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Sabato, 20 Aprile 2024

Il commento

Chiara Tadini

Responsabile redazione

Morire al freddo su una panchina: diritto al tetto (e a non averlo)

"Lenzuola bianche per coprirci non ne ho, sotto le stelle in Piazza Grande", cantava Lucio Dalla nel 1972. Lenzuola per coprirsi non ne aveva neanche il senzatetto 75enne che all'alba di martedì è stato trovato morto su una panchina in pieno centro storico a Bologna. L'uomo sarebbe morto per cause naturali su una panchina di via San Felice. Una panchina che dista appena una decina di minuti a piedi dalla 'Piazza Grande' cantata da Lucio Dalla - che non è la celebre Piazza Maggiore come i più credono, ma Piazza Cavour. Appena tre mesi fa un altro clochard era stato ritrovato morto sulle sponde del fiume Reno, poco fuori Bologna, mentre proprio oggi un terzo senzatetto è stato trovato morto in una baracca di fortuna a Rimini.

Martedì mattina alle 5 - orario in cui sarebbe morto il clochard bolognese - su quella panchina a Bologna c'erano appena 5 gradi, secondo la stazione di rilevamento di Arpae. Davanti a quella panchina c'è una gelateria chiusa per l'inverno. Cosa curiosa no? Anche il gelato, che per sua stessa natura sopravvive solo al freddo, si "ferma" per l'inverno, mentre un essere umano che ha bisogno di calore è costretto a trascorrere le notti all'addiaccio. In realtà dal 1 dicembre a Bologna è scattato il "Piano freddo" con i servizi alle persone senza casa, che conta 238 posti letto. Ma evidentemente posto per tutti non c'è.

O forse chissà, il clochard potrebbe essersi rifiutato di accettare un posto al coperto. Nessuno decide di rimanere in strada per scelta, ma spesso - come sono soliti spiegare gli addetti all'assistenza ai senzatetto - ci sono persone che non accettano di ricevere assistenza perchè rifiutano psicologicamente di ricominciare da capo. Perchè anche ricominciare da zero può risultare troppo difficile: da qui il rifiuto di ripararsi nelle strutture collettive, che vorrebbe dire in qualche modo ammettere il proprio stato di indigenza. Anche perchè quando ci si ritrova soli al mondo, la "piazza" può diventare la propria famiglia. "Una famiglia vera e propria non ce l'ho, e la mia casa è Piazza Grande", cantava ancora Dalla. Ed è proprio in piazza che, paradossalmente, ci si può sentire più sicuri, riscaldati dall'affetto di qualche passante generoso.

Tenere il conto di quante siano in Italia le persone senzatetto non è semplice, tanto che l'ultima rilevazione ufficiale Istat risale al 2014, prima di eventi che hanno indubbiamente fatto aumentare il numero di persone in difficoltà economica quali, tra le più recenti, la pandemia Covid e l'inflazione. Otto anni fa, comunque, si stimava che le persone senza dimora fossero almeno 50mila. Di queste, il 2% circa soggiornavano proprio per le strade di Bologna, settima città in Italia per numero di senzatetto nel 2014.

La Costituzione Italiana, a differenza di molte altre Costituzioni, afferma il diritto alla casa di ognuno di noi solo indirettamente: l’articolo 47 sottolinea l’obbligo della Repubblica di favorire “l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione”. Non essendoci una chiara definizione di quale sia il contenuto minimo essenziale del diritto di abitazione, è impossibile rivendicarlo in via diretta in Tribunale. Ma se il diritto al tetto è un problema reale per i senza dimora, lo è anche il contrario: capita infatti che un senzatetto possa essere arrestato perchè "sprovvisto di tetto". I casi di clochard agli arresti domiciliari ma senza un vero e proprio domicilio, e quindi con la panchina che diventa il luogo in cui farsi trovare dalle forze dell'ordine, non sono pochi in Italia.

E' sicuramente un tema poco trattato, ma proprio per questo vale la pena ragionarci su. Nel 2009 la band milanese dei Ministri pubblicava una canzone meravigliosa, 'Diritto al tetto'. L'autore è Federico Dragogna, chitarrista del gruppo da sempre molto attento agli "ultimi" e alle tematiche sociali. La canzone era tratta da un caso di cronaca realmente accaduto: quello di un clochard che venne sorpreso a rubare. In seguito al fatto, l'uomo venne messo agli arresti domiciliari. Ma un domicilio non ce l'aveva, quindi viene eletto come domicilio una panchina di piazza Ferravilla a Milano, in cui il clochard avrebbe dovuto farsi trovare - a qualsiasi ora e con qualsiasi condizione meterologica - per i successivi 365 giorni. Fatto sta che un giorno il senzatetto si allontanò dalla panchina per fare i bisogni dietro a un cespuglio. Proprio in quel momento passarono le forze dell'ordine per controllarlo, ma la panchina era vuota. Il giorno dopo tornarono e lo arrestarono. "Paga la colpa di soffrire il freddo, paga la multa per dormire all'aperto", cantano i Ministri. E allora non si può parlare solo di diritto al tetto: ma anche di diritto a non averlo.

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