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Giovedì, 28 Settembre 2023

Extraprofitti

Fabrizio Gatti

Direttore editoriale per gli approfondimenti

Perché Matteo Salvini ci è costato 34 milioni a parola

Non entro nel merito dell'opportunità di tassare gli extraprofitti delle banche. Mario Seminerio, su queste pagine, ha già illustrato i limiti dell'operazione del governo. Ma il tema sta continuando a dividere le discussioni sotto l'ombrellone: giusto dare una stangata all'avidità degli istituti di credito, sostiene una maggioranza trasversale che va dai simpatizzanti di Giorgia Meloni, ai nostalgici di Giuseppe Conte, fino a una fetta del Partito democratico. Chi sta inneggiando alle forche fiscali, però, dovrebbe poi porsi due domande. A cominciare da Matteo Salvini, il ministro che per primo ha dato la notizia di un provvedimento così grave. Le domande sono le seguenti: quanto sono costate le sue parole e davvero non c'erano altre forme di comunicazione?

Il costo è presto quantificato: 9 miliardi di euro, il valore del capitale bruciato in poche ore martedì 8 agosto 2023 dalla vendita di azioni delle principali banche italiane. Un crollo, che per alcuni istituti ha raggiunto il 10 per cento, innescato proprio dalla conferenza stampa di Salvini. Chissà cosa hanno pensato i suoi tanti elettori, pensionati e non, che avendo qualche risparmio da investire, erano andati sul sicuro comprando titoli bancari.

Giorgia Meloni e Matteo Salvini, al centro, la sera della cena a Bolgheri (foto Facebook)

L'attuale ministro delle Infrastrutture ha una mira infallibile quando si tratta di fare dichiarazioni che vadano direttamente alla pancia dei suoi milioni di fan: i taxi del mare per definire le operazioni di soccorso nel Mediterraneo, la presunta pacchia degli stranieri che cercano lavoro in Italia, per citare le più famose. Ma gli immigrati non hanno diritto di voto. E così, anche quando le parole superano il riscontro dei fatti, le conseguenze sono nulle.

Così vota il mercato

Esiste però un mondo in cui non si vota soltanto alla scadenza della legislatura, ma tutte le mattine. È il mondo dei mercati dentro il quale Matteo Salvini, su mandato di Giorgia Meloni, è cascato come un elefante su una torta nuziale. Mettiamoci nei panni di un operatore di borsa il cui compito, indipendentemente dalle sue simpatie politiche, è adempiere al mandato che gli è stato assegnato: fare profitto e tenersi alla larga dalle perdite. Rivediamo così alla moviola quello che è successo.

La sera di domenica 6 agosto Meloni e Salvini cenano insieme a Bolgheri, in provincia di Livorno. Le foto pubblicate sulla pagina Facebook del ristorante "La cantinetta di Bolgheri" rivelano un clima felice e amichevole (foto sopra). E le ricostruzioni dei più informati fanno risalire la decisione proprio a quelle ore, tra un calice di vino rosso e un piatto di buona cucina toscana.

Il ministro Giancarlo Giorgetti (foto LaPresse)

Il giorno dopo, lunedì 7 agosto, il governo convoca la conferenza stampa per presentare il decreto omnibus, con i provvedimenti adottati nell'ultima riunione del Consiglio dei ministri prima delle vacanze. Non ci sono Giorgia Meloni, né il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti. La presentazione, comprese le domande dei giornalisti, dura trentaquattro minuti. Al ventunesimo minuto Salvini, che come vicepresidente del Consiglio è il più alto in grado tra i colleghi seduti accanto a lui, pronuncia queste parole: "Non c'è il ministro Giorgetti, che però ha portato in Consiglio dei ministri che ha approvato, una norma di equità sociale mi permetto di dire, che è un prelievo sugli extraprofitti delle banche nel 2023, limitato al 2023. Tutti gli introiti andranno a due voci: aiuto per i mutui prima casa, sottoscritti in tempi diversi rispetto agli attuali, e taglio delle tasse. Sostanzialmente dove si va a incidere, l'innalzamento dei tassi voluto dalla Bce ha portato a un innalzamento del costo del denaro per le famiglie e per le imprese. Non c'è stato un altrettanto veloce, solerte e importante aumento per quello che riguarda i consumatori che hanno dei depositi sui conti correnti".

"Noi sosteniamo le famiglie"

"Quindi – aggiunge il ministro Salvini – se è aumentato ed è arrivato a raddoppiare l'onere del costo del denaro per risparmiatori, famiglie e imprese, non è parimenti raddoppiato quello che viene dato al correntista. E quindi in questo gap, in questo range, si verrà a contare un 40 per cento di prelievo dagli extraprofitti multimiliardari delle banche. E questo fondo, che si può ipotizzare sarà abbastanza congruo, andrà ad alimentare le voci di taglio del cuneo fiscale, taglio delle tasse e sostegno alle famiglie per i mutui sulla prima casa". E ancora: "Non entriamo nel merito delle cifre. Però basta guardare gli utili del primo semestre 2023 delle banche, anche figli dell'innalzamento dei tassi della Banca centrale europea, per capire che non stiamo parlando di qualche manciata di milioni, ma stiamo parlando, si può ipotizzare, di alcuni miliardi. Questo è quello che il ministro Giorgetti ha portato all'approvazione e il Consiglio dei ministri ha saggiamente approvato".

Il governo colpisce i "bankieri" - di Mario Seminerio

Il provvedimento, tenuto segreto fino all'ultimo, piomba sulle contrattazioni la mattina di martedì 8 agosto. Ed è inevitabile che, in previsione di un deprezzamento dei titoli bancari, si scateni l'ondata di vendite. L'impatto psicologico di questi annunci conta. E ruota intorno a poche espressioni chiave: "extraprofitti", che da quello che risulta alle ricostruzioni lo staff di Giorgetti aveva invitato a non usare; "40 per cento di prelievo"; "stiamo parlando di alcuni miliardi". Pesa anche l'idea che nell'Unione Europea un governo possa, dall'oggi al domani, nazionalizzare quasi la metà dei profitti – giusti o sbagliati che siano – di qualunque impresa privata. Come accadrebbe sotto un regime autoritario. Senza alcuna contrattazione tra le parti. E, soprattutto, senza provare a immaginare percorsi virtuosi che, magari attraverso la detassazione dei margini reinvestiti, possano indurre le banche stesse a rimettere in circolo quel denaro a costi agevolati per imprese e famiglie.

L'assenza di Meloni e Giorgetti

L'assenza della premier Giorgia Meloni e del ministro Giorgetti, che hanno rinunciato a spiegare di persona un provvedimento così severo, non premia certo l'immagine del governo e dell'Italia all'estero. "Una tassa sbagliata tecnicamente – dice al Corriere della sera Francesco Giavazzi, professore di Economia all'Università Bocconi – perché distorce l'allocazione del credito e, dal punto di vista della comunicazione, poco rispettosa degli investitori internazionali, di cui abbiamo bisogno come il pane". La comunicazione, appunto. E poi le conseguenze, come il possibile minor investimento in buoni del tesoro attraverso i margini di interesse maturati dalle banche: "Per gli istituti di credito sarà meno conveniente investire in titoli di Stato, la cui domanda scenderà proprio nel momento in cui vengono meno gli acquisti da parte della Bce. È un autogol", sostiene il professore della Bocconi.

Meloni: tassiamo un margine ingiusto

Non solo. Nessun investitore, grande o piccolo che sia, italiano o straniero, si aspetta di perdere il 10 per cento del valore dei suoi investimenti, nel giro di una notte, perché ha parlato un ministro. Comunque l'allarme è per il momento rientrato, grazie all'intervento di Giorgetti che, nel governo, ha assunto anche il ruolo saggio del fratello maggiore. Insomma, di quello che dice di conoscere la materia.

Il successivo comunicato, diffuso dal suo ministero la sera di martedì 8 agosto dopo il crollo in borsa, fa infatti risalire il valore delle azioni. "La misura – precisa l'ufficio di Giorgetti – ai fini della salvaguardia della stabilità degli istituti bancari, prevede anche un tetto massimo per il contributo che non può superare lo 0,1 per cento del totale dell'attivo". È il contrordine compagni, come nelle migliori vignette di Giovannino Guareschi. E l'equità sociale? Se ne riparla a settembre. Resta però l'eco del tonfo, poi recuperato, di martedì mattina: 9 miliardi bruciati in poche ore. Dividendoli per le duecentosessantaquattro parole di Matteo Salvini nel suo annuncio, fanno 34 milioni e 90 mila euro persi per ogni parola pronunciata. Un avvertimento al governo su quanto sia delicato comunicare notizie che possono scuotere i mercati.

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