L'educazione all'affettività sia obbligatoria nelle scuole o le donne continueranno a morire
L’introduzione dell’educazione sessuale e all’affettività nelle scuole ha subito in questi anni l’ostracismo della destra che ora è al Governo. Basta una semplice ricerca su Google per imbattersi in dichiarazioni come queste di ProVita & Famiglia sulle parole di Giorgia Meloni contro l’introduzione della cosiddetta teoria gender negli istituti italiani: “Ora il Governo intervenga concretamente, soprattutto nel mondo scolastico, per fermare questo indottrinamento e bloccare qualsiasi progetto gender o che veicoli in altri modi l’identità di genere, la fluidità sessuale e la transizione. La crescita dei nostri figli e la libertà educativa di milioni di famiglie italiane vanno tutelate e garantite una volta per tutte” ha dichiarato Toni Brandi, presidente di Pro Vita.
Giorgia Meloni e il suo partito si sono da sempre battuti contro l’educazione sessuale e di genere nelle scuole, prova ne è l’ostruzionismo fatto durante la discussione per l’approvazione della legge Zan contro l’omotransfobia; secondo Meloni, che all’epoca era all’opposizione, sarebbe impossibile spiegare ai bambini e alle bambine di dieci anni la sessualità: “si è mai chiesto - ha detto Meloni all’onorevole Zan - perché l’educazione sessuale non è mai entrata a scuola? Si è mai chiesto perché lo stato italiano non abbia ritenuto in tutti questi anni di non trattare un tema che incide sulla nostra formazione al di sotto di una determinata età?”. Per Meloni, parlare di temi di genere a bambine e bambine era “indottrinamento”, una retorica con cui le estreme destre di tutto il mondo stanno tentando e spesso riuscendo a bloccare l’avanzamento dei diritti non solo della comunità LGBT+ ma anche quelli delle donne, tra cui l’accesso all’aborto libero e sicuro.
Anni di queste politiche hanno impedito alle giovani generazioni di progredire sui temi di genere, programmi scolastici arretrati che non tengono conto delle nuove sensibilità non arrivano a raccontare ai giovani e alle giovani i femminismi e le conquiste dei diritti civili nel Novecento. Nel frattempo i ragazzi e le ragazze crescono, diventano donne e uomini, diventano genitori a loro volta e crescono figli e figlie senza avere gli strumenti necessari per riconoscere i segnali di pericolo che la cultura patriarcale inculca a noi tutte e tutti indiscriminatamente dal genere, dal censo e dal grado di istruzione. È ora di dire basta.
Cosa succede in Europa
L’Italia è uno degli ultimi Stati membri dell’Unione Europea in cui l’educazione sessuale non è obbligatoria a scuola, accanto a paesi come Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania. Dal 2009 in Inghilterra e del Galles l’educazione sessuale è obbligatoria per tutti i ragazzi e tutte le ragazze sopra i quindici anni; in Germania l’educazione sessuale nelle scuole è obbligatoria dal 1970, in Francia è una realtà dal 1973 e prevede dalle 30 alle 40 ore di lezioni l’anno; nel nord Europa l’educazione sessuale e all’affettività è materia di studio fin dai primi anni delle scuole elementari, con buona pace di Meloni e sodali. Per l’Unesco l’educazione sessuale ed affettiva afferiscono al diritto alla salute e rappresentano un supporto imprescindibile per la realizzazione di un pieno rispetto dei diritti umani e per l’uguaglianza di genere, che sono tra gli obiettivi dell’Onu per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
Paola Cortellesi debutta alla regia con un commovente film femminista
Paola Cortellesi: "Alcuni insegnanti vorrebbero mostrare il mio film a scuola"
Intervistata da Vanity Fair sul tema, l’attrice e regista Paola Cortellesi ha dichiarato: “Alcuni insegnanti che ho incontrato mi hanno detto che non riescono, con i libri, a fare appassionare i ragazzi alla storia dei diritti delle donne, e vorrebbero “sfruttare” il mio film - e sulla necessità di portare l’educazione nelle scuole ha dichiarato - l’educazione all’affettività e al rispetto di sé andrebbe iniziata alla scuola dell’infanzia, per proseguire più avanti con l’educazione sessuale, il tema del corpo… È uno scandalo che non sia previsto dal ministero”. Nella stessa intervista Paola Cortellesi ha lanciato un appello a tutte le donne per unire le forze contro la violenza maschile; già qualche mese fa la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein aveva lanciato un appello a Giorgia Meloni per lavorare insieme a una proposta di legge sull’educazione sessuale e all’affettività nelle scuole, appello ribadito all’indomani del femminicidio di Giulia Cecchettin.
Giorgia Meloni ha l’opportunità di fare la differenza; per farlo dovrà rimangiarsi tutto ciò che ha detto fino a questo momento sul tema ma non è mai troppo tardi per ammettere i propri errori e lavorare per fermare questa strage di donne che ha un solo mandante: il patriarcato.