo subito: fino al 18 novembre 2022, l'Oms ha calcolato sei milioni 596 mila morti per Covid-19 nel mondo, due milioni 132 mila in Europa e 184 mila in Italia. Ma ancora oggi la Commissione sanitaria centrale di Pechino sostiene che, dopo le prime 5.235 vittime, i decessi in Cina per Covid-19 siano fermi a zero (rispetto a una stima reale che, per mancanza di notizie verificabili, varia tra i 600 mila e i 2,1 milioni).

Come ci racconta Serena Console, gli aeroporti di Milano Malpensa e Roma Fiumicino offrono tamponi ai passeggeri in arrivo dalla Cina. E già così i risultati sono allarmanti: su due voli atterrati a Malpensa il 26 dicembre, i positivi erano rispettivamente il 52 e il 38 per cento. Esattamente come tre anni fa: ci sono tutte le premesse per una risposta adeguata, che mantenga isolata la Cina, prima che sia troppo tardi.

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