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Venerdì, 29 Marzo 2024

Luca Romano

Divulgatore Scientifico

Nucleare: così ci stiamo ancora facendo del male

In questi giorni la cronaca politica è stata dominata da alcune notizie che vale la pena commentare. La prima, ovviamente, è quella della mancata partecipazione dell'Italia all'incontro informale sul nucleare organizzato dalla ministra francese per la transizione energetica Agnes Pannier-Runacher. L'incontro si è tenuto ieri a margine del Consiglio Europeo dei Ministri di energia, trasporti e tlc, al quale per l'Italia partecipava la vice-ministra all'Ambiente e alla Sicurezza Energetica Vania Gava. L'Italia era stata invitata a partecipare a questo incontro, e sembra che il ministro per l'Ambiente e la Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto-Fratin avesse manifestato interesse. Forse per questo, due giorni fa, l'Italia è stata erroneamente inclusa dalle agenzie di stampa tra i paesi partecipanti all'incontro, costringendo però il ministero a smentire: l'interesse manifestato era generico e non preludeva a nessuna partecipazione.

La Francia lancia l'alleanza nucleare europea, ma l'Italia 'rifiuta' l'invito

L'Italia non c'è. Il ministro ha poi precisato che, pur essendo lui favorevole al nucleare, il coinvolgimento in iniziative del genere va comunque discusso, perché la volontà popolare a riguardo del nucleare è stata espressa nel referendum del 1987. Si tratta di due balle in una frase sola: prima di tutto perché gli italiani nell'87 non si sono espressi "sul nucleare", nessuno dei tre quesiti referendari era così generico; in seconda battuta, perché in ogni caso un risultato referendario non pregiudica certo la semplice partecipazione di un rappresentante ad un incontro, oltretutto INFORMALE.

Di cosa si è discusso nell'incontro? Non di nuovi reattori nucleari, dal momento che ogni paese sviluppa in autonomia la propria politica energetica, ma di semplificazione ("streamlining") dei processi regolatori comuni, di cooperazione industriale nella filiera del nucleare e soprattutto di supporto alle iniziative a favore dell'atomo in tutte le sedi europee, facendo fronte comune contro la triade Berlino-Vienna-Lussemburgo (a cui ogni tanto si aggiungono Madrid, Lisbona e Copenaghen), che ha il pessimo vizio di mettersi di traverso ai progetti nucleari degli altri paesi (l'Austria ha fatto causa alla Slovacchia per tentare di bloccare i nuovi reattori di Mochovce, e ci aveva provato anche con l'UK). L'alleanza nucleare europea per ora include Parigi, Amsterdam, Varsavia, Budapest, Bucarest, Zagabria, Lubiana, Praga, Bratislava, Sofia e Helsinki.

Al gruppo era presente anche il rappresentante svedese, che però non ha firmato il documento (comunque non vincolante) prodotto nell'incontro: la ragione è che attualmente la Svezia è di turno come Presidente del Consiglio dell'Unione Europea, e pertanto ritiene di doversi mantenere neutrale fino alla scadenza di tale ruolo. La partecipazione di Stoccolma si può comunque dare per scontata, visto che vi sono progetti in corso che coinvolgono EDF per costruire nuovi reattori in Svezia.

Altri paesi potenzialmente interessati, ma non presenti all'incontro, oltre all'Italia, sono l'Estonia e - incredibile, ma vero - il Belgio, la cui ministra dell'energia Tinne van der Straeten (storica anti-nuclearista e fautrice del phase-out nucleare belga) ha espresso rammarico per non essere stata invitata. Visti i recenti ripensamenti di Bruxelles sulla chiusura delle centrali nucleari, non è escluso che questo possa essere il preludio ad un'inversione a U.

Ma qual è, alla fine, la posizione italiana? Come sempre, è ambigua: il governo continua a dichiararsi favorevole al nucleare "di nuova generazione" (Salvini addirittura lo ha definito "un dovere sociale"), ma sembra che nessuno intenda sbilanciarsi a dire di quale generazione parlano - ricordiamo che la Tassonomia Europea considera tra gli investimenti sostenibili quelli in "new AND EXISTING nuclear technologies", quindi la terza generazione avanzata è già taxonomy-compliant - o a proporre qualcosa in questo senso (fosse anche solo uno studio di fattibilità). D'altra parte la CNAI continua a giacere in qualche cassetto del MASE (il vecchio ministero dell'ambiente, ndr) da quasi un anno, e il ministro Pichetto-Fratin ha ricevuto qualche giorno fa un gruppo di sindaci dell'alessandrino timorosi che i loro comuni potessero essere indicati come idonei ad ospitare il deposito nazionale, segno che al momento la priorità rimane quella di dare seguito alle paure irrazionali dei NIMBY.

Nonostante questo, la narrazione giornalistica continua con la fake-news di dipingere il governo come "nuclearista", sebbene l'atteggiamento della destra sul nucleare ricordi molto quello della sinistra sulla rivoluzione: oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente! Vedrai!

A sinistra, d'altra parte, l'odio per il nucleare è stato suggellato dalla vittoria alle primarie del PD di Elly Schlein, le cui idee in tema di ambiente ed energia sembrano una copia-carbone di quelle di Europa Verde (su tutto il resto ovviamente non mi esprimo), che è addirittura arrivata a dichiarare che bisognerà diminuire il consumo di elettricità, mostrando così di non capire la differenza tra energia elettrica ed energia totale (il tutto è avvenuto durante un'intervista condotta da Alessandro Masala, in arte Shy, del canale YouTube Breaking Italy).

La cosa curiosa in tutto ciò è che i sondaggi più recenti (ottobre 2022) davano una buona metà degli italiani favorevoli alle centrali nucleari (49,7%, contro un 32,2% di contrari) e soprattutto, tra i contrari, quelli possibilisti sulle centrali di quarta generazione erano meno di uno su quattro. In altre parole, se anche la scelta di non investire sul nucleare di terza generazione avanzata per aspettare la quarta generazione avesse senso (e non ce l'ha, perché i reattori gen4 saranno complementari, e non alternativi, ai gen3+), questa scelta farebbe la differenza per appena il 7% degli italiani.

Al contrario, quelli favorevoli ad adottare le tecnologie nucleari esistenti oggi fanno molta fatica a trovare le loro istanze rappresentate politicamente: l'unico gruppo politico con una posizione forte a favore del nucleare è quello composto da Azione e Italia Viva, che però è dato al 7-8%. Questo vuol dire che un 40% degli italiani è favorevole al nucleare, ma si ritrova ad avere dei rappresentanti esplicitamente contrari (sinistra) o contrari nei fatti (destra). Forse questi elettori dovrebbero iniziare a far sentire la propria voce presso i loro politici di riferimento, intanto che aspettiamo di perdere il prossimo treno europeo.

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