La vera sfida di Elly Schlein inizia adesso
Ha vinto la speranza. Quella che Elly Schlein è riuscita a incarnare in questa campagna elettorale per le primarie del Partito Democratico. La speranza del cambiamento, di un Pd completamente diverso da quello degli ultimi anni: più radicale, più deciso nell'opposizione alla destra, più identitario. Schlein ha ribaltato un pronostico che sembrava chiuso, sia per il risultato del congresso dei circoli - dove Bonaccini aveva stravinto - sia per quanto emergeva dai (pochi) sondaggi fatti sulle primarie, che vedevano il presidente dell'Emilia Romagna davanti di quasi venti punti.
Una vittoria storica
La vittoria di Elly Schlein è una vera e propria rivoluzione, un terremoto nel Pd. Per la prima volta nella sua storia il Partito Democratico sarà guidato da una donna, così come lo è il maggior partito di centrodestra. Elly Schlein vince perché ha saputo mobilitare il suo elettorato più di quanto sia riuscito a fare Bonaccini. La neo segretaria del Pd ha portato ai gazebo una fetta di elettori che fino a oggi guardavano con sospetto il Pd, ma che hanno individuato nella sua candidatura l'occasione per "fare la rivoluzione" all'interno di un centrosinistra stantio. Non solo. Per la prima volta nella storia del Pci-Pds-Ds-Pd il segretario del partito non coincide con quello votato dagli iscritti del Partito. Una cosa enorme, che solo dieci anni fa lo avrebbe dilaniato.
Schlein vince con parole d'ordine chiare, tutte di sinistra: diritti civili, matrimonio ugualitario, maternità surrogata, stop agli stage non retribuiti, forte limitazione ai contratti a tempo. Ha disegnato - durante questa campagna elettorale - un partito democratico più di sinistra, identitario, che probabilmente abbandona l'ambizione di parlare a tutta la società per rappresentare una parte precisa di cittadini. Una svolta che per molti riformisti del Pd sarà vissuto come un passo indietro, ma che sarà invece festeggiato da molti altri come un ritorno alla "sinistra".
Le sfide di Elly Schlein
La sua vittoria non può non avere conseguenze all'interno del Partito democratico. Quel che è accaduto è che la "Ditta", la vecchia sinistra che proviene dai Ds e che aveva lasciato il partito nell'era renziana, si è ripresa il partito. La sua prima sfida sarà dunque quella di non farsi travolgere dai tanti leader del passato che l'hanno appoggiata. Dovrà essere in grado di imporre visi e forze nuove alla guida del partito, scegliendo una segreteria che rispecchi la novità che lei stessa rappresenta, senza subire le imposizioni dei vari Franceschini, Zingaretti, Orlando, Speranza. La seconda sfida è quella di mantenere intatta e dare corpo alla sua radicalità. Non basteranno parole e slogan per mantenere l'entusiasmo nell'elettorato, occorreranno fatti concreti. Servirà fare un'opposizione dura a un governo che se da una parte è ancora in "luna di miele" con il Paese, dall'altra commette molti passi falsi, come accaduto in occasione del Milleproroghe, con tanto di reprimenda ufficiale del Presidente della Repubblica. Ma servirà trasformare quelle proposte raccontate durante questa campagna elettorale in proposte concrete.
Il Pericolo scissione
Esiste un pericolo per Elly Schlein che, almeno a parole, ha sempre detto di volere evitare qualsiasi scissione dopo la vittoria. Ovvero che una buona parte dei riformisti possa essere tentato dall'idea di abbandonare il Pd per costruire - magari con Calenda e Renzi - un partito "riformista", che ambisca a rappresentare una fetta diversa di società rispetto a quella alla quale intende rivolgersi il nuovo Pd. Ma la nascita di un partito riformista, non di sinistra, potrebbe però - legge elettorale permettendo - essere una buona notizia per il centrosinistra. Un Pd di sinistra alleato con una forza "liberal" potrebbe formare quel polo in grado di opporsi - numeri alla mano - in maniera efficace al centrodestra.
La sfida con Giorgia Meloni
Oggi, in Italia, per la prima volta abbiamo una donna Presidente del consiglio e una donna leader del maggior partito di opposizione. Schlein e Meloni sono praticamente l'una l'opposto dell'altro: per idee, per elettorato a cui si rivolgono, per modo di comunicare. Potenzialmente una sfida che può rinnovare l'interesse di molti cittadini nei confronti della politica. Ma soprattutto una sfida che rischia di essere molto polarizzante e che, paradossalmente, potrebbe lasciare le briciole agli altri partiti, sia dal punto di vista della visibilità mediatica sia dal punto di vista politico. Sempre che la Schlein non commetta l'errore di spostare talmente a sinistra il Pd da creare quello spazio politico adatto alla nascita del partito "riformista" a oggi solo vagheggiato da Calenda e Renzi.