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Martedì, 21 Marzo 2023

Stefano Pagliarini

Giornalista

Perché queste elezioni regionali sono delle mini-politiche

Mentre Friuli Venezia Giulia e Molise si preparano al loro turno, Lazio e Lombardia si rinnovano con il voto di domenica 12 e lunedì 13 febbraio. Non sarà un voto qualunque. Le elezioni regionali in Lazio e Lombardia saranno a tutti gli effetti delle mini politiche. Non solo per il numero dei coinvolti (dodici milioni di italiani) ma anche perché c'è in ballo il futuro sia del centrosinistra che del centrodestra. Se da una parte Movimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia si sfregano le mani, dall'altra Partito democratico, Forza Italia e Lega temono i contraccolpi delle eventuali disfatte. 

Ma partiamo dall'elemento meno politico: il numero dei votanti. Lazio e Lombardia da sole rappresentano quasi un quarto del Paese. Lombardi e laziali potranno scegliere non solo il proprio presidente di Regione ma anche il partito e il singolo consigliere da premiare con un seggio nell'assemblea regionale. In questo senso la scelta degli italiani sarà fondamentale per testare il gradimento degli elettori verso i singoli partiti e capire quale sarà il partito più rappresentativo della destra e quello della sinistra. A renderlo chiaro sarà anche il metodo di voto. 

Fratelli d'Italia si prepara a cannibalizzare la destra

I sondaggi parlano chiaro. Da settimane il centrodestra vince in Lombardia e stravince nel Lazio, con Fratelli d'Italia primo partito anche nella regione del Nord, dove Silvio Berlusconi e Matteo Salvini sono nati, fisicamente e politicamente. Così dal 12 febbraio nel centrodestra potrebbe aprirsi una faglia con Lega e Forza Italia a rischio crollo.

Silvio Berlusconi avrebbe anche già espresso tutte le sue ansie ai collaboratori più vicini, dicendo che così si rischia di andare troppo a destra, perdendo ancora più elettorato e che, fosse stato per lui, in Lombardia avrebbe votato Letizia Moratti. Berlusconi non ha nulla contro il candidato lombardo Attilio Fontana ma si sta rendendo conto che Fratelli d'Italia si sta prendendo tutto e, più si va avanti, più sembra convincere. Neppure dopo i primi cento giorni di governo Fdi ha perso consenso. 

Con la presa di Lazio e Lombardia, Giorgia Meloni capitalizzerebbe definitivamente tutto il lavoro fatto in questi ultimi anni di opposizione. Comincerebbe a dettare legge non solo nelle elezioni avvenire, imponendo con facilità i propri candidati, ma anche dentro il governo, dove i rapporti di forza sono sempre a sfavore di azzurri e leghisti.

Berlusconi è sempre più ossessionato dal crollo verticale del consenso a Forza Italia. Matteo Salvini ha paura perché non sa come invertire la rotta, che potrebbe portarlo allo scontro frontale con la fronda interna nordista. 

I big del Pd tutti in Lombardia e Conte attende

Lazio e Lombardia saranno crocevia per le sorti anche del Partito democratico e del centrosinistra in generale. La dice lunga il fatto che tutti i big del Partito democratico sono volati a Milano per la chiusura della campagna elettorale. Si sono concentrati dove pensano di avere il divario minore rispetto al Lazio che dentro il partito del Nazzareno viene dato per perso. 

Forse anche per la bomba lanciata dal senatore Matteo Renzi: "Nel Lazio la scelta del Movimento 5 stelle di rompere l'alleanza fatta con Zingaretti è finalizzata a far vincere la destra. Anche in Lombardia, allenandosi con il Pd i 5 stelle danno il colpo di grazia al Pd". Certo, è l’opinione del leader di Italia Viva. Tuttavia si dice che a pensar male si fa peccato ma ci si prende anche. E il ragionamento di Renzi non è mica da buttare via. 

In un momento storico in cui l'elettorato della sinistra sta andando verso Giuseppe Conte, in un momento in cui il Pd sta facendo il congresso e non è in grado di esprimere una direzione e un'agenda politica, il M5s ha tutto l’interesse ad affossare i democratici. Lo potrebbe fare agevolmente con un Pd sconfitto in Lombardia e ancora di più se sconfitto in quel Lazio dove andrà da solo. 

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